Peppiniello Conte ha il coraggio di parlare! Dopo aver imposto le peggiori infamie a milioni di italiani si permette di fare il paladino dei ragazzi manganellati dalla Celere

Per Giuseppe Conte ogni occasione è buona per prendersela con Giorgia Meloni in persona. Ora è colpa della presidente del Consiglio se ci sono stati gli scontri tra studenti scesi in piazza contro Israele e le forze dell’ordine. Tanto che in un lungo post pubblicato sul suo profilo Facebook il leader del Movimento 5 stelle si rivolge direttamente alla premier: “Presidente Meloni, ancora una volta sei rimasta silente senza proferire parola, ignorando le violente manganellate che ieri hanno provato a silenziare i giovani scesi pacificamente per le strade di Pisa e Firenze. Non si tratta di un caso isolato: sono episodi che si stanno ripetendo da Torino a Milano, da Vicenza a Catania. E tu, Giorgia Meloni, continui a tacere, a nascondere la testa sotto la sabbia”.

Prosegue Conte: “Abbiamo chiesto al Ministro dell’Interno Piantedosi di riferire urgentemente in Parlamento, sulla preannunciata ‘riflessione e verifica sugli aspetti organizzativi e operativi’. La questione però coinvolge più ampiamente le responsabilità dell’intero governo sulla gestione delle manifestazioni di protesta e si ricollega anche all’inasprimento delle norme che il governo sta perseguendo per reprimere il dissenso”.

“Presidente Meloni”, osserva ancora il leader pentastellato: “Ricordi le parole che hai pronunciato quando in Parlamento hai chiesto e ottenuto la fiducia? Allora dichiarasti solennemente: ‘Difficilmente riuscirò a non provare un moto di simpatia anche per coloro che scenderanno in piazza per contestare le politiche del nostro Governo, perché inevitabilmente tornerà nella mia mente una storia che è stata anche la mia. Io ho partecipato a tantissime manifestazioni nella mia vita’. Aggiungesti anche un’esortazione: ‘Siate liberi!’. A rileggerla oggi quella esortazione si rivela una presa in giro”.

“È bastato un anno e mezzo di governo, di giornate rinserrate nel palazzo”, conclude Conte, “per cambiare totalmente idea: la retorica dell’ardore giovanile scompare sotto i ruvidi colpi di manganello. Un’altra abiura, l’ennesima retromarcia”.

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