C’è una voce che gira nei Palazzi del potere a Roma. Luigi Di Maio, tra qualche mese, potrebbe entrare nel Pd. Uno scenario clamoroso, visto che una manciata di anni fa era proprio l’allora capo del Movimento 5 Stelle a gridare “mai con il partito di Bibbiano“. Oggi il ministro degli Esteri ha lasciato i 5 Stelle per fondare il suo progetto dichiaratamente centrista, Insieme per il futuro, “contro ogni populismo e sovranismo”. Una dichiarazione di intenti che è insieme uno schiaffo a Giuseppe Conte, capo dei 5 stelle, e un sorprendente allineamento con il Nazareno.
Di Maio nel Pd, dunque? Le chiacchiere sono arrivate all’orecchio di Enrico Letta. Sorprendentemente, però, il segretario dem non smentisce, e a Repubblica si limita a un molto diplomatico: “discorso prematuro“. Come dire, ne riparleremo tra qualche tempo. “Hanno fatto i loro gruppi parlamentari, hanno avviato il loro percorso”. E Conte? “Il concetto è che noi siamo il Pd, non scegliamo tra Conte e Di Maio, andiamo avanti sulla nostra strada e cerchiamo di tenere tutto“. Eccolo qua, il “campo largo” sognato da Letta che sta diventando sempre più un campo minato. “Nei mesi prossimi lanceremo un progetto per l’Italia, a conclusione del percorso delle agora’, che confronteremo con chi ci starà e sarà alleato con noi alle elezioni.” Quello che è accaduto nel M5s, comunque, “non cambia il progetto”. Comunque, assicura, “Draghi è più forte. Il passaggio parlamentare poteva mettere a rischio il governo e invece è uscito più forte”.
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“In un Paese normale – commenta sarcastico Carlo Calenda, leader di Azione e (molto) potenziale alleato di Letta – Di Maio dovrebbe dire: ‘vado a riflettere sui danni che ho fatto’. E invece ora rinnega il populismo e parla di competenza. Ma il problema principale non è lui, che non è credibile, ma quelli che gli vanno appresso. Da Letta che dice ‘la nostra funzione è fare il magnete’. Di chi? Di Conte e Di Maio? Dei rottami? Che progetto politico è? Da Beppe Sala che Di Maio voleva mandare in galera al tempo dell’Expo, e ora dice ‘Si è ravveduto, però io continuo a fare il sindaco di Milano, però intanto faccio ‘Italia c’è’?”.