Giorgia Meloni e Matteo Salvini ai ferri corti: dai clandestini al rapporto con Bruxelles, fino alle riforme, la Ducetta e il Capitone sono agli estremi opposti

DOPO IL BOOM DI SBARCHI, L’OFFENSIVA DI SALVINI E CALDEROLI (“LA STRATEGIA EUROPEA DELLA PREMIER E’ FALLITA”) E L’ISOLAMENTO IN UE, GIORGIA MELONI SCAPOCCIA E PROMETTE IL PUGNO DI FERRO SUI MIGRANTI – IN PIENA SINDROME DI ACCERCHIAMENTO LA SORA GIORGIA RILANCIA LA TEORIA DEL COMPLOTTO, METTE NEL MIRINO I SOCIALISTI EUROPEI, L’ALTO RAPPRESENTANTE PER GLI AFFARI ESTERI BORRELL E CHIEDE UN BLOCCO NAVALE DELL’UE (SE VEDE UN BARCONE SPARA SUI MIGRANTI?) –L’INVITO A VON DER LEYEN AD ANDARE A LAMPEDUSA. LA MELONI NON E’ QUELLA CHE SI E’ BUTTATA NELLE BRACCIA DI ORBAN E DEI NAZIONALISTI POLACCHI CONTRARI ALLA REDISTRIBUZIONE DEI MIGRANTI?

L’aria è tesa nel panorama politico italiano. La decisione di Giorgia Meloni di rivolgersi direttamente al popolo italiano attraverso un video è chiaramente il risultato di un crescente disagio interno. La promessa iniziale del video è semplice: “Non abbiamo cambiato idea”, ma sotto questa affermazione si nasconde un tourbillon di tensioni, frustrazioni e una rabbia appena nascosta nei confronti di alcuni alleati, in particolare Matteo Salvini.

L’attuale crisi migratoria sta mostrando tutte le crepe all’interno della coalizione di centrodestra. Le promesse fatte durante la campagna elettorale sembrano adesso lontane, e Meloni si trova sotto il fuoco incrociato. Se da un lato l’opposizione esterna era prevedibile, è il fuoco amico di Salvini che brucia di più. Le sue parole, attraverso figure chiave della Lega come Crippa e Calderoli, sono colpi diretti al cuore della strategia di Meloni, mettendo in luce fallimenti e decisioni discutibili.

Il vero pugno allo stomaco, però, proviene dalla stessa Lega, con Salvini che, pur non pronunciandosi direttamente, lascia che i suoi sottoposti mettano in dubbio ogni mossa di Meloni. Questi attacchi non solo sfidano la leadership di Meloni, ma sembrano minare il nucleo stesso dell’alleanza. La rabbia di Meloni è palpabile, e la sua decisione di convocare un vertice senza la presenza di Salvini ne è una chiara dimostrazione.

Nel bel mezzo di tutto ciò, l’Europa osserva. E mentre Meloni cerca di guadagnare sostegno, sottolineando l’importanza dell’accordo con la Tunisia e dei fondi promessi, non può fare a meno di gettare ombre di complottismo, puntando il dito verso forze oscure all’interno dell’UE. Questa manovra potrebbe essere vista come un tentativo di distogliere l’attenzione dai problemi interni, ma al contempo accentua la crescente spaccatura tra lei e Salvini.

In sintesi, l’atmosfera è esplosiva. Con una Meloni che lotta per mantenere unita la coalizione e una rabbia appena contenuta verso Salvini, le prossime mosse potrebbero rivelarsi decisive per il futuro del centrodestra italiano.

Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per la Stampa

Un video lungo sei minuti, i toni assertivi, sul finale un sorriso rassicurante rivolto agli italiani e quella frase che racconta tutta la difficoltà del momento: «Non abbiamo cambiato idea. Ci vorrà tempo, determinazione e molto lavoro, ma non abbiamo cambiato idea».

(…)

Meloni è costretta a difendersi dagli alleati. Lo sapeva, se lo aspettava. Ma non pensava che Matteo Salvini sarebbe arrivato – parole sue riferite da fonti di Palazzo Chigi – «fino a questo punto». Da tre giorni, ogni giorno, la Lega ribadisce la stessa inappellabile sentenza: «La strategia europea di Meloni è fallita. L’accordo con la Tunisia non vale nulla». Ieri però c’è stato un salto di qualità.

Dopo il vicepresidente del Carroccio Andrea Crippa, è Roberto Calderoli a decretare il flop del governo: «Non so se si tratti di un atto di guerra (così lo ha definito il leader della Lega riferendosi a Tunisi, ndr), ma è un’invasione. Quando Salvini era ministro degli Interni tutto ciò non si verificava, per cui a buon intenditor poche parole. Di fronte a questi numeri, in assenza dell’Europa, è evidente che l’Italia dovrà fare da sola».

Calderoli non è uno qualunque. È il ministro delle Autonomie, siede allo stesso tavolo della presidente del Consiglio. Sono parole che in altri tempi avrebbero potuto produrre una crisi di governo, e che il vicepremier Salvini non potrebbe pronunciare direttamente senza causare uno strappo insanabile con la leader di Fratelli d’Italia.

Parole che suonano come una sconfessione anche di Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, ex capo di gabinetto di Salvini ai tempi dei decreti Sicurezza, mai entrato in sintonia con la premier e con il ministro della Difesa Guido Crosetto, anche lui di FdI.

La campagna elettorale è iniziata nel modo più brutale. Con una competizione a destra, che sembra davvero senza esclusione di colpi. Con le due Le Pen, l’anziana Marine che andrà a Pontida da Salvini, e la giovane Marion che è a Lampedusa per sostenere Meloni, che incarnano le due destre che si combattono in Francia, in Europa, e dunque in Italia. La premier sta cercando di trovare una via d’uscita dall’assedio, inseguita da chi le ricorda cosa non ha mantenuto. Rispolvera l’idea di una missione navale in acque nordafricane a guida europea. È la cosa più vicina a quel blocco navale che aveva dovuto infilare in un cassetto appena arrivata a Palazzo Chigi.

(…) Contro l’offensiva leghista la premier non può che rilanciare la sua strategia. Se non lo facesse, come confida ai suoi, darebbe un segnale di debolezza. E così torna a chiedere aiuto all’Europa. Sente la presidente Ursula von der Leyen, le ricorda l’accordo con Tunisi, i 250 milioni di euro che l’Ue aveva promesso a Kais Saied.

Poi riprende le vecchie teorie della cospirazione contro l’Italia. Cosa sono «le realtà influenti» di cui parla? O «la parte dell’Europa che si muove in direzione opposta» rispetto agli accordi? Senza dire chi, si riferisce ai socialisti europei, all’Alto rappresentante per gli Affari esteri Josep Borrell, non a caso additato dai giornali di destra come responsabile, e alla presidente del gruppo all’Europarlamento, Iratxe Garcia-Perez, che su questo giornale definisce Meloni «un problema per l’Ue» e boccia come «un grave errore» l’accordo con Saied, autocrate che calpesta i diritti umani.

Rilanciare, inasprire, non mostrarsi sulla difensiva. Meloni sente di non poter fare altro. E così convoca un vertice – ieri mattina – alla presenza di Piantedosi, Crosetto e Mantovano, e senza Salvini. Lì matura la decisione della stretta annunciata nel video, e che sarà formalizzata nel Cdm di lunedì, a margine del quale si potrebbe tenere anche una riunione del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica. È l’organo che la Lega considera lo strumento con cui Meloni e Mantovano intendono scippare politicamente al Carroccio il dossier migranti.

Scavalca la censura di regime dei social. Seguici via Telegram, basta un clic qui >https://t.me/capranews

Total
0
Shares
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Previous Article

Omicidio Yara Gambirasio, Massimo Bossetti e il via libera dei giudici ai suoi legali per l'accesso a 54 nuovi reperti di dna

Next Article

Greta Thunberg questa volta nei guai per davvero! Nuovamente arrestata per aver bloccato una strada: stavolta finisce a processo e rischia di finire in galera. Quella vera

Related Posts