I “MACELLAI” DI BUCHA NON SONO MAI STATI IN UCRAINA
Dal profilo Twitter di Luigi De Biase
Quelli nella foto dovrebbero essere gli autori della strage di Bucha. La foto l’hanno pubblicata molti quotidiani martedƬ. Sono riuscito a parlare con due di loro. Vivono in Yakutia.
Hanno lasciato l’esercito da mesi. Non hanno mai messo piede in Ucraina. Neanche da civili.
Questo naturalmente non riduce le responsabilitĆ russe. Anzi. Le testimonianze raccolte a Bucha e le intercettazioni dell’intelligence tedesca confermano il metodo e portano nel quadro il Gruppo Wagner. Ma ĆØ chiaro a tutti che per ricostruire i fatti servono elementi certi.
Uno dei militari nell’immagine, Vladimir Osipov, vent’anni, mi ha detto che la foto l’hanno scattata a Khabarovsk nel 2019 all’inizio della leva. Lo hanno congedato a dicembre. Da allora ĆØ tornato in Yakutia. Vive con la famiglia. L’intervista ĆØ qui. https://ilmanifesto.it/gli-yakuti-non-siamo-mai-stati-a-bucha.
Osipov ha servito nella 64esima brigata fra il 2019 e il 2021. Quelli nella foto sono coscritti yakuti. Mi ha detto che, per quel che ne sa, tutti hanno lasciato l’esercito a dicembre.
Un altro dei soldati, Andrey, mi ha chiesto di essere indicato soltanto con il nome. Questo perchƩ assieme alla foto nei giorni scorsi sono stati resi pubblici su internet e sui social tutti i suoi dati personali.
Da allora riceve messaggi di insulti e minacce. Anche Andrey vive in Yakutia. Al telefono in videochiamata mi ha confermato la versione di Osipov.
Come sono arrivato a questi individui? Nel modo piĆ¹ normale che esista. Attraverso contatti personali. Frequento la Yakutia da anni, ogni anno. Non si puĆ² fare seriamente questo lavoro stando sempre seduti al computer o solamente leggendo quello che altri scrivono.
Ricostruire il percorso di quella foto non ĆØ semplice. Alcuni elementi sono, perĆ², certi. LunedƬ il governo ucraino ha diffuso le sigle delle brigate russe che hanno occupato Bucha. La prima dell’elenco era quella in cui Osipov ha prestato servizio fino allo scorso dicembre.
DopodichƩ il sito InformNapalm ha messo a disposizione i dati di centomila cittadini russi che svolgono o hanno svolto il servizio militare. Con un avvertimento: alcune tabelle potrebbero essere vecchie, usatele con cautela. Forse qualcuno ha ignorato il consiglio.
Un cantante ucraino, Oleksii Potapov, ha pubblicato lo stesso giorno su Instagram le foto degli yakuti con un messaggio che diceva: stupratori e assassini, presto conosceremo i vostri nomi. Potapov ha due milioni di followers. Il post centomila like.
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E cosƬ, credo, quella foto ha acquisito rapidamente credibilitĆ . Come detto prima, le responsabilitĆ russe in Ucraina sono fuori discussione. Ma molto probabilmente quelli che abbiamo visto sui giornali non sono i volti degli assassini di Bucha.
2 – GLI YAKUTI: Ā«NON SIAMO MAI STATI A BUCHAĀ»
Luigi de Biase per www.ilmanifesto.it
Lāimmagine oramai ĆØ nota perchĆ© molti quotidiani lāhanno pubblicata e commentata. Ci sono una trentina di ventenni in uniforme. Posano per una foto ricordo. Uno di loro tiene in mano una bandiera. La bandiera ĆØ della Repubblica Sakha, o Yakutia, nellāestremo oriente della Federazione russa.
Quelli sarebbero Ā«i killer di BuchaĀ», come ha scritto martedƬ il Corriere della Sera, oppure gli uomini del Ā«battaglione siberiano, ultimo mostro del putinismoĀ», per riprendere il titolo ancora piĆ¹ efficace scelto dalla Stampa.
MA CON OGNI PROBABILITĆ nessuno di quei militari ha mai messo piede in Ucraina. Neanche in abiti civili. Ā«La foto lāabbiamo scattata nel 2019, a Khabarovsk, allāinizio della levaĀ», dice Vladimir Osipov, ventāanni, macchinista nel distretto di Namsky, un gruppo di villaggi e di case isolate tenuto insieme da una strada bianca a un paio di ore dāauto dalla capitale della Yakutia, Yakutsk.
Ć da lƬ che riceve la videochiamata, che mostra la sua casa, che spiega come ha passato gli ultimi mesi. Ā«In Ucraina non sono mai stato. Non ho mai preso parte ad alcun combattimento. Il servizio ĆØ durato due anni e lāho svolto con la 64esima brigata, a Khabarovsk, nella base di Knyaze Volkonskoye. Ma la leva ĆØ finita a dicembre e io da allora ho sempre vissuto qui con la mia famigliaĀ». Osipov ĆØ in quella fotografia, si trova al centro, nellāultima fila. Ā«Tutti coetanei e tutti yakuti. Per quel che ne so, tutti in congedo da dicembreĀ». Con i terribili fatti accaduti a Bucha, ripete al telefono, Ā«io non ho nulla a che fareĀ».
Insomma, lāimmagine che decine di quotidiani, non solo in Italia, hanno usato per dare un volto agli assassini di Bucha non mostrerebbe affatto i veri autori della strage. Il che non esclude e non riduce il ruolo dellāesercito russo in questa terrificante vicenda. Anzi. Le testimonianze raccolte proprio a Bucha negli ultimi giorni e le trasmissioni radio intercettate dallāintelligence tedesca che Spiegel ha riportato ieri confermano il metodo seguito sul territorio dellāUcraina e portano nel quadro anche le truppe mercenarie del Gruppo Wagner. Ć chiaro a tutti, perĆ², che la ricostruzione degli eventi e lāattribuzione delle responsabilitĆ debbano necessariamente essere basate su elementi certi e concreti.
OGGI RICOSTRUIRE IL PERCORSO di quella foto ĆØ complesso. Alcuni punti sono, tuttavia, piuttosto evidenti. Il 4 aprile a Kiev Aleksey Arestovich, consigliere del presidente, Volodymyr Zelensky, e negoziatore al tavolo con i russi, ha diffuso lāelenco dei reparti che hanno occupato Bucha. Lāelenco comprendeva una dozzina di sigle. La prima era proprio quella del reparto in cui ĆØ stato in servizio Osipov. Lo stesso giorno il portale di informazione InformNapalm, specializzato sulla guerra in Ucraina, ha reso accessibile un file con i dati di centomila cittadini russi che hanno svolto il servizio militare negli ultimi anni.
CON UN AVVERTIMENTO: queste tabelle contengono anche dati vecchi, quindi Ā«dovrebbero essere trattate con cautelaĀ». Ć possibile immaginare che non tutti abbiano seguito il consiglio. Sempre il 4 aprile il musicista ucraino Oleksii Potapenko ha pubblicato sul suo profilo Instagram diverse immagini di Osipov, trovate forse attraverso i social network, compresa quella che ĆØ finita poi sui quotidiani.
In calce Potapenko ha scritto un messaggio: Ā«Ecco una foto dei soldati dellāunitĆ militare 51460 del villaggio di Knyaz-Volkonskoye, nel territorio di Khabarovsk. Erano a Bucha. Presto tutti questi assassini, stupratori e predoni saranno conosciuti per nomeĀ». Il suo profilo Instagram ha due milioni di iscritti. Quel messaggio oltre centomila āmi piaceā.
UNO DEI COMMILITONI di Osipov, un altro ventenne di nome Andrey, accetta di parlare a patto che non siano rivelati nĆ© il cognome, nĆ© il patronimico, nĆ© la localitĆ in cui si trova, sempre in Yakutia. La conversazione in video dura una decina di minuti. Anche lui ĆØ stato per due anni a Khabarovsk con la 64esima. Anche lui a dicembre ha lasciato lāesercito per fare ritorno alla vita civile. Nella foto ĆØ il terzo da sinistra. In testa indossa un berretto. Ā«Assieme a quella fotografia, giorni fa, sono stati resi pubblici i miei dati personali. I primi ad accorgersene sono stati alcuni amici. Mi hanno avvertito. Mi hanno chiesto che cosa stesse succedendo. Ho ricevuto messaggi con insulti e minacce. Ero sotto shock. Come potete capire ĆØ una brutta situazioneĀ».