di Daniele Capezzone per Libero
Se si parlasse di chiunque altro, si potrebbe dire che quel tizio o quella tizia hanno finalmente gettato la maschera. Ma, trattandosi di Elly Schlein, la marziana calata al Nazareno da una galassia lontana e sconosciuta, la metafora ĆØ impropria e non a fuoco: perchĆ© la segretaria del Pd non si ĆØ mai nascosta. Direbbero a Oxford (o forse a Cambridge, non vorrei confondermi): non ci fa, ci ĆØ.
Sin dallāinizio della sua avventura, si ĆØ presentata come lāespressione orgogliosa e autocompiaciuta di una cultura minoritaria, felice di esserlo, drammaticamente sconnessa dal corpo reale della societĆ italiana. La sua sortita di ieri sulla settimana corta, a favore di una secca riduzione delle ore lavorative a paritĆ di salario, ci fa capire bene che la creazione di ricchezza e la produttivitĆ sono per lei concetti vaghi e sconosciuti. Scusi, gentile Elly: se dobbiamo tutti guadagnare lo stesso lavorando meno, alla fine della fiera chi paga? Delle due lāuna: o pagano i contribuenti, se qualche geniale dirigista del Pd si inventerĆ – per sostenere lāoperazione – un megasussidio pubblico; oppure pagano le imprese, che verrebbero cosƬ letteralmente portate al massacro.
FUORI DAL MONDO
Diciamolo chiaramente: questa donna non ĆØ cattiva. Peggio: ĆØ semplicemente scollegata dalla realtĆ . E allora, una famiglia con il mutuo da pagare, un lavoratore autonomo in arretrato con un versamento Iva, un lavoratore non garantito, un disoccupato non adagiato su nessun sussidio, un imprenditore in difficoltĆ con il credito bancario, cosāhanno (cosāhanno avuto e cosāavranno) da spartire con le parole dāordine, gli slogan e lāimmagine stessa di questa segretaria del Pd?
Eppure – andando a ritroso – ciĆ² che fa sorridere ĆØ il racconto compiacente che ha accompagnato lāincoronazione alle primarie della Schlein. Solo osservatori a loro volta sconnessi dalla vita reale potevano credere a un match ad armi pari tra la Meloni e lei: cioĆØ tra una donna vissuta da sempre nella battaglia politica e una totale extraterrestre, tra una persona immersa nel suo popolo e unāaltra incomprensibile perfino nel suo modo di esprimersi (la Ā«visione intersezionaleĀ», la lotta alle discriminazioni Ā«omobilesbotransfobicheĀ», la Ā«giustizia sociale e climaticaĀ», per citare tre cavalli di battaglia schleiniani).
La cosa curiosa ĆØ che un simile lessico e una simile forma mentis, evidentemente minoritari e soddisfatti di esserlo, siano invece stati presentati come la possibilitĆ di ristabilire una connessione con il popolo: un poā come andare in autostrada contromano, e supporre che siano gli altri a sbagliare il senso di marcia.
Ciononostante ā per un semestre ā alla Schlein ĆØ stato perdonato tutto: anzi, ogni gaffe diventava un ulteriore motivo di esaltazione. Resta indimenticabile il resoconto, sul Corriere della Sera, nellāaprile scorso, di una serata a casa del cantautore Claudio Baglioni con la presunta eroina del popolo impegnata a svippeggiare ai Parioli servita da camerieri in livrea. PiĆ¹ lotta di alta classe che lotta di classe. Poi, a stretto giro di posta, ĆØ arrivata la prima intervista della neosegretaria, incredibilmente concessa a Vogue, con lāinfortunio dellāarmocromista/personal shopper da 300 euro lāora. Tutte spiedi un drammatico cortocircuito: la neoleader veniva presentata come un fattore di riconnessione con il popolo e la vita reale degli italiani, mentre ā di tutta evidenza ā Schlein rappresentava e rappresenta tuttāaltro, e cioĆØ minoranze urbane autoreferenziali ben contente di vivere in una bolla separata. Mettiamola cosƬ: lāobiettivo (proclamato) di riportare il Pd in mezzo alla gente ĆØ contraddetto in primo luogo dallo stesso profilo della Schlein, dal suo essere e dal suo dire primāancora che dal suo fare.
FEMMINILE O FEMMINISTA?
Quanto al linguaggio involuto e incomprensibile della segretaria Pd, si potrebbe scrivere un trattato. Ecco il modo in cui, al suo esordio, la Schelin ha polemizzato ā in quanto donna ā con la Meloni: e cioĆØ sostenendo, sintetizzo con parole mie, che, con la storia dellāarticolo āilā invece che ālaā, quella di Meloni sarebbe Ā«una leadership femminile ma non femministaĀ», che Ā«non intende mettere in discussione il sistema di potere e la cultura patriarcale che permea la societĆ Ā». A questo punto, delle persone normali avrebbero richiesto lāintervento immediato di robusti infermieri: il grosso dei commentatori italiani si ĆØ invece consumato le mani per gli applausi.
Fino alla sortita di ieri sulla settimana corta. Un anno e mezzo fa, davanti a una proposta simile avanzata in Gran Bretagna, il Telegraph, giornale di orientamento conservatore e pro mercato, parlĆ² di rischio āsovieticoā.
In Europa continentale, del resto, dibattiti simili giĆ ci furono molti anni fa: dalle 35 ore settimanali in Francia nel Duemila ai rilanci in Italia di Fausto Bertinotti. Siamo sempre lƬ. La sinistra dimentica solo di dirci chi debba pagare il conto.
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