Draghi e Mattarella erano d’accordo sin dal primo giorno! Studiato a tavolino il modo per farsi cacciare e recitare la parte della vittima contro i polli del Centrodestra

di Piero Sansonetti per Il Riformista

Nel centrodestra sono furiosi. Convinti che gli sia stata tesa una trappola. Bisogna capire da parte di chi. Del Pd, di Mattarella, di Draghi? E a che scopo? Solo per far ricadere sul centrodestra la colpa della crisi, scagionando un po’ il povero Conte, o invece perché in realtà a sinistra si voleva la crisi e si stavano preparando strategie elettorali che prevedevano che la destra si assumesse almeno in parte una responsabilità del patatrac di Draghi?

Vediamo di ricostruire le cose secondo la versione che circola ai vertici di Forza Italia. Prima del voto in Senato, la settimana scorsa, nel quale i 5 Stelle tolgono la fiducia a Draghi, ci sono varie telefonate tra i dirigenti del centrodestra e Draghi. In particolare si parlano Berlusconi e Draghi. E il capo di Forza Italia spiega al Presidente del Consiglio che il centrodestra di governo (come si chiama ora l’asse Berlusconi-Salvini) è pronto a sostenerlo “perinde ac cadaver” (detto gesuita molto caro a Draghi, che vuol dire: fino alla morte…) a una sola condizione: fuori i 5 Stelle che hanno fatto mancare la fiducia senza nessuna ragione e che chiaramente non offrono alcuna affidabilità.

Le fonti interne a Forza Italia, autorevolissime, dicono che Draghi non ebbe niente da obiettare. E questo suonò come un incoraggiamento per il centrodestra. Ancora martedì sera ci sarebbe stata una telefonata tra Draghi e Berlusconi. Che tra l’altro avrebbe convinto Draghi a riparare alla gaffe commessa la mattina convocando Letta e solo Letta (Enrico) a Palazzo Chigi. Telefonata molto distesa, nella quale Draghi avrebbe riferito a Berlusconi di essere stanco, provato dallo stress della politica e del suo teatro, e Berlusconi avrebbe insistito sulla necessità che Draghi restasse a Palazzo Chigi. Mercoledì, dopo l’intervento di Draghi in Senato (non molto apprezzato dal centrodestra per via di alcune stoccate soprattutto alla Lega ) Salvini e Berlusconi scrivono la famosa mozione di fiducia a Draghi che prevede l’esclusione dei contiani dal governo. Dopo averla scritta, telefonano prima a Mattarella e poi a Draghi, e la leggono all’uno e all’altro. Senza ricevere alcuna obiezione, o condanna, o richiesta di modifica. E così la presentano in Senato pensando che la crisi è risolta.

Qualche quarto d’ora dopo compare la mozione Casini, della quale nessuno ha parlato né a Forza Italia né alla Lega, che mette fuorigioco il centrodestra e rimette in gioco la pattuglia di Conte. Palazzo Chigi decide di mettere la fiducia sulla mozione Casini (cioè del centrosinistra, che probabilmente ha ottenuto il via libera da Conte) e di escludere la mozione di Forza Italia e della Lega. È a questo punto, spiegano a Forza Italia, che il centrodestra si trova con le spalle al muro e non può far altro che chiamarsi fuori. Sarebbe stato lo stesso Berlusconi a dare l’indicazione di non votare contro la mozione Casini ma di uscire dall’aula, permettendo in questo modo a Draghi di ottenere comunque la fiducia. Dicono i suoi che Berlusconi vedesse e continui a vedere molto bene la possibilità che Draghi prosegua la sua azione di governo. Tanto che ieri mattina aveva preparato i suoi deputati a intervenire nel dibattito sulla crisi, alla Camera, chiedendo a Draghi di andare avanti comunque, dato che il Parlamento gli aveva votato la fiducia. Dicono i berlusconiani che ancora ieri mattina esisteva uno spiraglio per salvare il governo. Ma che non c’è stato niente da fare perché Draghi ha deciso così.

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Naturalmente se questa ricostruzione non fosse drasticamente smentita sarebbe piuttosto grave. Davvero due personalità del peso e del calibro di Mattarella e Draghi erano informati delle mosse di Forza Italia e della Lega e non hanno fatto nulla per aprire una discussione con loro, lasciando anzi credere che non ci fossero problemi? Diciamo che questa crisi aperta dal “drammatico” episodio dell’avvocato Conte offeso a morte perché Grillo lo scavalcava nei rapporti con palazzo Chigi, e che non ha mai perso le caratteristiche della farsa, si chiuderebbe con un ulteriore elemento di commedia, con inversione di ruoli, bugie, trucchi trappole. Non sarebbe una bella cosa.
A meno che uno non dovesse addirittura sospettare che dietro le quinte si stia svolgendo un progetto politico, che passa per le elezioni, e che prevede l’utilizzo della figura di Draghi in funzione anti-destra. Anche questo è possibile. Non sarebbe la prima volta che un presidente della Repubblica entra a pieno titolo nella battaglia politica e si scorda per un momento di essere l’arbitro e non il centrattacco. Neanche questa, però, sarebbe una cosa bella.

Ma ora cosa succede nella destra, terremotata dalla crisi imprevista e non gradita? Ovviamente tutto si concentra nella battaglia elettorale. Probabilmente Forza Italia vedrebbe molto bene la modifica della legge elettorale e il ritorno al proporzionale. Perché in questo modo riconquisterebbe la sua indipendenza e probabilmente anche la sua centralità nel futuro parlamento. Nessuno sa che tipo di giochi, di alleanze, di bilanciamenti si realizzeranno nel futuro parlamento. E se ogni forza politica avesse la possibilità di giocare per sé in campagna elettorale, per studiare solo dopo le alleanze, tutto sarebbe più semplice, specialmente per i partiti più moderati (come Forza Italia e il Pd). Ma la legge elettorale a questo punto non può più essere cambiata. Specie da un parlamento sciolto. Quindi bisognerà fare le coalizioni e per il centrodestra la strada è scritta. Alleanza fra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Benissimo. Ed è anche probabile che questa alleanza avrà la maggioranza assoluta nel futuro parlamento.

Ma a quel punto che si fa? Meloni, capo del partito probabilmente più votato, sarà la candidata premier? Il problema non è tanto il dualismo e la competitività con Salvini, il problema è Berlusconi che tutto può accettare ma non Meloni premier. Non la considera capace, non la considera statista, la considera arrogante. Vuole trovare un’altra soluzione. Una via d’uscita sarebbe quella di presentare una lista unica con Salvini, perché questo consentirebbe ai due, forse, di diventare primo partito del centrodestra. Ma i sondaggi dicono che l’unificazione non conviene. Costerebbe ai due partiti circa il 5 per cento dei voti. Una quantità non sopportabile. E che comunque gli impedirebbe di essere primo partito. E allora?

Allora vedremo. Non c’è nessuna legge che dice che la coalizione che vince è obbligata a governare insieme. Nessuno impedisce a una parte di essa di allearsi con una parte dell’altra coalizione. Non è andata così dopo il 2018? Può succedere di nuovo. Una nuova versione di governo di unità nazionale senza 5 stelle? Può darsi. Con Draghi di nuovo in sella? È improbabile, a questo punto, ma niente è impossibile. Sullo sfondo di questo nervosismo e di questi movimenti, c’è l’incubo di tutti. La guerra. In Italia è avvenuto un fatto curioso: il centrosinistra è stato ed è più guerresco del centrodestra. In particolare del centrodestra di governo. La Meloni è schierata su posizioni più guerresche che può. Salvini molto meno. Berlusconi è convinto, dicono i suoi, che la guerra è stata una sciagura tremenda provocata dall’aggressività degli Ucraini e dalla sciagurato errore di Putin. Gli ucraini hanno in tutti i modi vessato il Donbass, provocando migliaia e migliaia di morti.

Hanno spinto la popolazione filorussa a chiedere l’aiuto di Putin. Il quale ha sbagliato tutti i calcoli, politici e militari: ha pensato che l’invincibile armata rossa sarebbe arrivata a Kiev in una settimana e tutto sarebbe finito lì. Non aveva capito la realtà delle forze in campo. E non aveva previsto la compattezza dell’Europa e la durezza delle sanzioni economiche. Ora Putin è all’angolo. E può uscirne solo rafforzando la violenza militare. La situazione è pericolosissima e l’Europa non sembra in grado di intervenire e di svolgere una funzione di mediazione. Sa solo inviare armi. Ma inviare armi serve solo ad aumentare il numero die morti. E intanto gli Usa e la Nato riescono solo a gettare benzina sul fuoco.

C’entra qualcosa tutto questo con la crisi italiana? Sicuramente c’entra molto. Ormai la politica si combatte su base internazionale. Ed è difficile immaginare una soluzione dell’impasse italiana che non abbia qualche relazione con la crisi internazionale e anche con la guerra. Chissà se il centrodestra o il centrosinistra saranno in grado di prendersi sulle spalle questo problema. Per ora la crisi ha portato un solo vantaggio, indubbio: la scomparsa di Conte e la messa fuorigioco della sua pattuglia piena di Toninelli.

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