Massimo Gramellini fa il buffone in diretta mostrando la sua carta d’identità: peccato che gli italiani non dimenticano cosa faceva quando erano in vigore le imposizioni naziste del suo padroncino Speranza

Massimo Gramellini come Zoro. Ormai, dopo Marco Vizzardelli, è partita la corsa a dire “viva l’Italia antifascista” in apertura di ogni programma. Infatti dopo l’urlo a Propaganda Live è arrivato quello a In Altre parole, la trasmissione condotta da Gramellini su La7. Nel suo monologo iniziale, Gramellini non usa giir di parole e afferma. “Forse sbaglio io ma guardando la foto di chi è andato a vedere ‘Comandante’ con la divisa nazista a Spilinbergo mi viene da dire che forse va ribadito ‘viva l’Italia antifascista’. E sapete cosa faccio? Ecco la mia carta d’identità, mi auto-identifico, sono Massimo Gramellini”. (QUI IL VIDEO)

Un gesto che suona come una provocazione contro gli agenti della Digos che hanno identificato al teatro la Scala il loggionista, Marco Vizzardelli, che subito dopo l’inno di Mameli ha urlato, in un teatro in silenzio nell’attesa dell’apertura del sipario “viva l’Italia antifascista”. Come ha fatto sapere la Questrua l’identificazione è una prassi in questi casi, soprattutto dopo le proteste davanti alla Scala prima dell’inizio del Don Carlo.
Ma a quanto pare Gramellini, come del resto Zoro, fanno finta di non capire e così rilanciano la campagna del Pd “identificateci tutti”.
Una sorta di pagliacciata per cavalcare in chiave antigovernista quanto accaduto alla Scala. Una retorica superflua che scorda anche il passato. Ovvero quando sotto i governi di centrosinistra non erano stati identificati urlatori della Scala e quelli di Sanremo. La prova che le contestazioni hanno un colore politico chiaro. Se la sinistra è al potere e si insultano esponenti di centrodestra nessuno fiata.

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