“Dopo quella sera è stata una tragedia” Processo a Ciro Grillo, prosegue il racconto della madre della presunta vittima, con particolari che, se confermati, inguaiano per davvero il figlio del burattino a 5 stelle

La donna racconta dei disturbi patiti dalla figlia dopo la notte incriminata: “Non è più la stessa. La sera non riesce più a dormire con le luci spente”

Ciro Grillo, nel processo che lo vede alla sbarra per stupro insieme a Francesco Corsiglia, Vittorio Lauria ed Edoardo Capitta, parla la mamma della giovane che li ha denunciato: “Mia figlia non è più la stessa. La sera non riesce più a dormire con le luci spente”

IL PROCESSO – L’episodio risale alla notte tra il 16 e il 17 luglio del 2019. Ed è nella villa di Beppe Grillo in Costa Smeralda che sarebbe avvenuta la presunta violenza ai danni della studentessa italo norvegese, Silvia, giunta lì insieme all’amica Roberta. Il gruppo le aveva conosciute al Billionaire poco prima, convicendole a passare ancora qualche ora insieme. Silvia li denunciò per violenza sessuale, sostenendo di essere stata stuprata prima da Francesco, e poi, in gruppo, dagli altri, mentre Roberta dormiva sul divano. Ma per gli imputati tutto ciò che accadde fu consenziente. Sui telefonini dei ragazzi c’erano foto e video dell’accaduto, al centro delle due opposte versioni.

MIA FIGLIA È CAMBIATA – Al processo di Tempio parla ora la madre della ragazza. La donna rivela che Silvia soffre da quella notte di una grossa crisi psicologica, vive all’estero ed è affetta da disturbi alimentari: “Dopo i fatti mia figlia era una persona diversa. Un corpo che camminava. Da quella sera è iniziato un periodo di tragedia. Mia figlia mi ha detto: ‘mamma sono stufa di sentire il mio respiro’”. E aggiunge che “non è più la stessa. La sera non riesce più a dormire con le luci spente”.

I TESTIMONI – Sono state rinviate invece le deposizioni di due persone. Il primo, Alex, amico ed ex compagno di scuola di Silvia, raccontò ai carabinieri di averla trovata sconvolta dopo la notte a casa di Ciro: “C’era qualcosa che non voleva raccontare…Le ho chiesto se potevo fare qualcosa. Vuoi che vada a menarli? le ho detto. Ma lei mi ha detto che non era necessario e ha cercato di sminuire l’episodio, era evidente che si vergognava…”. La seconda testimone è Adelaide, altra amica della giovane, che riferì a verbale di alcuni lividi visti su alcune foto che Silvia le aveva inviato a poche ore dall’accaduto: “Ricordo alcune foto in reggiseno davanti a uno specchio in cui si vedevano chiaramente alcuni lividi… ricordo che mi scrisse di avvertire ancora dolori… Ma non ho né il messaggio né le foto perché Snapchat li cancella subito dopo averli visti”.

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