Ho letto il libro del generale Vannacci e posso tranquillamente dire che va assolto: in base al codice militare non ha commesso alcun illecito

di Giancarlo Palombi per il blog di Nicola Porro

“I militari possono liberamente pubblicare loro scritti, tenere pubbliche conferenze e comunque manifestare pubblicamente il proprio pensiero, salvo che si tratti di argomenti a carattere riservato di interesse militare o di servizio per i quali deve essere ottenuta l’autorizzazione”. L’articolo 1472 del ‘Com’, il Codice di ordinamento militare parla chiaro: il generale Roberto Vannacci non ha commesso alcun illecito. La norma aggiunge: “Essi (i militari) possono, inoltre, trattenere presso di sé, nei luoghi di servizio, qualsiasi libro, giornale o altra pubblicazione periodica”. Dunque la linea guida ‘giuridica e comportamentale’ dei militari autorizza questi tanto a manifestare il proprio pensiero con pubblicazioni quanto a esporre sulla propria scrivania il libretto rosso di Mao. Come potrebbe quindi censurare disciplinarmente il libro autoprodotto dal generale incursore?

Roberto Vannacci, oltre a vantare un curriculum operativo di grande rilievo, è uomo abile nella dialettica e nella gestione delle controversie, un ufficiale addestrato (e abituato) a gestire e prevedere qualsiasi tipo di reazione. Difficile immaginare che non abbia previsto il caos sollevato dal suo ‘Il mondo al contrario‘. Il procedimento disciplinare – in gergo ‘processino’ incardinato dinanzi alla commissione disciplinare – una volta che si è conclusa l’inchiesta formale propone al Ministro della Difesa (nella sostanza alla Direzione Generale per il Personale Militare che ha la delega del Ministro della Difesa per l’irrogazione delle sanzioni disciplinari di stato) di definire la posizione del militare inquisito: in sostanza la palla passa nuovamente a Crosetto.

Vannacci nelle 353 pagine di libro riporta fatti e circostanze che attribuisce a giornali, post pubblicati sui social, comune sentire. Insomma al ‘vox populi’. Pensieri e parole sì condite da considerazioni personali, ma basate sull’ovvio. A descrivere con lucidità e attenzione il contesto e il contenuto del libro è un altro generale (anche lui dell’Esercito) e con valide e importanti esperienza operative e di comando, Paolo Capitini. Così l’alto ufficiale scrive sul suo blog ‘Il Tempo dell’Ormai‘: “…Le 353 pagine sono dedicate alla certosina raccolta di quello che in moltissimi non solo pensano, ma normalmente esternano in molti oscuri luoghi di questo contorto paese… Provate a domandare al signor Quintilio che dalle parti di Moie sta arando il campo a bordo del suo FIAT 60-65 cosa farebbe a chi gli entra in casa, spaventa la moglie e il cane, ruba tutto e quando i Carabinieri lo prendono se ne va in affido o addirittura assolto. Provate! Resterete stupiti dalla grettezza oscurantista e anti-progressista di quell’uomo il quale all’evangelico ‘porgi l’altra guancia’ preferirà porgergli in testa la vanga di piatto… Tutelare le minoranze è un segno di civiltà giuridica, abbracciarne il credo, le convinzioni e gli atteggiamenti è tutt’altra cosa. Il diritto all’esistenza e alla tolleranza non implica in automatico quello alla simpatia e alla condivisione… Io ho letto il libro di Vannacci e non ho trovato altro che parole spesso udite camminando per strada o prendendo un caffè. Parole semplici, senza troppo approfondimento, con pochissima analisi e ancor meno studio ma non per questo poco diffuse tra la gente che vuol solo campare i suoi giorni”.

Vannacci ha scoperchiato forse un vaso di Pandora di sentimenti e luoghi comuni che inevitabilmente appartengono a una parte di italiani, ma non ha violato il codice militare. Dunque, dovrà essere assolto. Se così non fosse, sarà difficile evitare la bolla di condanna politica del suo gesto.

APPUNTI PER IL CASO VANNACCI – IL TAR DEL PIEMONTE HA DATO RAGIONE A UN MARESCIALLO DELL’ESERCITO, CHE ERA STATO SANZIONATO CON LA “PERDITA DEL GRADO, PER RIMOZIONE” PER AVER PROMOSSO UNA CAMPAGNA MEDATICA CONTRO I SUICIDI NEL COMPARTO DELLA DIFESA – SECONDO I GIUDICI AMMINISTRATIVI, ANCHE PER I MILITARI PUÒ VALERE IL “DIRITTO ALLA MANIFESTAZIONE DEL PENSIERO”

(ANSA) – Anche per i militari può valere il diritto “alla manifestazione del pensiero tutelato dall’articolo 21 della costituzione”. E’ quanto si ricava da una sentenza con cui il Tar del Piemonte ha dato ragione un maresciallo delle forze armate che era stato sanzionato con la ‘perdita del grado per rimozione’ dopo aver promosso una campagna mediatica per denunciare i tanti ‘casi di suicidio nel comparto della Difesa’.

Il provvedimento dei giudici subalpini è stato confermato il 6 giugno 2023 del Consiglio di Stato.

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  1. Da quando non si può più esporre il proprio pensiero? nessuno può condannare nessuno per aver espresso una propria opinione che oltretutto è sacrosanta verità. Quindi questa assoluzione è farlocca e tu non sei nessuno per dire che lo assolvi, non ha niente da farsi assolvere. Titolo alquanto ambiguo.

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