“Avevo troppo contante, non sapevo dove metterlo” Scandalo Qatar, gli allucinanti verbali del compagno Panzeri fanno uscire allo scoperto quanto siano tutti corrotti nella schifosa Bruxelles

Estratto dell’articolo di Alessandro Gonzato per “Libero quotidiano”

È una persona educata, Antonio Panzeri, perché invece di buttare i soldi per terra se li teneva in tasca, a volte pare nella ventiquattro ore, fino a quando per strada non incrociava un cestino. Rispettoso come i giapponesi, l’ex euro deputato del Pd, attento sì agli affari, ma anche all’ordine e all’ambiente. Panzeri-san.

Ma come: il reo confesso del Qatargate, quello beccato dalla polizia con in casa una valigia stipata di banconote, oltre 600mila euro mazzette dal Qatar, dal Marocco e dalla Mauritania, questa l’accusa – invece di tenersi il denaro lo gettava nell’immondizia? Sì, a volte capitava, pare, tanto era il flusso.

«Avevo troppi contanti, non sapevo cosa farmene», avrebbe detto in uno dei recenti interrogatori al giudice titolare dell’“inchiesta Qatargate”, Michel Claise, dettaglio riportato dall’emittente tedesca Deutsche Welle. […]

[…] Il giro d’affari col Marocco, stando ai verbali, sarebbe cominciato nel 2014 (Panzeri è stato europarlamentare dal 2004 al 2019, prima Pd e poi Articolo 1) ma le borse di contanti sarebbero spuntate solo negli ultimi mesi di mandato dello storico rappresentante della Cgil milanese.

A quel punto, tra fine 2018 e inizio 2019, riporta Deutsche Welle che cita i documenti dell’inchiesta, Panzeri e l’assistente Francesco Giorgi (quest’ultimo compagno della vicepresidente destituita del parlamento Ue Eva Kaili, ancora in carcere) si sarebbero accordati con Rabat su un compenso da 50mila euro a testa in cambio di voti e pareri positivi sul Marocco al parlamento europeo. Panzeri negli stessi giorni avrebbe raggiunto un’intesa molto simile con la Mauritania.

Ma è l’accordo col Qatar, un milione a testa per il 2018 e il 2019 (a lui e Giorgi) – riferisce l’emittente tedesca- ad aver fatto fare a Panzeri il vero salto di qualità. I soldi arrivavano da «un uomo d’affari turco e il suo avvocato a Londra». Un fiume in piena di soldi, e a quel punto Panzer – come viene chiamato dai tempi della Camera del lavoro di Milano avrebbe deciso di cambiare sistema, «perché i soldi erano troppi», non sapeva più dove infilarli.

[…]

Il nome del turco non viene fatto. Ma un turco nel taccuino del giudice Claise c’è, si chiama Hakan Camuz, indicato dai qatarioti come il tramite con la Equality Consultancy riconducibile a Panzeri e in cui ha ricoperto un ruolo centrale la sua commercialista, Monica Rossana Bellini. Camuz sarebbe vicino al presidente turco Erdogan.

Panzeri, il grande pentito del Qatargate, ha siglato un accordo di collaborazione con la giustizia belga che prevede la detenzione al massimo di un anno, oltre a una multa, in cambio di informazioni sul mega-scandalo che ha investito il parlamento europeo. Un anno anziché cinque.

[…] A Panzeri, secondo i verbali riportati dai tedeschi, hanno sfilato dalla valigia […] 15mila euro, mentre era sul treno tra Parigi e Bruxelles. Non è stato facile, perché erano nascoste in due parti diverse del bagaglio. E dire che se i ladri glieli avessero chiesti, magari insistendo un po’ glieli avrebbe dati lui quei soldi. […]

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