I padroni di Washington sono furibondi con Meloni e Nordio per la fuga della spia russa da Milano: adesso arrivano a pretendere chiarimenti, trattandoci come una provincia dell’impero

Estratto dell’articolo di Paolo Mastrolilli per “la Repubblica”

«Vi riferiamo alle autorità italiane, per qualsiasi informazione sul cittadino russo sfuggito agli arresti domiciliari. Quanto alle domande relative ad un possibile coordinamento o cooperazione con le autorità di contrasto degli Stati Uniti, vi rimandiamo al Dipartimento della Giustizia e all’Fbi », per atti che comunque non vengono smentiti.

Questo commento ufficiale di un portavoce del dipartimento di Stato arriva in risposta ad una richiesta di Repubblica sul caso di Artem Uss, ma non è difficile interpretarlo anche come un segnale inviato a Roma.

Washington è sorpresa, oltre che irritata, perché nel pieno dell’invasione ucraina abbiamo lasciato scappare il figlio di un politico russo, incriminato per l’aggiramento delle sanzioni internazionali. Quindi a sua volta si rivolgerà presto alle autorità italiane, per avere chiarimenti sulla fuga.

I fronti su cui gli americani vorranno spiegazioni sono presumibilmente due: quello giudiziario, per capire come sia stato possibile che Uss non fosse sottoposto ad una vigilanza più attenta in attesa dell’estradizione; e quello del comparto intelligence, per verificare se ha avuto l’aiuto dei servizi segreti di Mosca allo scopo di organizzare e mettere in pratica il piano per scappare.

Uss era stato incriminato il 19 ottobre del 2022 dallo U.S. Attorney’s Office presso l’Eastern District of New York, insieme ad altre sette persone. Nel comunicato ufficiale si legge che […] le accuse sono state formalizzate da Breon Peace, United States Attorney for the Eastern District of New York; Michael J. Driscoll, Assistant Director- in-Charge, Federal Bureau ofInvestigation, New York Field Office (FBI); Jonathan Carson, Special Agent-in-Charge, U.S. Department of Commerce’s Office of Export Enforcement, New York Field Office; e Andrew Adams, direttore della Task Force KleptoCapture.

In sostanza tutte le agenzie americane più importanti per il contrasto di questi reati, che sono assai pericolosi: «Gli imputati erano promotori criminali per gli oligarchi, orchestrando un piano complesso per ottenere illegalmente tecnologia militare statunitense e petrolio sanzionato venezuelano, attraverso una miriade di transazioni che coinvolgono società di comodo e criptovaluta.

I loro sforzi hanno minato la sicurezza, la stabilità economica e lo stato di diritto in tutto il mondo. Continueremo a indagare, contrastare e perseguire coloro che alimentano la brutale guerra della Russia in Ucraina, eludono le sanzioni e perpetuano l’economia oscura del riciclaggio di denaro transnazionale ».

Quindi segue un’annotazione che oggi appare paradossale: «Schemi criminali complessi come questo richiedono un coordinamento e una collaborazione prolungati tra le forze dell’ordine federali e i partner internazionali». Ossia l’aiuto che l’Italia aveva dato per Uss, con l’arresto e l’estradizione, fino a quando ce lo siamo fatti scappare. […]

La richiesta di chiarimenti non sarebbe ancora arrivata, ma gli addetti ai lavori la danno per scontata. Presumibilmente riguarderà il ministero della Giustizia, attraverso i canali con gli omologhi del Department of Justice e l’Fbi, per capire come abbiamo lasciato scappare un soggetto incriminato per gravi reati e destinato all’estradizione, nonostante le segnalazioni scritte da Washington sul rischio di fuga. È probabile però che venga coinvolta anche l’intelligence, per sgominare la rete dei servizi russi che potrebbe aver organizzato il colpo.

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