Sono tre i big di partito che prendono ordini direttamente da Draghi tradendo totalmente gli elettori: la buffonata del Quirinale li ha fatti uscire allo scoperto

Mario Draghi, i tre “infiltrati” nei partiti che hanno fallito: perché non è arrivato al Quirinale

La voce su Mario Draghi e sul suo desiderio di approdare al Quirinale per il post Mattarella si era diffusa ben prima dell’inizio delle votazioni. E pur non essendoci mai stata nessuna conferma da parte del presidente del Consiglio, tranne una frase sibillina – “sono un nonno al servizio delle istituzioni” -, in molti hanno finito per crederci. Stando a un retroscena del Giornale, il premier si sarebbe avvalso addirittura di un “tridente d’oro” per conquistare il Colle: tre ministri “infiltrati” nei partiti che potessero fargli da trampolino di lancio. Di chi si trattava? Giancarlo Giorgetti nella Lega, Lorenzo Guerini nel Pd e Luigi Di Maio, il più governista all’interno del M5s. 

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I tre ministri, però, non sono riusciti nell’impresa, visto che alla fine l’assemblea ha deciso di tornare sulla figura di Sergio Mattarella. Secondo Pasquale Napolitano del Giornale, i fedeli di Draghi avrebbero lavorato per mesi per consentire il trasloco dell’ex banchiere al Quirinale. La strada, però, si sarebbe rivelata difficile fin dall’inizio, con lo stesso Draghi che alla fine ha mediato per il Mattarella bis. Quand’è che sarebbe iniziata la partita del premier per arrivare al Colle? Un anno fa, dopo l’approdo a Palazzo Chigi. Draghi avrebbe pensato di poter fare un anno di governo prima del salto.  

“Lo sponsor numero uno, per l’operazione Draghi, è stato, fin dall’inizio, il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti”, scrive il Giornale. Di Maio invece sarebbe stato arruolato nel fronte pro Draghi il 21 dicembre scorso, alla conferenza degli ambasciatori, quando il premier stesso pronunciò parole di apprezzamento nei suoi confronti. Sia Giorgetti che Di Maio, però, si sono dovuti scontrare con i “no” dei loro leader. Uguale Guerini, che avrebbe combattuto contro le resistenze non solo di Letta, ma anche di Dario Franceschini e Andrea Orlando. Infine, a mettere definitivamente un punto al suo sogno sono stati anche e soprattutto l’incertezza sul governo e l’incubo delle elezioni anticipate.

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