Massimo Giannini, il retroscena tutto da ridere sulla sua cacciata da La Stampa: il parassita pensava di aver leccato così bene il suo padrone da meritare la direzione di Repubblica

Ha citato “Il Gladiatore”, ieri 5 ottobre Massimo Giannini nel suo ultimo incontro con la redazione de La Stampa. Riporta il Giornale in un retroscena che secondo quanto raccontato dai colleghi l’orma ex direttore “abbia evocato il generale Massimo Decimo Meridio. Eroe immaginario della guerra contro i ‘barbari’ ed erede designato (ma usurpato) dell’imperatore Marco Aurelio per ripristinare la Repubblica (absit iniuria verbis), nel film hollywoodiano Il gladiatore. Quello di: “At my signal, unleash hell””, ovvero al mio segnale scatenate l’inferno. Questo per “dire che Roma vale al di là del destino di chi la guida: una mozione di orgoglio per la testata”. Secondo i più maligni, negli ultimi mesi a non convincere era stata questa linea “sempre più radicalmente antigovernativa impressa al giornale”, “in cui Giorgia Meloni veniva paragonata al Macbeth ossessionato da nemici immaginari e di annunci di un governo tecnico alle porte. Fino all’arruolamento di Mattarella tra gli antagonisti della premier, che ha costretto il Colle alla smentita” .

Del resto si dice anche che Giannini non fosse in buoni rapporti con gli editori Elkann – “la rottura si consumò fin dai funerali di Scalfari, dove Giannini nella sua orazione funebre li accusò in pratica di non aver capito nulla della Repubblica del Fondatore” – e nemmeno con la redazione – “in un comunicato di fine luglio il Cdr usava parole di durezza inusitata contro il direttore: ‘Arroganza e indifferenza’, ‘mancanza di rispetto personale e professionale’, ‘sconcerto e rabbia’. La Stampa, insomma, era “una nave alla deriva” con la sua direzione. Anche perché “Giannini, cresciuto fin da giovanissimo alla scuola di Scalfari, si sentiva l’erede in pectore del quotidiano di Largo Fochetti, dopo il regno di Ezio Mauro. Invece gli Elkann gli preferirono Molinari“.

Dalla redazione dicono poi che la tv “è l’unica sua vera passione, tramontata l’ipotesi di dirigere Repubblica”. “Non solo per la sua presenza come ospite fisso nei talk-show, ma anche per la scelta di inzeppare il giornale di volti noti, dalla compianta Michela Murgia a Lucia Annunziata, da Cacciari a Ghisleri ad Annalisa Cuzzocrea”.

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