“Il problema di questo Paese è il comunismo delle vostre menti” La lezione di Sgarbi ai bimbominkia de La Sapienza che giocano agli antifascisti

Nell’ultima puntata di Non è l’arena, programma in onda su La7, c’è stato un dibattito molto acceso sulle recenti proteste all’università La Sapienza per il dibattito sul capitalismo contro cui si sono scagliati alcuni studenti. La rivolta è stata al centro della trasmissione, che ha raccolto diversi punti di vista per analizzare quanto accaduto. Ma le divergenze tra gli ospiti sono state tanto forti da far scoppiare il caos in studio in più di un’occasione.

A sbottare è stato Vittorio Sgarbi, che ha perso la pazienza di fronte alle esternazioni degli studenti che hanno difeso le proteste e hanno avanzato tesi ritenute discutibili. Il critico d’arte è stato interrotto poco dopo aver iniziato il suo ragionamento e perciò ha reagito in maniera stizzita: “Stai zitto, sto parlando io“. In collegamento le voci si erano sovrapposte e perciò una ragazza non ha perso l’occasione per imputare l’errore al suo interlocutore: “Sono donna…“.

Al di là della precisazione della studentessa, il ragionamento di Sgarbi è stato molto chiaro: come è possibile difendere a spada tratta la democrazia se si finisce per tentare di silenziare qualcuno in un luogo come quello dell’università? Un concetto che evidentemente andrebbe rivisto. “Il convegno non c’è stato, l’avete bloccato voi. Capezzone non ha parlato. La polizia non l’ha chiamata la Meloni ma la vostra rettore“, ha fatto notare il critico d’arte.

La sua visione però ha incontrato la contrarietà della studentessa, che subito dopo ha esposto la propria tesi: “Il convegno si è svolto regolarmente, ci sono anche le foto“. La discussione è andata avanti, con gli ospiti che via via hanno manifestato pensieri sempre più distanti. Ad esempio Sgarbi ha invitato a togliere dal tavolo il tema del fascismo, ritenuto ormai un argomento passato, e ha lanciato una bordata: “Il problema di questo Paese è il comunismo delle vostre menti“.

La studentessa ha sostenuto che legittimare l’uso della violenza all’interno di un luogo del sapere “è pericoloso“. Una presa di posizione che ha fatto scattare la reazione del giornalista Luca Telese, che ha accusato la ragazza di sembrare un revival degli anni ’70: “Ho frequentato quella stessa università. Non c’erano queste scene. Azione universitaria faceva i suoi convegni e non c’era muro contro muro per impedirgli di parlare“. E ha posto una domanda che ha incastrato la studentessa: “Ma se mentre un convegno vostro arrivava uno con lo striscione ‘fuori i comunisti dall’università’ e 200 persone dietro, voi che facevate? Li facevate entrare e offrivate il caffè? Non credo“.

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