“Con quei titoli al massimo può fare uno stage” Gigino Di Maio e l’umiliazione finale: i suoi ex compagni di partito a Bruxelles schierati contro la sua nomina

La candidatura di Luigi Di Maio a Inviato speciale per l’Ue nel Golfo Persico fa ancora discutere. Questa volta però i parlamentari passano dalle parole ai fatti. Ed ecco che Piernicola Pedicini (Verdi/Alleanza Libera Europea), Ignazio Corrao (Verdi/Alleanza Libera Europea) e Rosa D’Amato (Movimento 5 Stelle) si rivolgono direttamente al Consiglio dell’Unione europea. Nella giornata di lunedì 5 dicembre i tre eurodeputati hanno presentato un’interrogazione che ha subito riscosso grande successo tra Verdi, Socialisti, Liberali e Gruppo Misto.

“Perché – si chiedono i tre eurodeputati – una persona come Di Maio, che avrebbe a malapena i titoli per uno stage, dovrebbe rappresentarci in un’area strategica come quella del Golfo?”. Una nomina per la quale l’ultima parola sarebbe spettata all’Alto rappresentante Ue Josep Borrell, che avrebbe però deciso di passare la palla al Consiglio, in seguito alle polemiche a indiscrezione diffusa. “Non sono chiare le dinamiche che hanno portato a proporre un nome sprovvisto di credibilità, titolo di studio e competenze specifiche – rincara la dose Pedicini – ma è evidente che ci siano ragioni di bottega che risalgono all’esperienza Draghi. Un patto da Prima Repubblica, probabilmente il prezzo pagato per il tentativo, miseramente fallito, di affossare Conte e il M5S. Senza alcun requisito, l’ex capo grillino si potrebbe ritrovare a scalzare candidati che, a differenza sua, vantano lauree, titoli, competenze acquisite sul campo, conoscenza delle lingue straniere e anni di esperienze diplomatiche”.

E ancora: “Sarebbe l’esempio peggiore, l’ennesimo, che può dare il nostro Paese agli occhi del mondo intero, oltre che a quelli di tantissimi ragazzi che credono nella meritocrazia e, per questo, fanno sacrifici enormi per maturare una formazione adeguata con la speranza di avere successo nel mercato del lavoro”. Anche all’estero la possibilità che l’ex ministro degli Esteri potesse ottenere l’ambita poltrona ha creato malumori. Il quotidiano francese Le Monde parlava di critiche all’inglese del fu Cinque Stelle e alla sua credibilità.

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