“Si faceva dare le mutandine e faceva da solo, poi gli dava qualche soldino” Pietro Orlandi svela altri vizi osceni dei cardinaloni vaticani

Estratto dell’articolo di Alessandra De Vita per www.ilfattoquotidiano.it

“La Chiesa ha permesso per anni gli abusi dei preti”: da quando 22 anni fa il Boston Globe fece cadere con un’inchiesta sbattuta in prima pagina il velo di moralismo che ha coperto la comunità cattolica, lo scandalo è stato inarrestabile. C’è chi ancora lo chiama “vizietto”, come se fosse un banale capriccio che non intacca la morale di un uomo comunque illustre ma la pedofilia è un mare incurabile diffuso tra i chierici e dopo secoli il muro di omertà sta cadendo, travolgendo la Chiesa Cattolica.

Nel 2022, alla vigilia della Giornata di preghiera della Chiesa Italiana per le vittime degli abusi, la Cei pubblicò il primo rapporto sulla pedofilia nel clero italiano che riguardava 89 vittime e 69 abusi. Ben conoscendo le difficoltà nel denunciare e uscire allo scoperto per chi subisce queste traumatiche violenze, possiamo immaginare siano molti di più.

[…] Uno degli eventi che ha segnato il papato di Wojtyla, la scomparsa di Emanuela Orlandi, si è spesso intrecciato alle accuse di pedofilia alla Chiesa o almeno è quanto emerge dall’incrocio di fonti. Il primo a parlarne fu Padre Amorth: il prete esorcista ha sempre detto che la quindicenne vaticana rapita il 22 giugno del 1983 non fu vittima del terrorismo ma che morì durante un “festino” di porporati pedofili, una sorta di orgia avvenuta nelle stanze vaticane, delineando un inquietante scenario.

Lo scorso anno, in un audio raccolto dal giornalista Alessandro Ambrosini, un ex sodale di Enrico De Pedis (boss testaccino), tale Marcello Neroni, rivolse accuse durissime di pedofilia a Papa Wojtyla, parlando della scomparsa di Emanuela Orlandi. E fu proprio un gendarme vaticano a riferire a Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, che nei giorni della scomparsa mostrarono una foto della ragazzina a quegli ecclesiastici che sapevano di avere questo vizio.

La scorsa domenica, Pietro Orlandi, durante il sit-in con cui ogni anno ricorda sua sorella Emanuela nel giorno del compleanno della quindicenne vaticana scomparsa il 22 giugno del 1983, ha raccontato un aneddoto che gli è stato riportato e che sarebbe avvenuto durante il pontificato del Papa polacco. Secondo quanto riferito a Orlandi da una fonte interna al Vaticano, un alto prelato molto vicino a Wojtyla, “si faceva portare da due o tre massoni che aveva sempre attorno tre o quattro ragazzine sui 12-13 anni, consenzienti…

Si faceva dare le mutandine e faceva da solo, poi gli dava qualche soldino e loro contente se ne andavano. Non le toccava, erano ragazzine che andava a prendere in certi ambienti, zingarelle. E queste – ha concluso Pietro – me le diceva come un fatto divertente, mentre le cose importanti, quelle gravi, non me le ha dette, peccato”.

La fonte in questione era un monsignore, e già che considerasse “divertente” un aneddoto del genere, solo perché coinvolgeva bambine di etnia rom, la dice lunga sul come venisse percepito questo orrore appena 40 anni fa in quegli ambienti. Del resto, il chierico era anche stato arrestato per legami con la Sacra Corona Unita e per traffico di opere d’arte, ma pur sempre un religioso, insomma. Chi era invece il protagonista della vicenda? Secondo quanto mormorato dagli attivisti presenti in piazza domenica scorsa, era Agostino Casaroli “perché secondo le parole del monsignore il riferimento a lui era chiaro”.  […]

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