“Invece di rispondere sapete solo insultare” Lo sfogo sacrosanto di Toni Capuozzo dopo gli attacchi in diretta a Quarta Repubblica

DIETRO LA LAVAGNA

Di Toni Capuozzo da Facebook
Ieri sera, nel collegamento con Quarta Repubblica, avevo alle spalle una vecchia lavagna, perchĆ© stavo in unā€™aula scolastica. Guardandola, mi tornava alla mente quella della mia classe elementare, e le volte che finivo per punizione nello stretto spazio tra il muro e la lavagna, cancellato al resto della classe. Castighi che non mi hanno indebolito, anzi.

Ci finisco quasi sempre, ancora oggi e di nuovo ieri sera, dietro a una lavagna. Come da bambino, non funziona: avrei bisogno di essere convinto, non aggredito. E avrei bisogno di quella lealtĆ , perfino nella punizione, che alla maestra mancava.
1) Capezzone ā€“ fortuna che mi stima, figurarsi se fosse il contrario ā€“ mi accusa di aver parlato di ā€œmessinscenaā€ sui massacri di Bucha. Sa che non ĆØ vero. Io ho posto domande e sollevato perplessitĆ  sui morti ripresi per strada, non sulle 300 e piĆ¹ vittime ritrovate nelle fosse comuni. Sa che ho posto delle domande: forse irriguardose, forse piĆ¹ scomode di quelle che lui pone alla viceministro ucraina. Come mai quei morti, che addirittura sarebbero rimasti sullā€™asfalto per tre settimane, non erano stati sepolti?

Come mai il Corriere della Sera non aveva rivolto questa domanda al becchino di Bucha? Come mai nessuno ci aveva detto dellā€™operazione di bonifica della squadra speciale ucraina chiamata Safari? Come mai accanto ai poveri corpi mai sangue, nĆ© bossoli ? Come mai alcuni corpi avevano accanto razioni alimentari russe, e qualche volta dei bracciali bianchi?

A queste e molte altre domande non ĆØ mai stata data risposta.
2) Matteo Renzi, con piĆ¹ gentilezza di Capezzone, mi attribuisce ā€œneutralitĆ ā€. Non lā€™ho mai detto. Ho detto che mi sarebbe piaciuto che lā€™Italia si ricavasse un ruolo di mediatore, pur ovviamente condannando lā€™invasione, ma lasciando che a dare le armi fossero altri, come fanno senza lesinare americani e inglesi. Armi e mediazioni insieme, ĆØ difficile.
3) La viceministra ucraina non ha risposto alle due domande due che le avevo posto, sulla legge di confisca beni e sul monito ai giornalisti che intendessero raccontare lā€™altra faccia della medaglia.
Detto questo, sto meglio dietro la lavagna che sui banchi di unā€™informazione che ha impiegato giorni a chiamare ā€œresaā€ quella dellā€™Azovstal, perchĆ© ā€œevacuazioneā€ suonava meglio agli occhi della propaganda. Per essere convinto senza insulti, slealtĆ , castighi, avrei bisogno di risposta ad altre domande, sulla corsa agli armamenti, sulla giustizia di guerra di entrambe le parti, sulle pachidermiche lentezze dellā€™Unione europea e sulla sveltezza della Nato.

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Per essere chiaro amo lā€™Occidente, e ho sofferto la sconfitta afghana, pagata dalle donne. Ma non riesco a vedere dove ci porta questa nuova avventura, dopo quel disastro e i disastri libici e iracheni, somali e balcanici. Salvata lā€™Ucraina dalla resa (grazie agli ucraini e alle armi e alla intelligence americane), libera Kiev e libero Zelenskj e i suoi, non sarebbe ora di negoziare?

O pensate sia troppo presto, che Putin non sia abbastanza umiliato e punito ? Il libro dei sogni prevede che Putin si ravveda, ritiri le truppe alla casella di partenza e lā€™Ucraina possa liberamente dedicarsi alla guerra civile del Donbass, iniziata nel 2014. Siccome non succede, quanta guerra ancora?

Avanti Crimea, direbbero Capezzone e la viceministra, imbarazzata dalle feroci domande dellā€™onorevole.

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