Si tratta di una notizia-bomba, come insegnano alle scuole di giornalismo: il “nuovo” Statuto del Movimento Cinque Stelle è stato sospeso e Giuseppe Conte non è più tecnicamente il leader del M5S.
Tutto inizia quando a ottobre scorso alcuni attivisti presentano un ricorso al tribunale di Napoli in protesta contro le novità introdotte ad agosto con l’arrivo dell’avvocato del popolo alla guida dei pentastellati. I giudici napoletani hanno deciso di sospendere in via cautelare le delibere del 3 e 5 agosto per “gravi vizi nel processo decisionale” interno al M5s, in particolare l’esclusione dalla votazione online di oltre un terzo degli iscritti. Esulta l’avvocato Borré che assiste i ricorrenti: “Il Movimento viene decapitato: ora siamo all’anno zero. Da Conte ai vice, sono state azzerate tutte le cariche del M5s. Ritorna in vigore il vecchio statuto, dunque bisogna nominare il comitato direttivo”.
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Si tratta dell’ennesima tegola per Conte nel giro di pochi giorni. Prima la debacle al Quirinale, con la bocciatura di Elisabetta Belloni poco dopo il suo annuncio televisivo dell’accordo sul nome di una donna. Poi la lite con Di Maio. E adesso la grana giudiziaria sullo statuto. Giuseppi ora non dovrà solo fare i conti con la faida interna tra “contiani”, “dimaiani” e “neutrali”. Non dovrà solo gestire un Luigi Di Maio sempre più orientato a portare avanti la sua “corrente”, soprattutto dopo le dimissioni dal Comitato di garanzia. Ma si ritroverà alla guida di un partito dilaniato senza avere la “legittimazione” formale del nuovo statuto. Il ministro degli Esteri ne approfitterà?