Pos e contante, Giuseppe Conte gioca a fare il fenomeno: cosa e’ arrivato a dire il santo protettore dei fancazzisti del reddito

ROMA – È la bocciatura della Corte dei Conti a fare da leva alle proteste delle opposizioni contro il governo sullo stop alle multe per chi rifiuta di accettare pagamenti con il Pos sotto i 60 euro. Il presidente dei 5 Stelle Giuseppe Conte richiama l’incompatibilità con gli obiettivi del Pnrr contro l’evasione per accusare Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia di “una grave responsabilità che pagheremo negli anni futuri”. Anche il Pd punta il dito contro la premier Giorgia Meloni: “Ormai è chiaro, vuole sprecare l’occasione del Pnrr”.

L’impatto sul Piano di ripresa e resilienza è il gancio per andare in pressing, ma la partita si gioca con la legge di bilancio, che ospita la norma sul Pos. Il governo non ha ancora deciso se tenere il punto: “La trattativa con Bruxelles è ancora in corso”, spiegano fonti dell’esecutivo. La valutazione della Commissione europea è attesa nei prossimi giorni e a Palazzo Chigi si continua a ragionare sulla necessità di non forzare la mano. Anche perché, proseguono le stesse fonti, “non si può stressare una trattativa che è destinata a durare a lungo”. Il riferimento è alla volontà di mettere mano ai progetti del Piano, insomma impuntarsi anche sul Pos rischierebbe di vanificare un obiettivo decisamente più ampio e più importante. Allo stesso tempo, però, un dietrofront non comporterebbe solamente una correzione della manovra in Parlamento, dove i tempi per la conversione in legge sono risicati, ma anche ammettere che la norma, così come è stata scritta, va in controtendenza rispetto alla lotta all’evasione.

C’è anche un’altra valutazione che si sta facendo dentro la maggioranza nelle ultime ore: la cancellazione dell’articolo sulle mancate sanzioni per i pagamenti elettronici potrebbe essere la moneta di scambio con le opposizioni per evitare di scavallare la scadenza del 31 dicembre e finire in esercizio provvisorio. Lo schema recita grosso modo così: via la norma contestata in cambio della garanzia a non affossare la manovra con maratone infinite in commissione Bilancio, alla Camera, dove basterebbero anche poche ore di ostruzionismo per ritardare il passaggio del testo in aula e quindi l’approvazione. È il momento della verità rispetto all’esame del Senato che sarà ristretto e probabilmente blindato con il ricorso al voto di fiducia.

Quello che il governo vuole evitare è anche dare un messaggio contraddittorio all’Europa a fine anno, quando dovrà inviare la relazione sui 55 obiettivi semestrali del Pnrr. La norma sul Pos non solo vanificherebbe una milestone raggiunta a giugno dal governo Draghi, ma andrebbe in direzione opposta ad altri obiettivi, relativi sempre alla lotta all’evasione. Uno di questi dice che il gettito ottenuto dall’invio delle lettere di conformità, in pratica gli inviti ai contribuenti a rivedere le dichiarazioni, è stato superiore alle attese: al 21 novembre l’incasso era pari a quasi 2,7 miliardi contro i 2,4 indicati inizialmente come target. E sempre con Bruxelles si sta per aprire un altro confronto delicato, quello sull’Iva. “Dovremo andare a rivederla perché abbiamo tante anomalie, tante impostazioni che non sono in linea con le direttive comunitarie”, dice il viceministro dell’Economia Maurizio Leo. Anche per questo non si faranno le barricate sul Pos.  Ci vorranno invece “un paio di giorni” per avere risposte sull’ipotesi di una proroga al Superbonus

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