Armiamoci e partite: gli Euro-criminali stanno indebitando l’intero continente per giocare alla guerra contro la Russia

GENTILONI, ‘CRUCIALE NUOVO DEBITO COMUNE PER LA DIFESA UE’

(ANSA) – “Se vogliamo rafforzare la difesa europea, dobbiamo finanziarla insieme”, si tratta di “qualcosa di molto importante per il futuro stesso dell’Ue”. Lo ha detto il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, ai microfoni di Bloomberg a margine della conferenza annuale di Euronext a Parigi.

Nelle nuove norme del Patto di stabilità “esiste già una forma di incentivo alla spesa per la difesa”, ma “mi riferisco a qualcosa di più: penso che servano finanziamenti comuni per incentivare ad acquistare europeo nella difesa”, ha sottolineato Gentiloni, ribadendo che “l’uso di finanziamenti comuni potrebbe essere cruciale”.

2. UE VERSO PROPOSTA SULL’USO DEI PROVENTI DEGLI ASSET RUSSI

(ANSA) – La Commissione europea nei prossimi giorni presenterà una proposta al Consiglio per utilizzare i proventi degli asset russi congelati “per sostenere l’Ucraina”. Lo ha detto il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, ai microfoni di Bloomberg, a margine della conferenza annuale di Euronext a Parigi. “Dobbiamo rafforzare il nostro sostegno economico” a Kiev, ha sottolineato Gentiloni, evidenziando che “più o meno 250 miliardi di euro di beni russi congelati si trovano nell’Unione” e i proventi “si aggirano sui 3-3,5 miliardi l’anno

3. FONDI EUROPEI PER LE ARMI, APPELLO DI 14 PAESI ALLA BEI. GENTILONI: «BISOGNA SBRIGARSI»

Estratto dell’articolo di Gabriele Rosana per “il Messaggero”

La prospettiva di altri sei anni di Vladimir Putin al Cremlino e i report su una guerra che dall’Ucraina rischia di allargarsi al resto del continente risvegliano la Bella Addormentata. Il nome in codice fiabesco è quello che l’Europa della difesa si è guadagnata sul campo, prigioniera com’è stata finora di titubanze che ne hanno impedito il salto di qualità.

Ma il vento sta cambiando, perlomeno nelle intenzioni di Bruxelles e di un ampio fronte di capitali, unite nel convincimento che una nuova corsa alle armi è cominciata. E che, quindi, anche la Banca europea per gli investimenti (la Bei con sede a Lussemburgo, una sorta di Cassa e depositi e prestiti Ue) debba adesso indossare l’elmetto e finanziare progetti per la difesa: il pressing è oggetto di una lettera firmata ieri da 14 Paesi, tra cui Italia, Francia e Germania, e che sarà discussa al summit dei leader al via giovedì a Bruxelles.

«Se vogliamo la pace dobbiamo prepararci alla guerra», ha scritto intanto, prendendo in prestato un’efficace locuzione latina, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel in un editoriale pubblicato ieri pomeriggio su varie testate online. «La Russia rappresenta una grave minaccia militare per il nostro continente europeo e per la sicurezza globale.

[..] Certo, rimane la cautela per valutare l’impatto che questo avrebbe sul profilo di rischio di una Bei che, sui mercati, è forte di un rating da tripla A, ma i leader sono convinti che un suo ruolo più marcato avrebbe un effetto a cascata, portando a un parallelo aumento «degli investimenti privati in sicurezza e difesa», perché «diventati più accettabili per i mercati, gli investitori privati e le banche».

Sullo sfondo, c’è il piano per la difesa che è stato presentato dalla Commissione a inizio marzo, e che prova a tradurre nel comparto militare la lezione appresa con gli acquisti congiunti di vaccini e gas: Bruxelles non negozierà direttamente i contratti di fornitura di missili e munizioni, ma coordinerà consorzi messi in piedi dagli Stati Ue che lo vorranno, e che potranno così beneficiare di meccanismi di favore come l’esenzione dell’Iva. Entro il 2030, Bruxelles vuole che l’approvvigionamento militare nell’Ue sia realizzato almeno per il 40% attraverso appalti comuni (nel 2022 questa percentuale è stata del 18%) e che riguardi come minimo per metà equipaggiamenti prodotti all’interno dei confini europei.

4. CHARLES MICHEL “PRODURRE PIÙ ARMI E ADDESTRARE I SOLDATI SE VOGLIAMO LA PACE PREPARIAMO LA GUERRA”

Estratto da “La Stampa”

Pubblichiamo l’intervento del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, insieme ad alcuni altri media europei, tra cui Libération, Der Spiegel, Publico, El Pais. La Stampa è l’unico giornale italiano scelto, in vista del vertice europeo di giovedì e venerdi

Erano le 3:30 del mattino, quel 24 febbraio 2022, quando ha squillato il telefono, svegliandomi. […] Sentire il presidente Zelensky annunciare con voce grave dall’altro capo del telefono: «Ci stanno bombardando, è un’invasione totale», mi ha fatto capire che l’intero assetto di sicurezza instaurato dopo la Seconda guerra mondiale era cambiato per sempre. L’Ue doveva adattarsi e doveva farlo rapidamente. Poche ore dopo, i leader dell’Ue erano già riuniti a Bruxelles in un vertice straordinario […]

È stato un momento della storia che ogni leader dell’Ue ricorderà per sempre. Le decisioni adottate durante quella riunione del Consiglio europeo hanno segnato la nascita dell’Ue geopolitica. La convinzione errata del Cremlino di portare a termine facilmente una guerra di tre giorni contro l’Ucraina […] è la prova dell’illusione che guida la sua leadership.

Al Cremlino non interessano il benessere della sua popolazione, la prosperità del paese o la pace nella regione. Per contro, l’Ucraina e il suo popolo hanno opposto resistenza, riconquistato il territorio occupato, respinto la marina russa dal Mar Nero e inflitto ingenti perdite alle forze russe. A due anni dall’inizio della guerra, è ormai chiaro che la Russia non si fermerà in Ucraina, così come non si è fermata dieci anni fa in Crimea.

[…] La Russia rappresenta una seria minaccia militare per il nostro continente europeo e per la sicurezza globale. Se la riposta dell’Ue non sarà adeguata e se non forniamo all’Ucraina sostegno sufficiente per fermare la Russia, saremo i prossimi. Dobbiamo quindi essere pronti a difenderci e passare a una modalità di «economia di guerra».

È giunto il momento di assumerci la responsabilità della nostra propria sicurezza. Non possiamo più contare sugli altri o essere in balia dei cicli elettorali negli Stati Uniti o altrove. Dobbiamo rafforzare la nostra capacità, sia per l’Ucraina che per l’Europa, di difendere il mondo democratico. Un’Europa più forte contribuirà anche a rafforzare l’alleanza Nato e potenzierà la nostra difesa collettiva.

Possiamo essere fieri di quanto abbiamo fatto finora, ma c’è ancora molto che possiamo e dobbiamo fare. In una telefonata a due giorni dall’inizio della guerra il presidente Zelensky ha chiesto all’Ue di inviare armi. Insieme all’Alto rappresentante Borrell ci siamo adoperati con i leader dell’Ue per consegnare armi letali all’Ucraina. Non era mai successo prima nella storia della nostra Unione. Già quel fine settimana le prime armi arrivavano in Ucraina.

Da allora l’impegno dell’Europa nei confronti dell’Ucraina e del suo popolo è rimasto saldo in ogni Consiglio europeo. […] Dobbiamo fare di più per aiutare l’Ucraina e rafforzare la nostra difesa europea. Dobbiamo essere in grado di parlare non solo la lingua della diplomazia, ma anche quella del potere.

Quest’anno, la Russia dovrebbe spendere il 6% del Pil per la difesa, mentre l’Ue continua a spendere in media meno del 2% del Pil previsto dall’obiettivo della Nato. Sono decenni che l’Europa non investe a sufficienza nella nostra sicurezza e difesa. Oggi siamo di fronte alla più grande sfida di sicurezza dalla Seconda guerra mondiale, per cui dobbiamo rafforzare la nostra prontezza alla difesa.

Per farlo, sarà necessario che il nostro pensiero compia una transizione radicale e irreversibile verso una forma mentis incentrata sulla sicurezza strategica. Dobbiamo dare priorità all’Ucraina e dobbiamo anche spendere di più, in modo più intelligente e meno frammentato.

[…] Gli investimenti nella Difesa sono costosi, ma senza è impossibile accrescere la nostra produzione in questo settore. Dobbiamo trovare modi per facilitare l’accesso dell’industria ai finanziamenti sia pubblici che privati. Anche l’emissione di obbligazioni europee per la difesa al fine di raccogliere fondi per acquistare materiale o effettuare investimenti nella nostra industria potrebbe rappresentare un mezzo potente per rafforzare la nostra base tecnologica, industriale e di innovazione.

Dobbiamo inoltre valutare la possibilità di ampliare il mandato della Banca europea per gli investimenti e adattare la politica di prestiti per consentirci di fare di più a sostegno della nostra industria europea della Difesa, ad esempio cambiando la definizione di beni a duplice uso.

Due anni dopo quella riunione decisiva del Consiglio europeo, i leader Ue si riuniscono nuovamente a Bruxelles. In questo momento cruciale della storia mondiale, l’Europa deve essere pronta a difendersi ed essere all’altezza dell’urgenza della minaccia. Questa battaglia richiede una leadership forte: per mobilitare i nostri cittadini, le nostre imprese e i nostri governi a favore di un nuovo spirito di sicurezza e di difesa in tutto il continente europeo. Se vogliamo la pace, dobbiamo prepararci alla guerra.

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