Giulia Cecchettin, Crepet ammonisce le attiviste: “Troppa aggressività”
Paolo Crepet cerca di fare chiarezza sui comportamenti sociologici che sfociano nelle violenze alla luce di quanto successo sul caso di Giulia Cecchettin. Lo psichiatra, intervistato da Libero, mette un punto alle accuse contro gli uomini da parte delle attiviste: “Io ragiono da persona libera e mi dà un po’ fastidio quest’idea che qualsiasi cosa venga presa a pretesto per fare della tifoseria da stadio. Milan contro Inter. No, non funziona così. Il patriarcato esiste e non è un’invenzione recente, ma non è vero che i maschi siano tutti patriarchi. Cosa facciamo, la conta dei patriarchi? Dài, è ridicolo”.
“Stiamo dicendo che ci sono stati padri violenti? Ha ragione, è vero, sì. Ma questa cosa di tirare la riga e dire ‘siete tutti così e noi siamo tutte colà’ francamente mi sembra un eccesso di semplicismo. Ci sono anche delle madri molto violente. La lista è lunga. Allora che differenza c’è tra uomo e donna? Perché se è genetica mi vengono i brividi a pensare che ci sia una genetica buona solo femminile e una genetica cattiva solo maschile, mi pare esagerato e mi sembra anche un ragionamento che si basa sul nulla se non con la rabbia. Ci sono stati anche tanti padri che sono stati neutralizzati nel loro ruolo, se vogliamo raccontarcela tutta. L’idea che questa tragedia di Giulia Cecchettin sia accaduta per una relazione di causa ed effetto, in psicologia, è una bestemmia”.
Crepet analizza la situazione di Giulia e Filippo Turetta, indagato per omicidio volontario aggravato: “Da un lato c’è un ragazzo che non riesce a gestire un abbandono e dall’altra parte c’è una ragazza che ha subito la perdita della madre e non riesce a gestire la sua assenza, per cui si ributta in quel sentimento. Non ce la fa a dire di no”.
E infine cerca di placare gli animi: “Vedo tanta aggressività. Un po’ la capisco per chi è stato toccato direttamente da questa tragedia. Ma il coro molto al femminile che arriva a dire ‘distruggi ogni cosa’… Rilevo quest’aggressività. Se vuoi parlare della violenza fallo in maniera non violenta, sennò non sei credibile. Se mi parli violenza ipotizzando di spaccarmi la faccia, sei violenta anche tu”.
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