In traghetto con l’auto elettrica? Una goduriosa odissea: quasi nessuno sa che le ferree regole di sicurezza impongono un numero minimo di trabiccoli a pile per ogni tratta

Il recente Capodanno cinese, che laggiù si chiama Festa di Primavera ha messo un luce un problema mai sperimentato in passato: le auto elettriche sui traghetti
di Carlo Bellati per AutoMoto.it

Lo scorso 10 febbraio è stata una data segnata in rosso sul calendario cinese, non solo perché è il famoso Capodanno cinese, ma anche per l’odissea che hanno dovuto penare centinaia di proprietari di auto elettriche. Ma cosa è successo?

Una delle tradizioni della “Festa di Primavera” o Capodanno Lunare (nónglì xīnnián questo è il nome della ricorrenza cinese) è la classica gita fuori porta o il weekend nelle località turistiche e alcune delle mete più ambìte è l’isola di Hainan, a una ventina di chilometri dalla costa ad ovest di Hong Kong. Si tratta di un’area con un’intensa attività turistica turistica dove ogni anno si contano circa 76 milioni di visitatori (dati 2018).

Molte migliaia di cinesi hanno intrapreso il viaggio verso l’isola a bordo delle loro auto elettriche di tutti i tipi (solo nel 2023 ne sono state vendute 9,5 milioni) ma al momento di imbarcarsi sui traghetti hanno scoperto che i regolamenti introdotti di recente limitano la presenza delle auto elettriche: secondo le “Linee guida per l’operazione di trasporto Ro-Ro per veicoli a energia elettrica nello Stretto di Qiongzhou” emesse dal Dipartimento dei Trasporti della Provincia di Hainan e dall’Amministrazione per la Sicurezza Marittima di Hainan, il numero di veicoli a batterie trasportati in ogni viaggio non deve superare il 10% della quota veicoli della nave e il numero totale non può comunque superare i 18 veicoli. Il timore è che i veicoli a batterie possano causare incendi mettendo a rischio la vita delle persone a bordo, vita anche la difficoltà di spegnere questi tipi di incendio.

Qualche problema di viaggio in traghetto a dire il vero c’è stato anche da noi per i collegamenti con la Corsica, e la disciplina di questo tipo di trasporto è stato oggetto di un approfondimento, ma in Cina ovviamente tutto avviene su una scala gigantesca, e la ferrea regola dei trasporti ha provocato code interminabili e attese fino a 10 ore, al punto che alcuni cittadini hanno preferito lasciare le auto parcheggiate sull’isola e ritornare con altri mezzi. Alcune compagnie di navigazione norvegesi (il Paese dove ci sono più elettriche al mondo in percentuale)hanno fissato un intervallo tra il 20% e il 50% di SOC per accettare le elettriche a bordo e le Tesla e MG provenienti dalla Cina rispettano proprio questo canone.

Con l’aumento della diffusione degli EV, diventano sempre più urgenti le questioni legate al maggior rischio di incendio per questa tipologia di propulsione.

di Enrico De Vita per AutoMoto.it
Affrontiamo il tema con una miniserie di tre articoli: quella che segue è un’analisi sulle tecnologie e sui rischi connessi, ma anche un appello alle istituzioni e alle Case costruttrici affinché si impegnino a predisporre le misure necessario a evitare che ci si debba ritrovare a leggere le cronache di un disastro annunciato.

Ci sarà poi un secondo approfondimento in cui daremo voce ai Vigili del Fuoco per capire in concreto quali sono gli interventi da mettere in atto nella malaugurata ipotesi che si verifichi un incendio, e infine riporteremo il punto di vista dell’altra metà della questione, quella che cioè riguarda i vettori: pensiamo, per esempio, nel contesto di una ripartenza del turismo estivo, che cosa potrebbe accadere se dovesse bruciare un’auto elettrica nella “pancia” di un traghetto pieno di turisti…

Una premessa è d’obbligo: al momento gli incendi di EV sono ancora numericamente limitati, visto che stiamo parlando di un circolante inferiore all’1%. Tuttavia, mentre per i mezzi a motore endotermico si tratta di incendi in massima parte derivanti da incidenti o da cause esterne (a parte quelli provocati da difetti ai tubi del carburante, individuabili ed eliminabili), quelli che riguardano l'”elettrico” sono generati quasi sempre da cause interne. Infatti, si tratta in maggioranza di autocombustione innescata senza un segnale premonitore. Ad aggravare la situazione rileviamo che sono incendi non estinguibili con sistemi tradizionali e soprattutto in grado di perdurare per molto tempo.

Ma perché si possono verificare i casi di “incendio spontaneo”? Ciò avviene perché nei veicoli elettrici – quando sono parcheggiati – abbiamo una batteria dormiente, che tuttavia ha al suo interno tensioni molto elevate, che vanno da 380 a 700 volt. Finchè l’isolamento è perfetto, non avviene alcun passaggio di corrente, ma se la temperatura, la tensione, o altre ragioni chimiche alterano la conduttività fra le celle, possono svilupparsi flussi  di corrente veramente enormi, paragonabili a quelli che permettono a una saldatrice elettrica di funzionare.

In pratica, si possono verificare dei surriscaldamenti tra i connettori delle celle di cui è composto il pacco batterie dando luogo a passaggi di corrente anomali, da centinaia di àmpere, con conseguenti sbalzi termici. Se la gestione delle temperatura nell’accumulatore, a questo punto, dovesse andare fuori controllo, anche e soprattutto quando il veicolo è fermo e parcheggiato, si potrebbero scatenare quindi degli incendi. Peraltro, lo ribadiamo, assai difficili da domare.

Il problema, in questa sede, non è certamente quello di individuare la frequenza degli incendi di veicoli elettrici rispetto a quelli che si verificano tra quelli spinti da motori endotermici, ma prendere atto che quando si sviluppano le fiamme su un mezzo a batteria difficilmente si potranno estinguere e gestire con metodi tradizionali.

Ricordiamo l’incendio sviluppatosi nei primi anni Novanta, di notte, su una BMW “E1”, una delle prime auto a batteria (sodio-zolfo) della casa di Monaco. L’incendio fu così violento che distrusse la vettura e l’intero stabilimento ove era custodita.

Che fare, quindi?

Considerato questo aspetto imprescindibile dei veicoli elettrici, crediamo che sia necessario – anzi: urgente – sviluppare un programma normativo ben preciso per stabilire come vadano parcheggiate le auto e le moto a batteria in determinati ambienti, potenzialmente molto pericolosi.

Parcheggi multipiano, treni, traghetti e tunnel sono tutti ambienti dove l’eventuale incendio di un veicolo EV potrebbe portare ad eventi catastrofici, con fiamme difficili da controllare e che quindi potrebbero rapidamente propagarsi agli altri veicoli parcheggiati nelle vicinanze.

Non spetta a noi giornalisti elaborare la normativa. Il nostro è un grido di allarme affinché ci si possa trovare pronti qualora dovessero verificarsi episodi di questo tipo, in ambienti così potenzialmente pericolosi. Le istituzioni, quindi, dovrebbero occuparsi quanto prima della questione, in modo da sviluppare delle norme severe e rigorose sul parcheggio di veicoli elettrici che, come abbiamo visto, possono essere colpiti da episodi, seppur sporadici, di incendio spontaneo.

Ma anche i costruttori automobilistici dovrebbero informare il più possibile e nella maniera più chiara e accessibile i consumatori sulle norme da tenere nel caso in cui si debba parcheggiare un veicolo a batteria in ambienti così delicati. Certi della comprensione di tale problema, non esiteremo a pubblicare le eventuali risposte che giungeranno in redazione da parte delle Istituzioni o delle Case automobilistiche.

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