“Ecco come la Cgil gonfia le sue casse”. La denuncia de Il Giornale: vi sveliamo il trucco che fa entrare milioni non dovuti, nuova bufera su Landini

Dopo una prima inchiesta di “Fuori dal coro” sulle spese pazze di Landini e della Cgil, e dopo la bufera scatenatasi per il licenziamento del suo storico portavoce, adesso emergono altri dettagli piuttosto cupi sul sindacato “rosso”. Le ombre, stavolta, riguardano i patronati esteri gestiti dalla Cgil: sotto i riflettori – come riporta Il Giornale – sono finite le sedi Inca-Cgil di Brasile, Argentina, Canada, Svizzera, Stati Uniti e Austria. Si parla di un giro di svariati milioni di euro, un trucco per gonfiare le casse dell’organizzazione. Tutto nasce da una relazione, del 2016, approvata dal Comitato parlamentare per le questioni degli italiani all’estero. Da allora, però, nessuno ne ha chiesto conto. Forse perché prima di questo governo al ministero del lavoro si sono succeduti tutti ministri riconducibili alla sinistra? Ma approfondiamo meglio la vicenda nel dettaglio.

L’Inca Cgil – spiega Pasquale Napolitano su Il Giornale – è il primo patronato in Italia e all’estero per volume di attività, con oltre 5milioni di persone in Italia e 600mila connazionali residenti all’estero. Al vertice c’è Michele Pagliaro, al secondo mandato e riconfermato da Landini nel 2019. “Dal bilancio Cgil emerge che Inca (un patronato) finanzia l’apparato della comunicazione del sindacato rosso. Nell’assetto societario di Futura Srl, una società creata da Landini nel 2021 per gestire la comunicazione Cgil, Inca possiede ben il 15,5% delle quote”. Ma come si finanzia Inca-Cgil? Da dove arrivano quei fondi che il patronato poi gira sul conto del sindacato? Perché l’incremento del numero di patronati esteri è inversamente proporzionale al numero di connazionali potenziali utenti dei servizi degli stessi? Vediamo le risposte a queste domande così delicate.

Patronati esteri della Cgil, altri guai in vista per Landini

Spiega sempre Napolitano che ha approfondito la vicenda nel suo articolo del 30 ottobre: “Il grosso dei quattrini arriva proprio dai patronati sparsi in tutto il mondo, i quali forniscono assistenza fiscale e previdenziale agli italiani all’estero. Per ogni pratica o pensionato, Inca-Cgil incassa soldi dallo Stato italiano”. La domanda a questo punto sorge spontanea: pratiche vere o fittizie? Altrimenti non si spiega l’inchiesta parlamentare con la relazione del 2016. Il Comitato parlamentare nelle sue conclusioni metteva nero su bianco le irregolarità compiute dai patronati esteri della Cgil, riportandone anche i dati. Una gola profonda svela al Giornale: “Va ricordato anche il legame con i parlamentari eletti nelle circoscrizioni estere. I voti arrivano proprio dagli italiani residenti all’estero i cui elenchi sono custoditi dai patronati. Per mantenere lauti introiti e un adeguato status quo fanno eleggere i loro referenti che sono lì a monitorare che nulla venga toccato”. Per Landini nuovi guai in arrivo.

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