L’Europa è in mano a dei dilettanti: l’editoriale di Toni Capuozzo lo conferma. Invece di mandare armi avrebbe dovuto limitarsi a recitare il ruolo di pacificatore

LA SEDIA VUOTA DELL’EUROPA

Di Toni Capuozzo da Facebook
Potrei fare a memoria l’elenco degli ospedali bombardati che ho visto da vicino, e spesso bombardati da paesi e uniformi per bene. Conosco abbastanza le miserie delle guerre per riconoscere la stupidità delle armi intelligenti, la vergogna delle trappole – sparare per essere sparati – la macchina delle propagande, le fotografie simbolo, il cinismo dei danni collaterali: gli artiglieri non piangono sui loro sbagli, se sono sbagli. C’è un solo modo di opporvisi: far tacere le armi.
La cosa più importante, quando si negozia, è frenare l’acquisto all’ultimo minuto. Cioè le azioni militari che contribuiscono a sbilanciare a favore di una delle parti le trattative, e vengono pagate da chi muore sul campo. Allora è importante che oggi i due ministri degli esteri si parlino, ma appare evidente che manca una terza parte, in grado di mediare anche sul terreno, ad esempio organizzando e vigilando sui convogli di evacuazione, favorendo e controllando sospensioni del fuoco. Chi poteva essere la terza parte ? Le Nazioni Unite sono bloccate da veti e lentezza. Avrebbe potuto esserlo l’Europa, se non si fosse fatta parte attiva del conflitto, con l’invio di armi e le sanzioni. Non si tratta di equidistanza, nessuna confusione di ruoli tra aggressore e aggredito, nonostante il dibattito su come si sia arrivati all’invasione resti prezioso, come lezione. Si tratta di ricavarsi il ruolo che spetta a una comunità, quella europea, che dovrebbe fondare le sue politiche sul ripudio dei conflitti e sulle negoziazioni. Invece siamo scesi in trincea, e per di più solo simbolica. Li abbiamo adottati, gli ucraini che vogliono essere liberi, ma a distanza. L’unico paese che ci sta guadagnando sono gli Stati Uniti, paese per me caro, ma disastroso nelle sue politiche internazionali. Stavolta gli sta andando bene: è riuscito a mettere nell’angolo l’orso russo, e a logorarlo con la resistenza ucraina. Sì, lo ha spinto tra le braccia della Cina, ma non paga prezzo con le sanzioni, né con il fabbisogno energetico. Ha ravvivato una Nato stordita dall’Afghanistan, e ridotto a muta abbaiante l’Europa, incapace di una sua politica autonoma, lieta di essere unita come non mai, ma unita nell’impotenza. Ripeto, non si tratta di fare i Ponzio Pilato, di non indignarsi davanti alla morte di civili inermi. Si tratta di accompagnare l’Ucraina non a vendere cara la pelle – o, peggio a fare sì che sia l’Ucraina ad accompagnare noi in guerra- ma a una salvezza, con i suoi costi inevitabili (Crimea, Donbass, rinuncia alla Nato), e con i suoi meriti (il risparmio di vite umane, la sopravvivenza delle sue istituzioni, il ritorno dei profughi, la ricostruzione). E di lasciare a Putin l’eredità della sua prepotenza, tra sanzioni, costi umani del conflitto, dissenso interno: le vittorie mutilate e il silenzio delle armi per gli autocrati sono sempre più imbarazzanti del fragore della battaglia.

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1 comment
  1. ieri sera ho seguito un breve intervento del presidente Zelenky, parlando al suo popolo invitava a resistere e combattere etc etc, perché alla fine – a suo dire – ci sarà un corposo piano Marshall per l’Ucraina..

    a Zelensky interessa che i Russi facciano ancora un po di danni, poi concede loro le Regioni Donbass e neutralità, al grande attore al governo di fatto fanno gola i soldi che arriveranno, di certo non la vita dei suoi connazionali mandati allo sbaraglio contro un esercito più forte…

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