Ragazza stuprata dal branco a Palermo, siamo al paradosso: Ermal Meta chiede condanne esemplari, ma la solita giornalista rossa arriva a tirargli le orecchie. Poi non dite che viviamo nel mondo all’incontrario

Estratto da open.online

«Conosco persone, donne, che da uno stupro non si sono riprese mai più. Che scattano in piedi appena sentono un rumore alle loro spalle, che non sono più riuscite nemmeno ad andare al mare e mettersi in costume da bagno come se non avessero nemmeno la pelle. Vogliamo salvare e recuperare un branco? Ok, sono d’accordo. Ma come salviamo una ragazza di 19 anni che d’ora in poi avrà paura di tutto? Perché la responsabilità sociale la sentiamo nei confronti dei carnefici e non in quelli della vittima?».

Ermal Meta tiene il punto dopo aver scatenato le polemiche sui social commentando con toni durissimi la violenza sessuale ai danni di una 19enne, compiuta da un branco di sette giovani a Palermo (uno dei quali, questa mattina, ha confessato l’abuso). E l’artista prosegue: «Se c’è una qualche forma di responsabilità collettiva nei confronti dei carnefici, allora dovremmo provare a sentirci responsabili anche per quella ragazza e per tutte le vittime di stupro perché è a loro che dobbiamo veramente qualcosa, sono le vittime che vanno aiutate a ricostruire la propria vita».

Ermal Meta ha quindi aggiunto: «Per quanto riguarda le pene esemplari credo che siano assolutamente necessarie per un semplice motivo: nessun atto criminale viene fermato dalla paura della rieducazione, ma da quella della punizione. Ovviamente siamo tutti garantisti finché la “bomba” non ci cade in casa». In molti hanno accusato il cantautore di aver usato toni troppo duri e poco garantisti nei confronti dei sette giovani arrestati.

Nelle scorse ore aveva scritto (…) Lì in galera, se mai ci andrete, a ognuno di voi “cani” auguro di finire sotto 100 lupi in modo che capiate cos’è uno stupro». Il messaggio aveva suscitato centinaia di risposte, tra chi sostiene che la linea dura di Ermal Meta sia corretta e chi, come la giornalista Francesca Barra, lo accusa di “macchiarsi dello stesso crimine”.

«Tutto parte in famiglia. Non si può deresponsabilizzare il singolo attraverso la collettività. Sbagli? Paghi. Punto» A chi ha parlato di «responsabilità collettiva» per quanto accaduto, Meta ha replicato: «Di orribile c’è quello che hanno fatto, di orribile c’è il trauma che quella ragazza probabilmente si porterà dietro per molto tempo, di orribile c’è la madre di uno di loro che cerca di far passare per una poco di buono la vittima, di orribile c’è la mancanza totale di empatia, di orribile c’è filmarla, deriderla, lasciarla per strada come uno straccio e poi minacciarla, di orribile c’è la totale mancanza di umanità. Non è la collettività ad averli portati a compiere uno scempio del genere, ma una loro precisa e lucida scelta».

E Meta osserva (…) TUTTO parte in famiglia. Non si può deresponsabilizzare il comportamento del singolo attraverso la collettività. Sbagli? Paghi. Punto».

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  1. Per questi reati, la galera è la punizione minima, dovrebbero ritrovarsi nella stessa situazione in cui si è trovata la loro vittima per capire l’orrore delle loro azioni. E a chi trova giustificazioni non è meno responsabile degli esecutori.

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