“La beneficenza di Fedez? Ecco i conti” Soldi pochi, solo tanta pubblicità per lui e la consorte: qualcuno ha preso la briga di spulciare perbene i conti

Estratto dell’articolo di Stefano Feltri per Il Domani

UOMINI DI POCA FEDEZ – NEL DIFENDERE LA SUA FERRAGNI DALL’ATTACCO DELLA MELONI PER LO SCANDALO DEL PANDORO, IL RAPPER RIVENDICA LE SUE ATTIVITÀ DI BENEFICENZA. MA, NUMERI ALLA MANO, I SOLDI RACCOLTI SONO POCHINI, MENTRE LA PUBBLICITÀ È TANTA – L’INCHIESTA DI STEFANO FELTRI AI BILANCI DELLE ATTIVITA’ BENEFICHE DEL RAPPER: “COLPISCE CHE LA DONAZIONE ALLA FONDAZIONE FEDEZ SIA FATTA DA FEDEZ IN PERSONA, NON DALL’AZIENDA CHE POSSIEDE ASSIEME ALLA MADRE E AL PADRE FRANCO LUCIA. DI SICURO QUESTA SCELTA – DONARE COME INDIVIDUO INVECE CHE COME SOCIETÀ – SI PUÒ RIVELARE VANTAGGIOSA DA UN PUNTO DI VISTA FISCALE”

Fedez ha sempre avuto una visione singolare della democrazia e del dibattito pubblico. Lui può parlare di tutti, criticare tutti, occuparsi di qualunque cosa – dai bitcoin a Sanremo alle correnti della magistratura – ma se qualcuno osa parlare di lui viene attaccato davanti a milioni di follower, se la Rai non gli dà cachet e spazi è sempre censura e così via.

Da Instagram si dilunga in una difesa – non richiesta – della moglie Chiara Ferragni, dopo la multa dell’Antitrust per la ormai nota vicenda del pandoro Balocco. Dico ben nota perché l’aveva denunciata Selvaggia Lucarelli su Domani, quando io ero direttore, a fine 2022 e all’epoca la storia era passata quasi come una questione personale tra Selvaggia e Ferragni. E invece era seria e di principio.

Un anno dopo l’Antitrust ha comminato una multa pesante a Chiara Ferragni e alla Balocco: i clienti erano indotti a pensare che una parte del ricavato della vendita del pandoro andasse in beneficenza mentre in realtà la Balocco aveva fatto una donazione di 50.000 euro e aveva pagato Chiara Ferragni 1 milione di euro come testimonial.

[…] Una normale operazione commerciale presentata però come una operazione caritatevole. Anche se Balocco, nella sua difesa davanti all’Autorità antitrust, sostiene che quei 50.000 euro di donazione all’ospedale Regina Margherita di Torino sono comunque meglio che niente visto che dalla partnership con Chiara Ferragni ci ha rimesso 800.000 euro e quindi se la beneficenza fosse stata legata alle vendite forse sarebbe andata anche peggio.

Comunque, Chiara Ferragni è una delle influencer più note al mondo, dovrebbe essere in grado di difendersi da sola (anche se il contraccolpo di immagine è riassunto nella limitazione ai commenti, per la prima volta ingestibili perché troppo negativi).  E invece interviene Fedez, il marito, dopo che la premier Giorgia Meloni dal palco della festa di Atreju ha evocato il caso Ferragni.

Ora, non si capisce bene perché Fedez debba intervenire, specie dopo che ha fatto una intera serie su Amazon Prime per sviscerare il fatto che a Sanremo 2023 ha finito per oscurare la moglie sul palco con le polemiche (il bacio con Rosa Chemical e altre facezie). Ma il patriarcato ha mille forme, anche in questa generazione di figli degli anni Ottanta.

Forse si è sentito toccato dal generico attacco di Giorgia Meloni, forse è stato punto sul vivo dall’accusa di un intreccio malsano tra attività commerciale e beneficenza. Infatti in gran parte del video nelle sue storie, Fedez rivendica tutta la sua attività benefica – da solo e con la moglie – dal Covid in avanti.

[…]  prendiamo sul serio il suo invito ad andare a vedere il bilancio sociale della Fondazione Fedez Ets che è il braccio operativo della attività benefiche di Fedez.

“Sono stato additato come truffatore, tutto quello che faccio nel mondo della charity con la mia fondazione è stato definito opaco, fumoso, ecco, ci tengo a dire che sono due cose differenti – mia moglie è mia moglie e io sono io – e ho una fondazione che ha un bilancio sociale che è pubblico e rimango perplesso che si metta in discussione tutto quello che ho fatto nel mondo della charity”

Sembra di capire che Fedez sia preoccupato che l’incidente reputazionale che ha colpito la moglie possa danneggiare anche le sue attività di beneficenza. Sull’eleganza di questa mossa – prendere le distanze dalla moglie con la scusa di difenderla – Fedez se la vedrà in famiglia.

Ma l’attività della sua fondazione è così strepitosa come la racconta nel video su Instagram? In effetti i bilanci sono pubblici, e ci sono cifre molto diverse da quelle che Fedez elenca nel video come risultati di raccolte fondi milionarie.

Nel video Fedez parla di 3 milioni, 7 milioni, ma quelle sono somme raccolte durante la pandemia nel 2020 con la piattaforma Go Fund Me che, pochi mesi dopo, è stata oggetto di contestazioni sempre dall’Antitrust perché imponeva ai donatori delle “mance” alla piattaforma surretizie che aumentavano anche del 10 per cento il costo della donazione. Di questo i Ferragnez non avevano colpa, ovviamente, ma certo non sono fortunati sul tema beneficenza e antitrust.

Forse anche in conseguenza delle polemiche sul caso di GoFund Me, Fedez ha deciso di cambiare metodo e di costituire la Fondazione Fedez Ets (che sta per “ente del terzo settore”). Ma qui le cifre in ballo sono molto, molto più basse.  La sua fondazione nel 2022 ha raccolto soltanto 342.000 euro, 180.000 dei quali versati dallo stesso Fedez. Quindi l’intera attività di raccolta dal pubblico si limita a 152.000 euro da singoli individui e 13.000 circa da aziende.  Non è una mia opinione, lo spiega il bilancio stesso.

Come vengono spesi questi soldi? Anche questo è indicato nel bilancio, nel 2022 le risorse raccolte sono andate a tre progetti. Uno è per sostenere i progetti della fondazione Tog di Carlo De Benedetti (che, mi corre l’obbligo di ricordare, è stato il mio editore con Domani) che assiste bambini con patologie neurologiche complesse: i soldi serviranno a costruire una nuova sede.

L’altro progetto è l’acquisto di un mezzo per la Croce rossa per trasportare medicinali in Ucraina che richiedono una temperatura uniforme, come l’insulina. Circa 60.000 euro.  Il terzo è la costruzione di uno skatepark a Rozzano, la fondazione ha donato 130.000 euro al Comune.

L’anno precedente i soldi erogati dalla Fondazione sono stati 200.000 euro, ma sul sito il bilancio 2021 non c’è (o almeno io non lo trovo).  Anche nel 2023 Fedez ha organizzato il concerto LoveMi che, sembra di capire dal bilancio della Fondazione, è l’unica vera attività di fund raising. Nel bilancio 2022 risultava aver raccolto 152.000 euro, le cifre del 2023 non sono note.

Nel 2022 i siti di news dicevano che avevano partecipato 20mila persone, cifre simili in termini di partecipanti vengono riferite nel 2023. In media significa che ogni partecipante ha donato circa 8 euro, vedremo nel prossimo bilancio se nel 2023 la raccolta è stata maggiore. Il concerto è organizzato dalla società di Fedez Doom Entertainment di Fedez – che a bilancio mette un costo di 100.000 euro per l’evento – e da Vivo Concerti.

Comunque, nel complesso, l’attività benefica della fondazione Fedez è di 500.000 euro in due anni. Sono tanti? Sono pochi? Ognuno può farsi la sua idea, di certo non sono cifre enormi per Fedez, la sua società Zedef nel 2022 ha registrato un utile di 3,9 milioni di euro, nel 2021 di 2,3 milioni.

Colpisce però che la donazione alla Fondazione Fedez sia fatta da Fedez in persona, non dall’azienda che possiede assieme alla madre Annamaria Berrinzaghi e al padre Franco Lucia. Di sicuro questa scelta – donare come individuo invece che come società – si può rivelare vantaggiosa da un punto di vista fiscale.

Cito dal sito specializzato in materia fiscale Ipsoa:

“In base alle previsioni dell’art. 83 del CTS, dall’imposta lorda sul reddito delle persone fisiche si può effettuare una detrazione di importo pari al 30% degli oneri sostenuti dal contribuente per le erogazioni liberali in denaro o in natura a favore degli ETS.

In seguito all’intervento del legislatore del decreto Semplificazioni, le erogazioni che determinano le agevolazioni fiscali a favore dei donatori possono essere effettuate nei confronti degli ETS comprese le cooperative sociali (escluse le imprese sociali costituite in forma di società) e non più solo in favore di ETS non commerciali (art. 79, comma 5, CTS), per un importo complessivo in ciascun periodo d’imposta non superiore a 30.000 euro (soglia della misura rimasta invariata)”.

Quindi su 180.000 euro donati, Fedez dovrebbe recuperarne 30.000 in minori tasse sul reddito.  Tutte attività legittime, ovviamente. Resta il fatto che nel suo video Fedez rivendica esplicitamente che le attività filantropiche dovrebbero mettere al riparo lui e la moglie da ogni critica, perfino in caso di sanzione pubblica e ufficiale come quella dell’Antitrust per la vicenda del pandoro Balocco.

Se questo è il modo di intendere la beneficenza, allora diventa più comprensibile perché Fedez abbia messo in piedi l’intera struttura della fondazione che – almeno fino al bilancio 2022 – serve a raccogliere soltanto 160.000 euro in più rispetto a quelli che l’influencer dona di tasca propria (il conto si fa più complicato se si aggiunge il costo di LoveMi sostenuto da Doom: a carico di Fedez ci sarebbero quindi 280.000 euro, 100.000 dei quali spesi per l’evento che permette di realizzare la raccolta di 152.000).

Se li donasse tutti come individuo, se ne accorgerebbero in pochi, sarebbe soltanto apprezzabile generosità di un uomo di talento che guadagna molto. Ma con una fondazione e le foto con gli enormi assegni consegnati a politici e istituzioni la beneficenza diventa un’altra cosa. Anche l’Antitrust osserva, nella vicenda Balocco, che per un influencer associare il proprio brand a iniziative caritatevoli può essere un ottimo affare:

“Sul punto, peraltro, vale evidenziare che la Signora Chiara Ferragni risulta avere un elevatissimo  numero di follower (circa 30 milioni) presso i quali si è presentata come promotrice di una iniziativa benefica a favore di bambini malati di tumore, rafforzando così la propria immagine come sostenitrice di progetti benefici”.

Diventa un razionale investimento di immagine, uno scudo tutto sommato economico che torna utile in tempi difficili come questi della vicenda pandoro e dell’attacco di Giorgia Meloni.

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