Marco Travaglio, ennesima condanna per diffamazione. La sua personale collezione si allunga: abbiamo perso il conto di quante volte sia uscito sconfitto da un tribunale

direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio è stato condannato per aver diffamato il 15 giugno 2018 il sindaco di Milano Giuseppe Sala in relazione ad alcune affermazioni del giornalista in una puntata di “Otto e mezzo” dopo che sul quotidiano era stato pubblicato un articolo su un finanziamento da 50mila euro per la campagna elettorale del 2016 dell’allora candidato del centrosinistra da parte del costruttore Luca Parnasi. Lo ha deciso il giudice della settima sezione penale del tribunale di Milano Marco Gallina che ha inflitto al giornalista, difeso dall’avvocato Caterina Malavenda, una multa di tremila euro.

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Travaglio era stato querelato da Sala, assistito dal legale Salvatore Scuto, e poi mandato a processo con decreto di citazione diretta a giudizio dal pm Francesca Crupi all’esito delle indagini. In particolare, il direttore del Fatto Quotidiano avrebbe insinuato Sala che avesse ricevuto nel 2016 un finanziamento illecito dal costruttore romano Luca Parnasi, poi coinvolto nella capitale in un’inchiesta sullo stadio della Roma che aveva toccato anche il Movimento 5 stelle.

«I soldi sono finiti ad altri: anche se nessun giornale ha scritto il nome di Sala, il nome di Sala è nelle carte: 50mila euro che ha preso da un costruttore che parlava con lui dello stadio del Milan in pieno conflitto di interessi e lo ringraziava dicendosi gratissimo con lui», aveva detto Travaglio intervenendo alla trasmissione “Otto e mezzo” del 15 giugno 2018. E quindi: «Perché chiedere le dimissioni di un sindaco che non prende soldi (riferendosi a Virginia Raggi) e non chiedere le dimissioni di un sindaco che prende soldi?».

Per la procura, il direttore del Fatto Quotidiano avrebbe però «insinuato e posto il dubbio che il finanziamento percepito da Sala – segnatamente da parte della madre di Luca Parnasi tramite il Pd – e regolarmente rendicontato nel corso della campagna elettorale 2016, fosse di natura illecita e finalizzato ad ottenere dei favori».

Il primo cittadino milanese, parte civile nel processo, era salito sul banco dei testimoni lo scorso 21 ottobre. “Ho incontrato Parnasi perché aveva ricevuto un incarico da parte del Milan per un’ipotesi di nuovo stadio – ha detto Sala -. La verità sta nei fatti, ossia che prima io e poi l’assessore Maran abbiamo chiuso la porta a questa ipotesi di realizzazione dello stadio nello scalo Farini”. E ancora: «Io parlo con tutti e poi ho la mia disciplina. Io questa persona l’ho incontrata una volta e mi ha finanziato in modo trasparente attraverso il Pd».

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