“Sdoganati gli Ogm negli alimenti” Nessun Tg racconta che l’Europa ha approvato il regolamento. E i brevetti delle multinazionali, guarda che combinazione, sono già pronti

di Antonio Oliverio per IlParagone

Il parlamento europeo ha deciso, e spiace notare che i sedicenti professionisti dell’informazione abbiano dedicato una scarsissima, pressoché inesistente, copertura per una notizia talmente importante: l’Aula di Strasburgo ha adottato – con 307 voti favorevoli, 263 contrari e 41 astensioni – il suo mandato a negoziare con i Paesi membri la proposta di eregolamentazione dei cosiddetti “nuovi” Organismi geneticamente modificati (Ogm). Ovvero gli Ogm ottenuti attraverso le New breeding techniques (Nbt), altresì appellate Nuove tecniche genomiche (Ngt). Una pervasività tale, quella dell’Unione europea, oramai avvitata in un delirio autoreferenziale, che intende persino regolamentare la nostra alimentazione: peccato che, con risibili motivazioni “green”, provi a imporre il consumo della disgustosa farina di insetti, dell’inquietante carne sintetica e ora anche degli Ogm. Ma come si è arrivati allo “sdoganamento” di questi ultimi? L’obiettivo che, come si diceva, fa molto green è quello di rendere il sistema alimentare “più sostenibile e resiliente” e di “contrastare le sfide climatiche”.

Il “Genome editing” 

L’idea – malsana –, che appunto rientra nel controverso Green Deal di Bruxelles, è quella di promuovere le biotecnologie cosiddette New Genomic Techniques o Nuove tecniche genomiche (Ngt), esentandole dalle regole sulla valutazione del rischio previste dalla Direttiva sugli Ogm del 2001. Imprese e agricoltori non saranno responsabili di eventuali danni, e torna subito alla mente lo scudo penale per i medici vaccinatori durante il Covid-19, ma non divaghiamo. Il testo della Commissione europea, approvato dall’Europarlamento propone di creare due categorie di Ogm a parte, mediante la cisgenesi e il genome editing con cui si possono modificare o sostituire piccole parti della sequenza del Dna, senza il successivo inserimento di un intero gene esogeno. I biotecnologi promettono di produrre frutti più nutrienti, ottenere piante resistenti a siccitàinsetti e funghi patogeni. L’idea partorita a Bruxelles è, dunque, di sviluppare piante e colture che resistano a determinati stimoli atmosferici e fisici. Come sempre, il tutto viene ammantato di nobili propositi, ma si dice anche che la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni. Tecnicamente, gli scienziati, attraverso un processo chiamato Crisp-cas9, possono “tagliare” determinati geni desiderati, per poi impiantarli in semenze che li svilupperanno autonomamente. Qualcuno almeno prova a ribellarsi a tale scempio, anche perché in teoria siamo la patria della dieta mediterranea e della buona cucina. La Coalizione Italia Libera da Ogm, come apprendiamo da Il Fatto Quotidiano, ha lanciato l’appello per rivedere le norme, che dovrebbero entrare in vigore solo dopo il parere del Consiglio Ue e i negoziati del trilogo.

Monsanto e le altre sono già pronte

“Il parlamento europeo, sotto la pressione della potente lobby industriale, sta servendo su un piatto d’argento la nostra sovranità alimentare alle multinazionali dell’agribusiness“, afferma Manlio Masucci, della associazione ambientalista Navdanya International. I quattro colossi globali agrochimici e sementieri, Corteva, Bayer-Monsanto, BASF e Syngenta, hanno già richiesto 139 brevetti su applicazioni delle nuove biotecnologie per l’editing genomico sulle piante. Il tutto al fine di acquisire la proprietà esclusiva di varietà vegetali geneticamente modificate per vent’anni e rivenderle agli agricoltori. Così facendo, realizzeranno un doppio profitto: guadagnando sia attraverso il brevetto e relativa licenza, sia attraverso la vendita. Da sole le quattro corporation controllano già oggi il 62% del mercato globale delle sementi e il 51% di quello dei pesticidi. Quote che, una volta accettati tali brevetti renderebbero gli agricoltori “sempre più dipendenti da un piccolo gruppo di aziende”, come viene denunciato dalla Ong Centro Internazionale Crocevia nel rapporto “Vita Privata – Come i brevetti sui nuovi Ogm minacciano la biodiversità e i diritti degli agricoltori”.

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