Roberto Saviano ufficialmente fuori dalla Rai: per il copiatore seriale lo stesso trattamento ‘etico’ che la feccia ha imposto per Filippo Facci

Roberto Saviano non è in palinsesto”. Lo ha detto l’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, in un’intervista a Il Mattino, confermando le indiscrezioni delle ultime ore. “La scelta è aziendale, non politica”, ha aggiunto l’ad. “Abbiamo trovato un’azienda demoralizzata, preoccupata, con uno sciopero imminente che siamo riusciti a revocare appena insediati.

In 60 giorni, abbiamo ripreso in mano il contratto di servizio, il piano industriale, il piano di sostenibilità: erano tutti fermi.

Dopo le nomine dei direttori, fatte in una logica di merito e di pluralismo nella seconda seduta del Cda, sono partiti i comitati editoriali che non si facevano dall’epoca di Campo Dall’Orto. E sono partite le riunioni di staff che significano questo: io da dipendente da 19 anni di questa azienda, dopo esperienze nel privato, ho fatto squadra e ho coinvolto i migliori colleghi della Rai perché c’erano da fare anche i palinsesti autunno inverno 2023. In due mesi abbiamo attivato moltissime cose, più di quanto si sia fatto in passato”, ha evidenziato il manager.

“Io sono stato nominato dal consiglio dei ministri presieduto da Giorgia Meloni su indicazione del titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti. Se questo significa che il mio essere stato ed essere tuttora legato ai valori democratico-cristiani sparisce e il tutto viene soppiantato dall’etichetta TeleMeloni, evidentemente c’è qualcosa che non va in chi adotta questo approccio.

Io non sono di parte, sono al servizio dell’azienda e del Paese perché mi ha nominato il governo, istituzione che rispetto profondamente. Premesso che le mie scelte sono sulla base della competenze e del merito, io non so e non voglio sapere per chi votano i direttori e i dirigenti di questa azienda. E nemmeno io so per chi voto, essendo un democratico-cristiano orfano dello Scudo Crociato sulla scheda” ha proseguito.

“La Rai non può esimersi dal rapporto con la politica. È importante però che la politica non condizioni la Rai. A differenza di alcuni dei miei predecessori, che non incontravano la politica incontrandola, io la incontro ma non mi faccio condizionare nelle scelte aziendali”, ha concluso Sergio.

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