Ripristino accise, la protesta degli italiani contro la decisione del governo: anche oggi registrati aumenti vergognosi da parte dei soliti indecenti speculatori

prezzi dei carburanti continuano a salire, completando il quadro di “recepimento del nuovo livello di accise, scattato dal primo gennaio”. Questo quanto emerge dall’analisi odierna messa a punto da ’Quotidiano energia’.

Dopo il diesel, ora tocca alla benzina servita oltrepassare i 2 euro al litro; oggi infatti ci si avvicina, sfiorando la soglia. In particolare – in base all’elaborazione di ‘Quotidiano energia’ sui dati comunicati dai gestori all’Osservaprezzi del ministero delle Imprese e del made in Italy – il prezzo medio nazionale della benzina in modalità self è 1,814 euro al litro; il prezzo medio del diesel self è a 1,875 euro al litro. Per quanto riguarda la modalità con il servizio, per la benzina il prezzo medio è 1,955 euro al litro; la media del diesel servito è 2,016 euro al litro. I prezzi praticati del Gpl si posizionano tra 0,799 e 0,811 euro al litro. Il prezzo medio del metano auto si colloca tra 2,301 e 2,619 al kg.

E sul caro carburanti è intervenuto il ministro Pichetto Fratin: “Il prezzo a 2 euro è frutto di una speculazioni. Se i rialzi dovessero essere strutturali – aggiunge – il governo è pronto a intervenire di nuovo”. Insomma l’esecutivo è pronto ad intervenire nel caso in cui il costo della benzina dovesse superare il livello di guardia in modo costante.

Giorgia Meloni ha aumentato il prezzo della benzina? Il 31 dicembre centinaia di migliaia di automobilisti si sono messi in coda ai distributori automatici di tutta Italia per fare il pieno di carburante. L’ultimo giorno del 2022, infatti, è coinciso con l’ultimo giorno dello sconto sulle accise. Così, dopo mesi e mesi di riduzioni sul costo dei carburanti, si torna al prezzo pieno. Non è la prima volta per il governo Meloni, tra l’altro, visto che a fine novembre già una parte delle accise erano state ripristinate. Ma quindi è colpa della presidente del Consiglio e del suo esecutivo se il prezzo di diesel e benzina è aumentato? Facciamo un passo indietro.

La decisione di tagliare le accise – che sono delle imposte calibrate su un litro di carburante e inserite in diverse fasi della storia italiana – è stata del governo Draghi, che dalla primavera scorsa ha ridotto di 25 centesimi le accise sui carburanti. Poi la misura è stata prorogata nel tempo, si è arrivati oltre i trenta centesimi tra decreti successivi e l’Iva tagliata di conseguenza. Fatto sta che il governo Draghi ha lasciato in eredità uno sconto attivo sul prezzo della benzina e del diesel di circa 35 centesimi in vigore fino al 18 novembre.

Il governo Meloni, fin dal suo insediamento, è sembrato molto dubbioso sul destino della misura. Si tratta di un provvedimento molto costoso per le casse dello Stato – si stima che siano stati spesi circa 7 miliardi di euro per coprire lo sconto da marzo a dicembre – e il prezzo del greggio è sceso rispetto ai picchi che hanno costretto Draghi a inserire lo sconto sulle accise. Perciò il governo prima ha detto che avrebbe prolungato il taglio fino a fine anno, poi ci ha ripensato dividendo in due tranche il ritorno alla normalità. Dal primo dicembre lo sconto è diventato di 15 centesimi sul litro, dal primo gennaio è stato azzerato del tutto.

La decisione del governo sta facendo molto discutere – e scatenando ironia e critiche degli avversari politici – poiché Giorgia Meloni è sempre stata la prima a promettere di eliminare le accise sui carburanti, con tanto di video iconici da campagna elettorale. E ora, invece, trovandosi al governo, la presidente del Consiglio ha deciso non solo di non tagliarle, ma di ripristinare anche le imposte così com’erano fino a qualche mese fa. Il problema, tra l’altro, riguarda gran parte del governo, visto che il taglio delle accise è anche uno dei tanti cavalli di battaglia di Matteo Salvini.

Insomma, il governo Meloni ha sostanzialmente alzato il prezzo della benzina e del diesel, cancellando dei tagli alle accise fatti negli ultimi mesi. C’è da dire che i carburanti sono arrivati al minimo storico nell’ultimo anno e mezzo, ma l’aumento – che nel risultato finale è di circa 18 centesimi – si fa sentire alle pompe di benzina. E le promesse passate pesano come macigni, nel silenzio del governo.

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