“E’ stato giusto tenere duro e arrivare qui oggi. Le amarezze e le ingenerosità le tengo per me”. Ha qualche sassolino nelle scarpe, Enrico Letta, ma non se lo toglie. Non ora, almeno. Lo spirito con cui il segretario si presenta all’assemblea nazionale del Pd, chiamata a dare il via libera al nuovo Manifesto dei valori e alle regole per le primarie, è conciliante, in linea con l’atteggiamento tenuto fin dall’inizio della fase congressuale.

“E’ un periodo duro, fra i più duri della nostra storia”, ammette ripensando alla sconfitta del 25 settembre. “Sono stati mesi difficili perché c’è stato chiaramente un tentativo di sostituire il Pd, un tentativo che ora possiamo dire che è fallito”. Quello di oggi è il suo ultimo discorso da segretario davanti al ‘parlamentino’ del partito. Letta guiderà i dem fino al 26 febbraio, data delle primarie per scegliere il nuovo leader, ma quello di oggi è il suo ultimo intervento davanti ai delegati del Pd. L’incontro organizzato all’Auditorium Antonianum di Roma si apre sulle note dell’inno di Mameli. Non è un momento facile, per Letta. Ha passato gli ultimi giorni a trovare l’accordo tra la sinistra del partito e l’ala riformista affinché oggi venisse dato un primo ok al Manifesto dei valori. Gli esponenti della sinistra, a differenza dei riformisti, avrebbero voluto rendere la nuova Carta operativa fin da subito. “La segretaria o il segretario del Pd non può passare tutta la giornata a cercare di mediare tra le posizioni dentro il partito”, avverte il leader uscente. Alla fine, però, il ‘lodo Letta’ è arrivato. E il segretario lo rivendica apertamente durante il suo discorso: “Il testo può essere migliorato in tante cose, ma è importante approvare oggi. Quindi vi chiediamo di votare questo testo, quello che abbiamo portato fino in fondo. E’ il Manifesto della base politica della nascita del Nuovo Pd”. Letta sottolinea che il via libera di oggi non comporterà uno stralcio del Manifesto attuale, lo stesso della fondazione. Anzi, “abbiamo deciso che questo documento non si ponga il problema dell’abrogazione del lavoro che fu fatto alla nascita del Pd nel 2007”, sottolinea il segretario.In platea ci sono tutti i candidati alla segreteria. Dopo Letta prendono la parola anche i candidati, Gianni Cuperlo e Paola De MicheliStefano Bonaccini e Elly Schlein. “Abbiamo bisogno di un nuovo partito, non di un nuovo segretario”, mette in guardia Letta con un occhio rivolto agli sfidanti. “E per un nuovo partito serve una base politica, e il manifesto la dà, una base che ci mette nelle condizioni di essere molto ambiziosi per il futuro”. Nella nuova Carta viene messo nero su bianco anche il no alla riforma presidenziale che sta cercando di portare avanti la maggioranza di governo. “Rifiutiamo tutte le scorciatoie”, riferendosi alla disaffezioni dei cittadini nei confronti della politica. Un problema che – dice il segretario – non può essere risolto con “l’accentramento dei poteri” o, appunto, con “il presidenzialismo”. Il segretario parla del Pd come di un partito che ha il compito di rappresentare “l’alternativa alla destra”, soprattutto per elezioni regionali di Lazio e Lombardia previste per il 12 e il 13 febbraio. “Esco più determinato di quando ho cominciato, esco più innamorato del Pd”, dice Letta. “Vi assicuro che non costruirò un partito alternativo al Pd. Non mi sono pentito di essere tornato da Parigi”.