“Come i ricchi e le multinazionali manipolano il web” Un’inchiesta choc pubblicata dal quotidiano di Maurizio Belpietrosvela un lato oscuro di internet

di Gabriele Angelini per IlParagone

Al giorno d’oggi è anche possibile – e in alcuni casi necessario, a quanto pare – pagare fior di quattrini ad aziende specializzate per far ripulire la propria immagine da internet. Quando lo si fa, e se lo si fa, c’è ovviamente un motivo. La paura che si scoprano gli alatrini, o gli scheletri nell’armadio. E se lo fa un qualunque cittadino, poco male. Ma se lo fa una grande aziende per ripulire l’immagine del proprio Ad, allora c’è da drizzare le antenne. E le antenne le ha infatti drizzate Gianluca Paolucci de La Verità che ha scritto un articolo per mettere tutti a conoscenza del fatto che anche il colosso Arcelor Mittal avrebbe pagato decine di migliaia di euro a un’agenzia specializzata che avrebbe “ripulito” l’immagine dell’ad Lucia Morselli. E, a quanto pare, anche in maniera fraudolenta e per di più in un frangente molto delicato, ossia quando trattava con il governo Conte l’ingresso dello Stato nel capitale dell’ex Ilva, e la conferma della stessa Morselli alla guida del principale gruppo siderurgico italiano. Ma riavvolgiamo il nastro e facciamo chiarezza su come funziona il sistema scoperto da un’inchiesta denominata “StoryKiller”.

All’epoca, come ormai da sempre, la situazione dello stabilimento era già decisamente critica, sia per la scarsa disponibilità finanziaria sia per i ritardi di pagamento verso i fornitori. E con il personale in agitazione. Stando a quanto scrive Paolucci su La Verità (e ripreso tra gli altri da Dagospia), tra il giugno 2020 e il gennaio 2021 Arcelor Mittal Italia spa avrebbe pagato almeno 80.000 euro “per far rimuovere dal Web o deindicizzare dai motori di ricerca articoli sulla gestione dell’ex Ilva e sull’operato della Morselli”. L’opera di “ripulitura” si sarebbe concentrata soprattutto sugli articoli inerenti la gestione dell’ex Ilva di Taranto. Ma cosa avrebbero fatto gli esperti ingaggiati dal gruppo siderurgico? Avrebbero operato con la rimozione o deindicizzazione anche di articoli relativi a note dei sindacati o ai problemi delle aziende dell’indotto. Uno stratagemma ormai utilizzato da molti. Una banca svizzera che ricicla denaro, un magnate turco accusato di aver assunto un sicario per uccidere un socio in affari, un venezuelano che smercia opere d’arte evadendo le tasse, e il proprietario di una baraccopoli che sfrutta proprietà abbandonate. Tutti hanno una cosa in comune: Eliminalia. Lo slogan dell’azienda è “Cancelliamo il tuo passato” per “ricostruire il tuo futuro”.

La Verità ha esaminato i dati dell’inchiesta “Storykiller, un progetto internazionale sulle attività di una agenzia specializzata denominata appunto Eliminalia coordinato dal consorzio giornalistico Occrp e per l’Italia da Irpimedia1.400 clienti in tutto. Non solo Arcelor Mittal, ma anche bancarottieri, gente accusata di riciclaggio, frode e sfruttamento della prostituzione. Se un articolo scomodo viene accuratamente deindicizzato, risulta praticamente impossibile trovarlo. Ormai l’industria delle reputazione è un mercato che gioca ad alti livelli, capace di modellare benissimo il web. E questo fanno i professionisti di Eliminalia, ripuliscono, lavando via le macchie dei loro clienti. Scrive Paolucci: “Una volta individuato l’articolo sgradito al cliente, veniva contatta la testata con una mail dai contenuti standard e dal tono minatorio, facendo riferimento a presunte violazioni del copyright o della normativa sul diritto all’oblio anche in caso di articoli relativi a vicende di stretta attualità. In calce, il riferimento fraudolento a un ufficio della Commissione europea”.

Un altro metodo consiste nel richiedere la deindicizzazione direttamente a Google, spacciandosi per delegati di gruppi editoriali o testate giornalistiche chiedendo la rimozione di articoli di altre testate accusati di aver copiato dei contenuti. Tra le chiavi di ricerca per individuare gli articoli che sarebbero stati rimossi per conto di Arcelor Mittal figurano: “Lucia Morselli denuncia”, “Lucia Morselli pagando”, “Lucia Morselli inchiesta”, “Lucia Morselli crisi”, “Lucia Morselli Emiliano”, “Lucia Morselli arbitrariamente”. Tutto questo subito dopo che l’allora ex premier Conte annunciava il possibile ingresso dello Stato nell’ex Ilva. Ma un rapporto di Kpmg per conto del governo scoprì criticità serie sul bilancio, tanto che la società non avrebbe potuto far fronte agli impegni sia nel rimborso del debito verso Ilva che per quanto riguarda gli investimenti previsti. E qui c’è il colpo di scena…

Molti sono passati per società terze

Nonostante le criticità, però, il 10 dicembre, Invitalia firma l’accordo per entrare nel capitale di Acciaierie d’Italia. E chi c’era in quel periodo alla guida di Invitalia? Sì, proprio lui: Domenico Arcuri, il supercomissario scelto da Conte per gestire la pandemia. Quell’Arcuri poi travolto da diversi scandali, tra mascherine e banchi a rotelle. “Piccola” nota a margine: a oggi lo Stato ha iniettato oltre un miliardo di euro nell’ex Ilva guidata da… Lucia Morselli. Questo è solo un esempio, perché come scrive anche Fanpage tutto il marcio di Eliminalia è venuto a galla grazie a un lavoro corale, l’azione coordinata da Forbiden Stories ha mostrato che l’azienda ha lavorato per 1.500 clienti provenienti da circa 50 Paesi. “Tra gli italiani che si sono rivolti all’azienda ci sono soprattutto contabili, manager, avvocati e imprenditori. Molti non si sono rivolti direttamente a Eliminalia, ma sono passati per società terze che lavoravano o hanno collaborato con l’azienda principale”.

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