Limite a 30 km orari, è boom nei comuni italiani. Occhio: cosa c’è dietro l’ennesima imposizione senza senso. Tutta questione di soldi

Sicuramente ci avete fatto caso, perché ormai sono ovunque. Tanto che si parla di “trentizzazione” d’Italia. No, non nel senso che tutto il Paese si sta adeguando agli standard di vita di Trento (magari!), ma per via dell’aumento esponenziale dei limiti a 30 chilometri orari. Da nord a sud, da qualche anno è in atto un processo di riduzione ridicola della velocità a 30 sulle strade urbane. Ma cosa c’è dietro? E perché questo boom di cartelli? Come sempre, si parte da una manina europea: nel 2021, infatti, è stata approvata una risoluzione dal Parlamento UE in materia. Da allora, ecco la deriva. Se l’intento di facciata era quello di aumentare la sicurezza di pedoni e automobilisti, la realtà vera è un’altra.

A spiegare bene cosa c’è dietro il boom di limiti a 30 chilometri orari sulle strade urbane è Giuseppe Vatinno su Affari Italiani: “I Comuni così si parano le terga da cause che gli automobilisti gli fanno per le buche che infestano le strade italiane”. Il “trucchetto comunale” è molto semplice: “Si riduce la velocità a limiti bassissimi per non pagare i danni subiti dagli automobilisti”. E quale poteva essere il massimo esempio di questo scempio? Ovviamente Roma, città simbolo delle buche. Ricorderete le foto sui social delle voragini dell’era Raggi, impreziosite ora dalla giunta Gualtieri. La Capitale per evitare di pagare i tantissimi automobilisti rovinati dalle buche, ha tappezzato le strade di questi limiti impossibili da rispettare”.

Se c’era dunque una speranza di vedere le buche riparate, con questa svolta dei limiti a 30 chilometri orari addio sogni d’asfalto. Al posto di un’adeguata manutenzione del manto stradale spunteranno sempre più cartelli. L’obiettivo è fare in modo che il cittadino sia impossibilitato a rispettare tali limiti in modo che poi loro non debbano sborsare nulla in caso di rotture di sospensioni o, peggio ancora, incidenti.

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