Il dittatore tunisino invitato da Meloni e Mattarella fa il fenomeno presentandosi come novello Gheddafi: “Sono paladino degli ultimi”

MATTARELLA, ITALIA AL FIANCO DI TUNISI IN SFIDE IMPORTANTI

(ANSA) – “Questo nostro incontro è un’occasione per sottolineare l’amicizia che intercorre tra i nostri popoli, tra i nostri Paesi. Vorrei riprendere le riflessioni che abbiamo fatto insieme due anni fa e sottolineare ancora una volta come l’Italia sia al fianco delle Tunisia nelle sfide importanti che vi sono” e “ribadire la nostra volontà di collaborare sempre più intensamente”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricevendo al Quirinale il presidente della Repubblica tunisina, Kaïs Saïed.

“Benvenuto, signor Presidente. È un piacere. Bentornato al Quirinale, sono felice di incontrarla nuovamente. È un’occasione per ribadire ancora una volta il legame che intercorre tra Tunisia e Italia. Lei in questo periodo ha incontrato più volte la presidente del Consiglio italiano a Tunisi e a Roma e, quindi, conosce bene posizioni, orientamenti e iniziative dell’Italia”, ha sottolineato Mattarella incontrando il presidente tunisino a Roma.

2 – L’ATTESA E LA DIFFIDENZA PER IL PRESIDENTE TUNISINO CHE POI SI SCEGLIE LA PARTE DI «PALADINO» DEGLI UMILI

Estratto dell’articolo di M. Ca per il “Corriere della Sera”

[…] il colpo di scena è venuto […] quando una voce in italiano ha tradotto all’incirca così l’inizio del discorso di Kaïs Saïed, il presidente della Tunisia: «La mia gratitudine a Giorgia Meloni perché non ha esitato ad accogliere questa iniziativa tunisina tesa a discutere, a parlare tutti insieme».

Tunisina, non di Palazzo Chigi? Una sintesi sommaria? Malinteso possibile in una giornata nella quale il primo ministro libico Mohammed Dbeibah, non uno scandinavo, ha definito «atroce» il caldo di Roma?

Al di là dei diritti d’autore sull’appuntamento, è su ciò su cui viene accusato da più parti che il presidente tunisino si è procurato un ruolo di rilievo sulla scena. Conosciuto per aver fermato l’attività del Parlamento, docente di Diritto costituzionale che sospese la Costituzione nell’unico Paese inizialmente uscito più e non meno democratico dalle primavere arabe del 2011, sostenitore della tesi secondo la quale la sua terra verrebbe raggiunta da africani non arabi per un «complotto criminale» finalizzato a una sostituzione etnica, Saïed ha voluto per sé la parte del difensore di umili. Di alcuni.

«Da dove arrivano tutti questi soldi per comprare armi?», ha domandato alla Conferenza commentando le cose del mondo. […] Saïed era uno degli invitati di governi guardati con più diffidenza sotto il profilo dei diritti umani. «La migrazione nei secoli passati era da Nord verso Sud ed era normale. Si tratta di colonialismo (…). Da alcuni decenni vediamo una migrazione da Sud verso Nord e questa migrazione non è forse un risultato dell’altra che ci fu all’epoca del colonialismo?», ha chiesto con tono inflessibile il presidente tunisino.

[…] Saïed ricordava nella voglia di spiazzare il libico Muhammar el Gheddafi, invece sudato e in abiti beduini, il quale un giorno all’Auditorium di Roma imbarazzò con tesi assai meno liberali dell’atteso un platea che si aspettava da lui parole in difesa dei diritti della donna. «La Tunisia ha annullato la schiavitù nel 1847. Non possiamo accettare di essere Paese di passaggio nell’illegalità», ha affermato Saïed. Schivando così, genericamente, la diffidenza nei suoi confronti per la morte di persone respinte ai suoi confini: «Non avremo la pace di fronte a questi cadaveri».

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