Cibi con insetti, ecco come riconoscerli sugli scaffali del market. Cosa guardare sull’etichetta: attenzione a questi dettagli

di Tommaso Croco per IlParagone

Le élite del pianete hanno deciso da tempo: le nostre abitudini a tavola devono cambiare, a favore di prodotti più “Green“. Gli stessi signori che hanno sfilato recentemente a Davos con elicotteri e auto blu dal motore sempre acceso, forse dimenticando per qualche ora quanto importante sia la lotta all’inquinamento, ora ci indicano la strada da seguire. Nello specifico, addio a prodotti storici del made in Italy e via libera agli insetti, eletti a “cibo del futuro”. Con tanto di prime iniziative in questo senso già avviate anche nel nostro territorio. La domanda che molti consumatori si stanno facendo a tal proposito è la seguente: come si fa a riconoscere (e magari evitare) prodotti derivati dagli insetti? Non c’è il rischio di mangarli a propria insaputa? Ecco, allora, un piccolo approfondimento per fare chiarezza.

L’Unione Europea ha autorizzato per la prima volta la vendita di farine e altri derivati dal grillo domestico, con i supermercati europei che rischiano, quindi, di essere presto invasi da questi prodotti. Cibi che al momento rappresentano soltanto una piccola nicchia, ma che gli esperti vorrebbero fossero sempre più presenti sulle nostre tavole. Meglio, quindi, imparare a distinguerli correttamente.

Secondo le attuali regole comunitarie, l’eventuale utilizzo di insetti negli alimenti dovrà essere sempre segnalato in etichetta, come avviene per tutto il resto degli ingredienti. Con un po’ di attenzione, dunque, si potrà evitare l’acquisto di simili prodotti, se non graditi. Occhio, però: i prodotti che utilizzano grilli non lo scriveranno in maniera esplicita, ma si limiteranno a indicare il nome scientifico dell’animale, ovvero “Acheta domesticus“.

Qualora leggiate questo nome in etichetta, dunque, sappiate che l’alimento è stato ottenuto da farina di grillo. Discorso analogo per gli alimenti derivati dalle larve del verme giallo della farina: il nome che sarà segnalato è “Tenebrio Molitor“, oppure la larva del verme della farina minore individuato con “Alphitobius diaperinus“. Non è detto, comunque, che sulla confezione non possano esserci altri riferimenti visibili. Onde evitare sorprese, però, meglio fare attenzione.

Sul tema è intervenuta di recente proprio Confagricoltura, sostenedo che la questione del cibo italiano, che rischia di venire penalizzato dalle nuove politiche comunitarie, andrebbe “affrontata con buonsenso. La cucina tricolore è un modello anche sostenibile con effetti positivi sotto l’aspetto ambientale e quello economico. La dieta mediterranea, oltre ad essere sana, contrasta anche il rischio di insorgenza di patologie croniche come diabete, ipertensione arteriosa e obesità”.

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  1. Sapete cosa vuol dire tutto questo? Che i cibi naturali, ovvero quelli appartenenti alla nostra dieta mediterranea schizzeranno alle stelle, così come tanti anni fa venne fuori il cibo BIO, Su vuoi mangiare sano devi pagarlo di più: Non credo che i cari corrotti dell’UE si cibino di farine di questo genere. Tanto a loro poco importa se aumentano i prezzi dei cibi naturali….., chi ci rimetterà sarà sempre il povero se vuole cibarsi e nutrirsi. Che schifo di società. Vivere in questo pianeta è diventato un incubo, altro che esperienza. La cosa più triste è che i popoli stanno a guardare, subendo tutto passivamente. Forse la razza umana non merita più di esistere, ormai si è ridotta ad un comportamento da bestie, di umano non c’è più niente.

  2. I popoli sono ignoranti e la propaganda fatta attraverso la tv e i vari influencer ottiene l’effetto di addormentare le menti, ci vogliono riportare allo stadio di schiavi e il cibo è uno dei mezzi poichè gli insetti riporteranno molte malattie ormai debellate che fiaccheranno le persone. E probabilmente faranno in modo che le verdure e la frutta siano inaccessibili alla maggior parte della popolazione, un po’ come negli USA dove costa più una mela di un hamburgher. Bisogna boicottare tutte le inizaitive dell’agenda 2030 per avere una qualche possibilità.

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