“Abbiamo davanti un’opportunità unica per trasformare l’Europa” Marine Le Pen offre a Meloni un’alleanza vera contro la feccia di Bruxelles: vediamo se la Ducetta almeno questa promessa prova a realizzarla

Estratto dell’articolo di Federico Novella per “la Verità”

«Abbiamo davanti un’opportunità unica per trasformare l’Europa: ma prima i partiti che difendono l’identità nazionale devono avere il coraggio di unirsi».

Marine Le Pen, donna simbolo della destra francese, parla a La Verità.

Il presidente del Rassemblement National è al centro del dibattito italiano, in vista delle Europee e dei futuri assetti di potere a Bruxelles: sul suo profilo, i partiti di governo hanno ancora punti di vista diversi.

«Giorgia Meloni? Ciò che ci unisce è più forte di ciò che ci divide. Oggi è sufficiente difendere le tradizioni nazionali per essere bollati di estrema destra. Ma io sono sinceramente democratica». E lancia un messaggio chiaro: «Basta con l’Ue ridotta a comitato d’accoglienza per i migranti. Basta con le follie “green” di Bruxelles».

Madame Le Pen, la Francia è in fiamme. Da dove arriva la rivolta di questi giorni?

«Arriva da 40 anni di immigrazione massiccia e selvaggia, che ha generato una mancata integrazione, sfociata quasi in un separatismo. È una forma di odio verso la Francia, che sommerge tutte le forze migliori del Paese: le forze dell’ordine, i vigili del fuoco, le autorità locali, i sindaci. Se consideriamo anche l’impunità di cui godono da troppo tempo i criminali, possiamo ben dire che i francesi sono seduti su un vulcano pronto a esplodere».

[…] Negli ultimi mesi il governo Macron ha criticato l’Italia per la sua gestione dell’immigrazione, anche se poi continua a respingere i migranti a Ventimiglia. Un controsenso?

«Consentire l’immigrazione di massa in Europa, sostenere le Ong che la alimentano, rifiutare di ricondurre i migranti nei porti di partenza, e poi lottare come straccivendoli in Europa per sapere chi si occuperà dei clandestini: tutto ciò per me rappresenta una gigantesca ipocrisia».

Esiste una possibilità che il suo movimento possa costruire un’alleanza con il Ppe?

«Impossibile. Non vedo come potremmo trovare un accordo politico con il Ppe, che ha sistematicamente votato a favore di tutti i deliri ideologici portati avanti dall’Ue.

Parlo degli accordi di libero scambio che hanno rovinato la nostra agricoltura, e lasciato la nostra industria alla mercé della concorrenza sleale di altri continenti. Hanno approvato la cancellazione definitiva dei nostri confini nazionali, e oggi invocano una politica di immigrazione gestita direttamente da Bruxelles».

Ma il futuro governo europeo dovrà contare su numeri certi. Se verrà meno l’asse storico popolari-socialisti, che genere di maggioranza immagina?

«Tutti i partiti che hanno a cuore l’identità nazionale, cioè quelli che oggi a torto chiamiamo “populisti”, dovrebbero unirsi in un ampio schieramento. Se riuscissero in questa impresa, potrebbero attrarre a sé quella parte del Ppe che è rimasta ancorata al valore della sovranità nazionale, perché anche una parte dei popolari europei si sente a disagio nel sostenere questo tipo di Europa. Altre soluzioni non ne vedo: potrebbe nascere un grande schieramento che avrebbe tutte le carte in regola per guidare l’Unione».

Matteo Salvini ha stretto un patto con lei, Forza Italia non ne vuole sapere, Giorgia Meloni sembra non voler prendere posizione prima del voto europeo. Si sente di dare qualche consiglio al premier italiano?

«Conosco il presidente Meloni da molto tempo. Potremmo avere punti di vista diversi, ma meno di quanto pensa il presidente del Consiglio. In materia di politica estera, ad esempio, le nostre differenze sono molto meno importanti della caricatura che se ne fa.

Ciò che ci divide è secondario rispetto a ciò che ci unisce. In realtà, non vedo ostacoli reali all’emergere di un gruppo ampio, unito e forte nel Parlamento europeo. Naturalmente, tutto va fatto nel rispetto delle particolarità di ciascun partito, che ha le proprie tradizioni e il proprio contesto sociale. Cerchiamo alleati, non cloni.

Al contrario, è proprio questa Unione europea che sta cercando di imporre un modello unico a tutte le nazioni. Ed è contro questo modello di Europa che dobbiamo lottare insieme».

[…]«[…] Vorrei che l’Ue si concentrasse sui grandi progetti che uniscono le nazioni, ma senza invadere la sfera democratica dei popoli. Attualmente, di fatto, Bruxelles continua ad attribuirsi poteri che i cittadini non le hanno mai affidato. Dunque non sono affatto antieuropeista: credo nell’Europa, e anzi, la mia visione è molto simile a quella degli albori del sogno comunitario».

Nega di guidare un partito di estrema destra?

«Lo nego eccome, e con fermezza: il mio è un movimento democratico, l’unico in Francia che difende l’istituto del referendum, mi batto per il pluralismo politico, e sono assolutamente contraria a ogni forma di violenza.

Vede, ho la sensazione che tutti quelli che sono affezionati al concetto di identità nazionale, oggi finiscano catalogati come “estremisti di destra”. Ovviamente, non è così […]».

[…] Quindi lei pensa che l’Unione europea sia ancora riformabile?

 «Certo, altrimenti non ci saremmo presentati alle elezioni. Penso semplicemente che l’Unione abbia preso una strada sbagliata. In Francia diciamo: l’albero si giudica dai suoi frutti. E quali sono i frutti di quest’Europa, cinquant’anni dopo? Ci era stata promessa la prosperità, ci era stata promessa sicurezza. Per il modo in cui opera, oggi l’Ue ha fallito. E se qualcosa non funziona, non resta che cambiare il meccanismo».

[…] Non era lei a voler abbandonare la Nato?

«Non ho mai detto di voler lasciare la Nato. Ho sempre sostenuto che la Francia dovrebbe abbandonare il comando integrato dell’Organizzazione: in sostanza, ritorneremmo sulla linea del generale De Gaulle. Una linea che non impedisce agli Stati Uniti di restare nostri alleati privilegiati, con i quali dobbiamo sviluppare profonde relazioni bilaterali.

Quindi è il comando integrato il problema, anche in virtù del fatto la Francia è una potenza nucleare, e questo le concede storicamente una libertà d’azione che a mio parere abbiamo sbagliato ad abbandonare».

Qual è la via più breve per ottenere la pace in Ucraina?

«Solo le due parti in causa possono rispondere. Stiamo assistendo a un terribile massacro, e per il bene del popolo ucraino, dobbiamo fare di tutto per far cessare le ostilità. Ho proposto al presidente Macron di organizzare in Francia una grande conferenza di pace. Vorrei vedere intorno a un tavolo i due Paesi in guerra […] e ovviamente la grande potenza americana, che come sappiamo ha un’influenza decisiva sulle trattative per la pace».

Pochi giorni fa, in Italia, è stato aperto il testamento di Silvio Berlusconi. Che ricordo ha di questo personaggio […]?

«Senza dubbio Silvio Berlusconi ha lasciato un segno indelebile sulla politica italiana. Era un uomo di grande carattere, con uno spirito, a tratti ribelle, che ha sempre suscitato la simpatia del popolo francese».

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