Stop improvviso alle auto Euro4 a partire dal 1 ottobre in tutte le città della Lombardia: la porcata indegna ad opera del cosiddetto governo di ‘centrodestra’

di Andrea Zoppolato per LombardiaCittaStato

…e la LOMBARDIA zitta zitta tira un’altra MAZZATA sui lavoratori più poveri: STOP ai DIESEL EURO 4 in tutte le città della REGIONE

Le 5 domande da porsi in seguito a un provvedimento che si abbatte su oltre 200mila famiglie lombarde

Ci aveva provato il Piemonte a introdurre un blocco senza eguali nel mondo. Ma poi è stato costretto a fare dietrofront dal governo in seguito alle proteste dei cittadini. Quasi in silenzio arriva un’ordinanza simile dalla Regione Lombardia. Improvvisamente i Diesel euro 4 sono da rottamare. Provvedimento unico al momento che supera anche le istanze ecologiste. Ed è subito caos: ad esempio, vale ancora il diritto di accesso limitato per residenti e non a Milano?

…e la LOMBARDIA zitta zitta tira un’altra MAZZATA sui lavoratori più poveri: STOP ai DIESEL EURO 4 in tutte le città della REGIONE

L’ordinanza presa “senza impattare in maniera ideologica sulla mobilità dei lombardi”

La smania ecologista ormai prende tutti i partiti. Soprattutto in Lombardia. La giunta regionale ha introdotto ulteriori disposizioni per limitare la circolazione dei veicoli più vecchi, considerati più inquinanti. La limitazione alla circolazione dei Diesel Euro 4 viene estesa in tutti i comuni con più di 30 mila abitanti a tutto l’anno, non più solo nei mesi invernali, a partire dal primo ottobre 2023, anche se dotate di FAP. Dal primo ottobre 2024 tale limitazione riguarderà anche i veicoli euro 0 e euro 1 GPL e Metano. “Promuoviamo il ricambio di veicoli inquinanti con incentivi alla rottamazione e nel frattempo introduciamo limitazioni ai motori più vecchi senza impattare in maniera ideologica sulla mobilità dei lombardi” ha detto l’Assessore all’Ambiente Giorgio Maione. Una dichiarazione che suona paradossale. Vediamo perché.

Un grave danno per oltre 200mila famiglie lombarde

Qualche considerazione sull’ordinanza che costituisce un’altra misura repressiva attuata in Italia ma non negli altri paesi d’Europa e nel mondo.

1. Se si tratta di una decisione non “ideologica”, non si capisce come mai nel resto d’Europa e del mondo nessuno Stato o Regione abbiano adottato un simile provvedimento. Nel resto del mondo, infatti, i Diesel Euro 4 possono circolare senza limiti, ad eccezione di alcune aree limitate ai centri di alcune grandi città.
2. Non si capisce come una decisione del genere sia “senza impatto sulla mobilità dei lombardi”. Si tratta di centinaia di migliaia di persone che in massima parte guidavano automobili più vecchie proprio perché nell’impossibilità di acquisire autovetture nuove.
3. In pratica si tratta di un esproprio che colpisce persone che al momento dell’acquisto avrebbero deciso diversamente se avessero saputo che la loro auto aveva una scadenza politica.
La domanda che ci dobbiamo porre è: è giusto che la politica si stia arrogando il potere di inserire una data di scadenza ex post? Oggi alle auto, domani potenzialmente a qualunque altro prodotto con la finalità evidente di costringere le persone ad acquistare prodotti nuovi anche contro la loro volontà.
4. I turisti stranieri che dovessero passare in Lombardia con la loro auto rischierebbero anche loro il blocco o la requisizione del mezzo?
5. Soprattutto: cui prodest? L’unica certezza è che a festeggiare siano i costruttori di automobili, cosa che accade spesso da decenni quando si tratta di norme politiche. Si parla di oltre 200mila auto che vengono di fatto bloccate: significa obbligare alla loro sostituzione con auto nuove. Considerando un valore medio di 20.000 euro, significa un potenziale giro d’affari di sostituzione di oltre 4 miliardi di euro. Una cifra enorme.
Una cifra che soprattutto fa capire quanto sia grande l’incentivo per uno o più costruttori ad investire in iniziative di lobby, se non peggio, per portare i politici a introdurre leggi che li avvantaggino.
Come diceva Jean-Baptiste Say, è l’offerta che crea la domanda. E ai nostri tempi per l’offerta (i produttori) il gioco è ancora più semplice: perché è sempre più la politica a creare la domanda.
È sufficiente condizionare la politica per ottenere guadagni colossali. A spese dei cittadini.
Vedremo se i lombardi alzeranno la voce come fatto dai piemontesi oppure abbasseranno la testa e ingoieranno il rospo. Un’altra volta.

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