Il generale Vannacci ha mandato Meloni con le spalle al muro! La Ducetta furibonda con Salvini per aver osato schierarsi dalla parte del militare senza se e senza ma

Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per la Repubblica

Il mattino dopo l’aperitivo, il cancello della masseria Beneficio si apre attorno a mezzogiorno. Esce Andrea Giambruno, compagno di Giorgia Meloni. È solo al volante e si perde tra le campagne della Valle d’Itria. Domenica sera ha partecipato anche lui al brindisi tra la premier e Matteo Salvini. Una celebrazione evaporata in fretta, però.

Dopo poche ore, la leader deve prendere atto di una realtà neanche sottovalutata, che puntualmente si ripresenta: Salvini lavora per riconquistare la destra italiana a scapito di Fratelli d’Italia, in accesa competizione con il partito egemone della coalizione. Ne ha avuto prova ancora ieri, quando il vicepremier si è schierato con il generale Roberto Vannacci. Poteva evitare di farlo, o aspettare un paio di giorni: ha scelto di renderlo noto appena ripartito da Polignano a Mare. E d’altra parte, il segretario del Carroccio non può garantire – né ha intenzione di farlo – quello che la presidente del Consiglio gli avrebbe chiesto ancora ieri, e che è possibile sintetizzare così: «Una concorrenza sleale non fa bene a nessuno».

 In questo, lo scandalo del libro di Vannacci è emblematico: Salvini dice quello che in fondo Meloni vorrebbe dire, senza poterlo fare. Per bilanciare la linea dura di Guido Crosetto, e per resistere alle pesanti critiche che le sono piovute da destra, la fondatrice di Fratelli d’Italia ha chiesto a Giovanni Donzelli e Tommaso Foti – due che sondano sempre prima Palazzo Chigi – di solidarizzare con il generale. Ma è evidente che per giorni ha evitato di spingersi oltre, esponendosi in prima persona, per non generare un conflitto con il Colle e ragione di tensione con una fetta del Paese.

Salvini invece può farlo. E attacca non curandosi del fatto che il ministro della Difesa certo non arretra. A chi l’ha sentito nelle ultime ore, Crosetto ha spiegato di aver preso una «scelta istituzionale». Rispettare le istituzioni, per lui, significa far «rispettare le regole», anche e soprattutto se si tratta di militari che servono il Paese. Per questo, pur ribadendo di non essersi mai piegato «ai pensieri unici», e dicendosi liberale e garantista, difende la decisione ed evita polemiche politiche con chi, come leghista, lo ha contestato.

È una dinamica, quella della maggioranza, che moltiplica i timori della leader, la quale deve guardarsi da almeno un paio di problemi. Il primo è appunto quello che porta a via Bellerio, dove il ministro dei Trasporti gioca la battaglia per il predominio della destra. Ma c’è anche un altro mondo che potrebbe punire Meloni, quello che si sta saldando alla destra di Fratelli d’Italia: riguarda la galassia No Vax e filo-russa, quella cavalcata da Gianni Alemanno e da altri antichi missini. Nel partito si inizia a osservare con una certa preoccupazione una tendenza al rialzo nei sondaggi di quel frammento di estrema destra.

Se gestire il “caso Vannacci” è fastidio di fine estate, immaginare di maneggiare l’enorme dossier della manovra economica è assai più complesso. Le parole sulla manovra “magra” che attende il Paese pronunciate da Giancarlo Giorgetti potevano forse essere un po’ meno nette, ma riflettono comunque una linea condivisa con Meloni. La carenza di risorse, la necessità di concentrarsi su redditi medio-bassi, cuneo fiscale e natalità non è altro che un bagno di realismo che Meloni giudica necessario. Il costo politico, però, potrebbe essere doloroso.

(…) Ma resta l’imperativo dell’austerità, che la leader dovrà comunque spiegare agli elettori, già in difficoltà per l’inflazione e il caro benzina.

Sono responsabilità che graveranno molto meno sull’agenda di Salvini, nonostante Giorgetti sia espressione del Carroccio. E d’altra parte, andrà così su ogni dossier. Sulle banche, ad esempio, Salvini ha gioco facile a cavalcare la scelta di Meloni, pur di non sguarnire la destra. Mentre sul rapporto con l’Europa continuerà a promuovere un’intesa con Marine Le Pen, che invece la premier riesce al massimo a non condannare a prescindere. Un altro difficile equilibrismo tutto da costruire.

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1 comment
  1. Alemanno è estrema destra? Piuttosto FdI è passato a sinistra, ha rinnegato tutto quello che ha promesso in campagna elettorale per paura dell’appoggio degli USA e dell’Europa, parassiti entrambi dei popoli europei. Salvini molte volte parla in modo corretto ma quando si trova a dover prendere le decisioni giuste tentenna e rinuncia per paura di perdere consensi. In questo caso è puro opportunismo, l’appoggio al generale anche se non era del tutto scontato.

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