La Spagna è il primo Stato Ue a cambiare la visione della pandemia: basta con la conta di contagi e ospedalizzazioni. “La tratteremo come un’influenza comune”
Di Alessandro Ferro per Il Giornale
La pandemia sta cambiando. Per questa ragione si cerca di cambiare il modo di vivere e convivere con il virus. È questa l’idea che circola in Spagna per voce del primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, che ha affermato come sia arrivato il momento di monitorare la pandemia in maniera diversa. “La Spagna mette a punto un sistema per monitorare il Covid come influenza comune”, titola il quotidiano El Pais. “Abbiamo le condizioni per aprire, gradualmente e con cutela, il dibattito a livello tecnico ed europeo, per iniziare a valutare l’evoluzione di questa malattia con parametri diversi da quelli che abbiamo fino ad ora”, ha affermato Sanchez in un’intervista alla radio Cadena Ser. Come si legge sul giornale spagnolo, I protocolli stanno diventando più permissivi e anche le restrizioni perchè la maggior parte di persone ormai hanno avuto contatti con virus e vaccini, li stanno proteggendo dalle forme gravi della malattia.
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Questa strategia è stata già pensata nell’estate 2020, all’indomani della prima tragica ondata di Covid-19 in tutto il mondo. Per ovvie ragioni, la Spagna non ha potuto attuarla (come nessun altro Paese al mondo) fino ad oggi. Un cambio di passo, però, è pronto. I responsabili del Centro per il Coordinamento delle Allerte e delle Emergenze Sanitarie (CCAES), quelli del Rapporto Allerte, dove sono rappresentati i tecnici di tutte le comunità autonome e quelli del Centro Nazionale di Epidemiologia (CNE) hanno in programma diversi incontri per discutere di questo cambiamento di filosofia: quando e come verrà attuato.
“Ora, data l’enorme trasmissibilità del covid, è una sfida molto grande rispettare rigorosamente i protocolli di sorveglianza universali, sta diventando impossibile”, spiega a El PaisAmparo Larrauri, capo del gruppo di sorveglianza per l’influenza e altri virus respiratori al CNE. “Infatti, i protocolli hanno già cominciato ad allentarsi e non sono più richiesti i test dei contatti diretti dei positivi se ad esempio non presentano sintomi”, sottolinea. “Di fronte a questa nuova realtà, stiamo lavorando al passaggio dalla sorveglianza universale a una sentinella di infezione respiratoria acuta lieve nelle scuole primarie e grave negli ospedali”.
È chiaro che non può essere cambiato tutto dall’oggi al domani. “Abbiamo impegni internazionali – relativi alla notifica di tutti i casi – e i sistemi sentinella devono essere consolidati”, conclude Larrauri.
Chi crede che sia un’influenza vaneggia. Si si tenete aperto fate diffondere la bio-arma .. e credete pure alla balla dell’influenza. Ah,ah,ah!
Omicron ha provocato ZERO morti ed immunizza, comunque il covid “kattivo” aveva una mortalità zerovirgola se il paziente era molto anziano e/o malato…
MA se CURATO, il covid, si riduceva alla mortalità di una banale influenza
Il fatto è che il Governo Italiano VIETAVA le CURE.
Il governo spagnolo HA PAURA di finire tutto quanto PROCESSATO e poi all’ERGASTOLO o GARROTATO
Il governo italiano sa di non avere nulla da temere: la gente crede ancora ai TG (!!!)
Non esiste alcuna immunità alla bio-arma. Sono stati censurati e minacciati ma all’inizio alcuni ricercatori hanno immediatamente identificato presenza di HIV-1 e HIV-2 nella bio-arma T4 che è questo virus. Non esiste immunità ad HIV. Non esiste cura per HIV da 40 anni. Tutti i vaccini che hanno creato hanno sempre sistematicamente fallito. Documentatevi invece di credere alle balle.
le cure per l hiv rendono economicamente di più rispetto ad un vaccino! documentati tu, invece di blaterare. e gli interessi delle aziende farmaceutiche sono i soldi!
https://www.jci.org/articles/view/138099
“CONCLUSION. These findings show that clones of HIV-1–infected cells producing virus can cause failure of ART to suppress viremia. The mechanisms involved in clonal expansion and persistence need to be defined to effectively target viremia and the HIV-1 reservoir.”
https://www.liebertpub.com/doi/10.1089/aid.2020.0180
“HIV type 2 (HIV-2) was first detected in humans in 19861 and infects over 1–2 million people, mainly in West Africa. However, it is also present in Europe, India, and the United States of America. HIV-2 presents slower disease progression, less virulence, and lower transmission rates than HIV type 1 (HIV-1).2 It has been classified into nine groups (A to I), and two recombinants (CRF01_AB and unique recombinant form),3 being A and B, the two major groups.
HIV-2 presents natural polymorphisms related to drug resistance (R-markers) fixed during viral evolution in the absence of antiretroviral therapy (ART). As consequence, HIV-2 is naturally resistant to non-nucleoside reverse transcriptase inhibitors (NNRTI), certain protease inhibitors (PI), and fusion inhibitor enfuvirtide.4–6 Antiretrovirals (ARV) have been designed for HIV-1, and there is limited information on HIV-2 ART in most guidelines. Although some studies concerning ARV susceptibility have been carried out in HIV-2,4–8 few are recent.9,10 Furthermore, studies in naive subjects are scarce and most do not distinguish between HIV-2 variants or only include one ARV family.
Online resistance interpretation programs are widely used by clinicians to infer ARV susceptibility from HIV-infected patient’s sequences and plan an effective ART regimen. Until recently, the only HIV-2 available tool for this purpose was HIV2EU Tool, which had not been updated since 2015. In 2020, Stanford launched HIVdb Program for HIV-2, still in beta version and under development.”