Lo spettacolo indegno di Zingaretti, Conte e Gualtieri che dalla tribuna applaudono Djokovic vincitore degli Internazionali dopo averlo insultato per mesi. Non conoscono la vergogna

di Andrea Zambrano per La nuova bq

Il contrappasso dantesco dei vertici sportivi e politici italiani in piedi ad applaudire il re della terra rossa Novak Djokovic dopo la sesta vittoria agli Internazionali di tennis di Roma. Avevano indirizzato a “Nole” i peggiori epiteti quando, da non vaccinato, chiedeva di giocare gli Open d’Australia. Come Zingaretti che parlĆ² di “schifo”. Ora deve inchinarsi di fronte alla sua battaglia di libertĆ .

Vedere i vertici dello sport italiano e gli amministratori di Roma e della Regione Lazio, tutti targati Pd, in piedi ad applaudire il numero uno al mondo Novak Djokovic ha un non so che di dantesco. Nel senso che deve essere stato un bel contrappasso quello vissuto da MalagĆ² & company, ma anche per diversi politici, i quali a febbraio avevano contestato la sua battaglia no vax ai tempi degli Open dā€™Australia.

Il presidente del Coni disse che la Ā«presenza di Djokovic a Roma ĆØ un messaggio sbagliatoĀ» mentre Nino Cartabellotta della Fondazione Gimbe, che non si capisce bene da chi abbia mai ricevuto lā€™investitura di essere lā€™oracolo sui dati e i numeri del covid, si spinse addirittura a dire che la battaglia del campione serbo di non vaccinarsi e Ā«pretendereĀ» di giocare era sbagliata dato che Ā«le evidenze scientifiche ci dicono che a causa del long covid molti sportivi non possono riprendere lā€™attivitĆ Ā». Semmai, sta succedendo ā€“ e accade tuttā€™ora ā€“ un altro fenomeno inquietante, quello delle miocarditi da vaccino che stanno letteralmente funestando atleti professionisti e no, ma questo non interessava allora mentre oggi che ci sono ormai sufficienti prove, si fa finta di nulla.

Anche il mondo politico si era esposto nella foga da tweet compulsivo a cominciare dal governatore laziale ZIngaretti: ai tempi della deroga concessa in gennaio (poi venne espulso) Nicola Zingaretti se ne uscƬ dicendo che “la deroga agli Australian Open per Djokovic ĆØ uno schifo. Un pessimo privilegio e uno schiaffo in faccia a chi lotta contro il covid”. Cinque mesi dopo era in piedi sulla tribuna del Foro italico ad applaudirlo come nulla fosse.
Il forzista Gasparri auspicava che Djokovic se ne rimanesse a casa perchĆ© un campione ĆØ tale quando rispetta le regole. Parole a vanvera nel circo mediatico, ma parole che come sempre influenzavano lā€™opinione pubblica.

Come si sa Nole non partecipĆ² agli Open, ma invece ha partecipato oggi agli Internazionali di Roma, vincendoli, anzi, stravincendoli dato che il 6-0 7-6 inflitto al greco Tsisipas non lascia adito a dubbi: il numero uno del tennis mondiale, ĆØ ancora lui. Anche se non vaccinato.

Cadono dunque tutti i costrutti mentali degli opinion maker di casa nostra e cade anche lo sciagurato sillogismo del premier Draghi (ā€œnon ti vaccini, ti ammali, muoriā€) che oggi Djokovic potrebbe a buon diritto ribattezzare cosƬ: Ā«Non ti vaccini, non ti ammali, vinciĀ».

Che lezione ai parrucconi della maggioranza di governo che mentre si auguravano la fine della carriera del tennista serbo hanno proibito le attivitĆ  sportive per tutti quegli adolescenti over 12 anni che non sono vaccinati.

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E che lezione di gioco anche a chi ormai fa della vittoria o della sconfitta in una qualunque competizione una faccenda politica. Djokovic vinceva gli internazionali Bnl di Roma proprio mentre a Torino veniva incoronata vincitrice dellā€™Eurovision song contest una band ucraina che se non ci fosse stata la guerra avrebbe probabilmente trascorso nellā€™anonimato internazionale il resto dei suoi giorni. Insomma: cā€™ĆØ chi vince per ideologia e chi vince sul campo sudando sulla terra rossa.

Il sonoro cappotto inflitto al nostro establishment sportivo dal numero uno del tennis mondiale che ha saputo sfidare le minacce che lo hanno tormentato ingiustamente ci consegna anche unā€™altra veritĆ  della quale dobbiamo tenere ormai conto: anche lo sport ĆØ legato a doppio filo con la politica, in un rapporto di vassallaggio. Ed ĆØ lo stesso vassallaggio che fa piegare la testa delle autoritĆ  sportive di fronte all’ignobile pretesa di escludere gli atleti russi dalle competizioni sportive. Per far vincere, lā€™Eurovision insegna, magari, proprio gli ucraini.

Insomma: Djokovic ci insegna che nello sport ĆØ il migliore che deve vincere non quello piĆ¹ in sintonia col potere politico. Per usare un linguaggio tennistico: game, set, match. Pee usare quello di Giulio Cesare: Djoko, Video, Vinco.

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