Castello delle Cerimonie, abusivo da 40 anni tra condanne per camorra, ed eventi ospitati dalla Rai: solo in Italia possono accadere queste cose

di Fabrizio Geremicca per Corriere.it

Nel 2011 la Procura di Torre Annunziata scrive: «Dal 1979 in poi è stata compiuta un’attività edilizia in violazione delle più elementari norme urbanistiche». Poi arriva il successo e  il caso finisce anche in Parlamento

«Dal 1979 in poi su questa vasta area, ove fino ad allora era presente solo un fabbricato rurale, è stata compiuta un’attività edilizia in assenza di titoli abilitativi o con titoli emessi in maniera illegittima, in violazione delle più elementari norme edilizie ed urbanistiche e della normativa a tutela del paesaggio, che ha portato alla realizzazione di una imponente consistenza immobiliare, con lo stravolgimento urbanistico dell’area». È l’autunno del 2011 quando il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Torre Annunziata, Nicola Russo, fotografa in questi termini il caso Sonrisa (da ieri confiscato dopo una sentenza della Cassazione), nel provvedimento con il quale accoglie l’istanza di sequestro che era stata avanzata dalla Procura di Torre Annunziata ed in particolare dal pubblico ministero Pavia, forte del certosino lavoro di un architetto consulente.

Le ordinanze

Si alza il velo sul caso del «Castello delle cerimonie», tempio del cattivo gusto ed esempio clamoroso di sistematica violazione delle leggi urbanistiche e di tutela del paesaggio protrattasi non per giorni, per settimane o per mesi, ma per decenni. Quando arriva l’ordinanza di sequestro la proprietà della struttura, che fa capo alla famiglia Polese, è divisa tra tre società: Sonrisa spa, Ipol spa, Polfra spa. Secondo il gip che dispone nel 2011 il sequestro «i Polese hanno fruito di una pluriennale inefficienza (se non addirittura connivenza) degli organi di amministrazione del territorio e di quelli preposti alla vigilanza, riuscendo così ad affermare ed a legittimare la loro attività di edificazione abusiva e speculativa fino ad ergerla a vanto pubblico, tanto da ospitare annualmente note trasmissioni televisive sulle principali reti del servizio pubblico nazionale». Una presenza, quella delle telecamere alla Sonrisa, che peraltro sarebbe andata avanti anche negli anni seguenti al provvedimento del Tribunale.

L’impero e il successo televisivo

Nel 2012, per esempio, l’hotel è individuato dalla Rai quale sede di «Napoli Prima e Dopo», il Festival della Canzone Napoletana. Il gip Russo non la prende bene ed evidenzia sui quotidiani che ne raccolgono le dichiarazioni l’inopportunità della scelta. Nel 2014, poi, inizia l’epopea del docureality «Il boss delle cerimonie», sull’emittente Real Time. Antonio (all’anagrafe Tobia) Polese, l’uomo che con il cognato Adolfo Greco (oggi quest’ultimo a processo per la vicenda della ex Cirio a Castellammare di Stabia) era stato condannato per favoreggiamento per avere acquistato per conto di Raffaele Cutolo il castello mediceo di Ottaviano nel 1979, ma che si era difeso sostenendo di essere stato costretto a farlo, di avere patito una estorsione, diventa una celebrità nazionale. Il trash della Sonrisa entra nelle case di milioni di spettatori.

Il caso in Parlamento

Il caso Sonrisa arriva nel frattempo in Parlamento con una interrogazione a firma di Gennaro Migliore ed Arturo Scotto (entrambi all’epoca in Sinistra Ecologia e Libertà), i quali stigmatizzano la presenza delle telecamere Rai e fanno riferimento, oltre alla vicenda della lottizzazione abusiva, alla circostanza che nell’albergo si sarebbero celebrati matrimoni e festini di esponenti malavitosi della camorra partenopea. Polese querelerà entrambi, ma il 17 febbraio 2016 il Gup di Napoli, Eliana Franco, archivierà. Il successo della Sonrisa, peraltro, non è scalfito e per migliaia e migliaia di coppie il sì nella cornice degli stucchi dorati, delle statue pseudo classiche e dei luccichii del complesso alberghiero di Sant’Antonio Abate continua ad essere il sogno di una vita.

La condanna

Nel 2016, l’anno della morte del capostipite Antonio, la moglie Rita Greco ed Agostino Polese sono condannati in primo grado per lottizzazione abusiva ad un anno di reclusione e 30.000 euro di ammenda. La Cassazione sancisce ora la confisca e la prescrizione del reato degli imputati. Il simbolo della cementificazione senza regole passa dunque nelle mani del Comune di Sant’Antonio Abate, che pare voglia metterlo a bando. La Procura potrebbe a sua volta spingere per la demolizione. Restano impunite le responsabilità di chi non ha controllato e non ha vigilato. Sul sito della Sonrisa, intanto, continuano le prenotazioni. Le prime camere sono disponibili (199 euro a notte la suite, 169 la matrimoniale, 69 la singola) il 26 febbraio.

Chi era Antonio Polese, le foto da giovane del Boss delle cerimonie

Antonio Polese, meglio conosciuto come il Boss delle Cerimonie, è il padre del noto volto di Real Time Donna Imma Polese. L’uomo è scomparso nel 2016 a seguito di un infarto a 80 anni. Polese era il proprietario de La Sonrisa, vicino Napoli, oggi conosciuta come il Castello delle Cerimonie. La struttura da 41 anni è una delle attività alberghiere e ristorative più celebri di tutta la Campania. La “figlia del Boss”, Imma Polese, con la scomparsa di entrambi i genitori avvenuta negli ultimi anni, ha preso in mano, con il marito, le redini del noto castello di Real Time e continua a regalare emozioni ai vari clienti.

Don Antonio Polese, classe 1936, era il classico personaggio che nella vita si era “fatto da solo”. ll suo linguaggio e modo di esprimersi è stato spesso fonte di ironia da parte del web e della tv negli ultimi anni. L’uomo era diventato famoso grazie al programma Real Time “Il Boss delle Cerimonie”, diventato dopo la sua morte “Il castello delle cerimonie”.  Antonio non ha mai nascosto al numeroso pubblico del programma le sue umili origini: aveva cominciato come macellaio, poi, nel tempo, era stato capace di trasformarsi in imprenditore. La sua scomparsa, avvenuta nel 2016 a causa di un infarto, ha lasciato un vuoto incolmabile nella famiglia. Sua figlia, Donna Imma, che oggi gestisce l’attività, è diventata immediatamente la protagonista e la regina indiscussa del nuovo ciclo di trasmissioni di Real Time, “Il Castello delle Cerimonie”. Durante le varie puntate, Imma non perde mai l’occasione di ricordare suo padre.

Ecco cinque curiosità su Don Antonio Polese, il Boss delle Cerimonie. Da giovani  sognava di fare il ciclista, ma divenne macellaio e poi inseguito imprenditore. Grande amante della musica napoletana, Don Antonio Polese ha collaborato con i più grandi neomelodici: da Mario Merola a Gigi D’Alessio. La Sonrisa è stata lo scenario del programma “Napoli prima e dopo” in onda su Rai Uno e dedicato alla musica partenopea, mentre Matteo Garrone ha voluto raccontare la figura del Boss all’interno del film “Reality”. Uno dei piatti più rinomati de La Sonrisa è il “Nido di rondine”, ideato dallo stesso Don Antonio Polese. Infine, il Boss era un uomo appassionato di lettura, ma soprattutto di piano, una delle sue più grandi passioni.

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