Chiedete agli abitanti di Monza chi è la maestrina rossa che viaggiava per Budapest con un manganello retrattile in borsa che tanto piace alla feccia rossa devota ai padroni di Davos

Occupazioni abusive a Monza, cittadini esasperati e cortei vandalici: ecco cos’è il centro sociale fondato da Ilaria Salis, ora reclusa in Ungheria

di Francesca Galici per Il Giornale

Il nome di Ilaria Salis in queste ore è sulle pagine di tutti i quotidiani. L’immagine di lei che entra in tribunale a Budapest ammanettata mani e piedi ha fatto il giro del mondo ma in pochi sanno chi è l’italiana che da quasi un anno è reclusa in un carcere ungherese con l’accusa di aver partecipato agli assalti antifascisti nel 2023 nella Capitale ungherese. Salis aveva 18 anni quando, nel 2003, fondò il centro sociale Boccaccio di Monza, un presidio dell’illegalità nel cuore della città borghese per eccellenza della Brianza.

Quando è stata arrestata aveva in tasca un manganello retrattile ed è stata per anni una delle menti delle azioni e delle operazioni del centro sociale brianzolo. Il Boccaccio è piuttosto noto negli ambienti anarchici e dell’estrema sinistra, laddove crescono e si sviluppano le ideologie rivoluzionarie anticapitaliste e antimilitariste. Lo scorso dicembre, il centro sociale ha festeggiato il ventennale con la sua fondatrice ancora reclusa in un carcere ungherese e i segni di quel corteo sono stati visibili fin da subito. I partecipanti hanno vandalizzato le strade nelle quali sono passati, hanno imbrattato le vetrine di banche e negozi, scandito slogan contro il sindaco e contro il governo Meloni.

Ruba tutto“, “Ruba ai ricchi“, sono solo alcune scritte che sono apparse sui muri al passaggio del corteo, che per una coincidenza di date si è svolto a pochi giorni dallo sgomento attuato nella nuova sede. Sono stati due gli sgomberi subiti dal centro sociale brianzolo nell’ultimo anno, compreso quello dalla sede storica di via Boccaccio. Il tutto tra le proteste dei residenti che non ne possono più di dover obbligatoriamente convivere con questi personaggi. “Voi ci sgomberate e noi siamo ancora qua. Occupiamo quando vogliamo. Noi rimaniamo qua, è nostra questa città. La Foa Boccaccio non ha paura“, è uno degli slogan scanditi durante l’ultima manifestazione.

E non è certo passata inosservata la manifestazione dei primi giorni di ottobre, subito dopo lo scoppio dell’ennesima guerra tra Israele e Palestina, della posizione assunta dal centro sociale fondato da Ilaria Salis: “Intifada fino alla vittoria! Con il popolo palestinese contro l’oppressione di Israele“. Che dire, poi, degli avvertimenti, quasi minacce piovute sul CAI, che sfrattò nel 2019 il centro sociale dall’ex stadio Mauro? “Dovrete blindare le vostre presentazioni pubbliche, le vostre inaugurazioni e tutte le occasioni in cui cercherete di creare consenso intorno a questo progetto, perché noi saremo lì“, dissero all’epoca dal Boccaccio.

Ilaria Salis, il portavoce di Orban: “Reato grave, misure adeguate”

L’Ungheria sembra non voler cedere di un centimetro sul caso di Ilaria Salis, l’italiana detenuta da quasi un anno in carcere a Budapest e due giorni fa trascinata in tribunale in catene. Anzi, Zoltan Kovacs portavoce del premier ungherese Viktor Orban, su X ha definito il polverone politico suscitato da quelle immagini un “attacco orchestrato e di sinistra volto a distruggere le buone relazioni politiche tra Ungheria e Italia”.

“La credibilità di Ilaria Salis è altamente discutibile, come dimostrano, tra l’altro, le false dichiarazioni da lei rilasciate circa la sua istruzione, la sua situazione familiare e le sue relazioni personali, rivelatesi poi false”, ha aggiunto il portavoce di Orban. La Salis, insegnante di 39 anni e attivista antifascista con un passato in gruppi anarchici, rischia una condanna fino a 24 anni di carcere per l’accusa di aver partecipato all’aggressione in strada a Budapest di due esponenti di estrema destra.

La cittadina italiana, sottolinea ancora Kovacs, è accusata di “reati gravi” ed è per questo che “le misure adottate nei suoi confronti sono adeguate“. “I reati in questione sono gravi, sia in Ungheria sia a livello internazionale. Le misure adottate nel procedimento sono previste dalla legge e adeguate alla gravità dell’accusa e del reato commesso”. Il modo in cui la cittadina italiana è stata portata in tribunale a Budapest “non è disumano, proprio no. E’ stata presa sul serio a causa della gravità del crimine di cui è accusata”. Inoltre, ha aggiunto il portavoce di Orban, “le condizioni di detenzione della sospettata rispettano tutti gli standard della Ue“.

Proprio a questo riguardo, il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale ha avviato un’interlocuzione formale con l’omologa Autorità di garanzia ungherese (Commissario per i diritti fondamentali), riguardo al caso della Salis, al fine di monitorare congiuntamente le sue condizioni di privazione della libertà personale e tutelare i suoi diritti fondamentali. Contestualmente, sono stati altresì informati i competenti organi del Consiglio d’Europa e dell’Unione Europea, anche in base al Protocollo opzionale alla Convenzione Onu contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti. Per ogni attività di competenza, il Garante nazionale ha parimenti avviato una proficua interlocuzione istituzionale con il Ministero della Giustizia italiano informandolo degli atti compiuti anche in sede europea.

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