Ore di preoccupazione per Gianluca Vialli, le sue condizioni di salute si sono aggravate dopo il ricovero nella clinica di Londra annunciato pochi giorni fa

Il mondo del calcio è in ansia per Gianluca Vialli. In questi giorni che precedono il Natale, non bastava la terribile notizia della morte di Sinisa Mihajlovic, ieri salutato per l’ultima volta a Roma da tanti amici, tifosi e persone comuni. Anche Gianluca, leader della Sampdoria tricolore con Vujadin Boskov in panchina, è tornato a combattere la battaglia più dura, quella per la vita. L’avversario è il tumore al pancreas con il quale convive da ormai cinque anni. Vialli lo ha definito “un ospite indesiderato”, “un compagno di viaggio che avrei evitato volentieri”. Parole scelte con cura per lanciare un messaggio a chi è nelle sue condizioni.

LA PAUSA

Che qualcosa stesse succedendo, purtroppo, è parso evidente mercoledì scorso, quando l’ex bomber, attraverso il sito della Figc, aveva annunciato una pausa dal ruolo di capo delegazione degli azzurri. Quel “spero in modo temporaneo” aggiunto riferendosi “allo stop degli impegni presenti e futuri con la Federcalcio” aveva fatto suonare un campanello d’allarme tra i tanti tifosi che Gianluca ha ancora alla Cremonese, con la cui maglia ha iniziato la carriera, a Genova, sponda blucerchiata, nella Torino bianconera, ma anche oltre Manica dove ha giocato nel Chelsea, club allenato dal 1998 al 2000. Ieri da Londra, dove l’ex attaccante si è trasferito a vivere anni fa, è arrivata la notizia che le sue condizioni si sono aggravate al punto da obbligarne il ricovero nella clinica dove Vialli aveva già sostenuto i due cicli di chemioterapia per il tumore al pancreas scoperto nel 2017. Il momento è molto delicato: la prova è il viaggio della madre 87enne Maria Teresa, partita nel pomeriggio da Cremona per l’Inghilterra.

Un segnale che confermerebbe ciò che nessuno si augurava, ovvero che la malattia è tornata a bussare in maniera crudele alla porta di Gianluca. Ecco perché meno di una settimana fa l’ex numero 9 ha espresso la volontà di “utilizzare tutte le energie psico-fisiche per aiutare il mio corpo a superare questa fase della malattia”. Immediatamente aveva ricevuto messaggi di solidarietà da tanti ex compagni (Ravanelli e Cabrini), giocatori che aveva guidato durante la carriera da allenatore (Terry) e personaggi famosi del mondo del calcio (Gravina, Marchisio) e non (Fedez, Salvini, Lapo Elkann). Tutti al fianco di Gianluca per dargli il coraggio di lottare ancora.

Le condizioni dell’ex bomber azzurro si sono aggravate. Cabrini gli scrive una lettera: «Non sei solo»

Ore di ansia e preoccupazione per Gianluca Vialli, l’ex centravanti di Juventus, Sampdoria e Nazionale. A pochi giorni dalla tragica scomparsa di Sinisa Mihajlovic, il mondo del calcio vede un altro gigante che lotta per la vita: Vialli, che combatte con un tumore al pancreas ormai da cinque anni, e che pochi giorni fa ha ufficializzato la sua pausa dagli impegni con la Nazionale azzurra guidata dall’amico Roberto Mancini, è ricoverato a Londra.

Gianluca Vialli ricoverato a Londra

Secondo quanto riporta la Gazzetta dello Sport, la madre 87enne dell’ex calciatore, Maria Teresa, è partita da Cremona per la capitale britannica per stare vicina al figlio: Gianluca si trova nella clinica in cui aveva già sostenuto i due cicli di chemioterapia per il cancro scoperto nel 2017. La settimana scorsa l’ex numero 9 della Juve aveva detto di voler utilizzare tutte le energie psico-fisiche per aiutare il mio corpo a superare questa fase della malattia, aveva detto nel suo messaggio in cui spiegava di doversi prendere una pausa dalla Nazionale. La speranza di tutti è che questa pausa sia solo temporanea.

Cabrini gli scrive: «Non sei solo»

Una lettera aperta al compagno di mille battaglie alle prese con la sfida della malattia: l’ha scritta Antonio Cabrini, campione del mondo 1982 in Spagna, a Gianluca Vialli, l’ex compagno di squadra in azzurro che ieri ha annunciato la rinuncia al ruolo di capo delegazione della Nazionale «per concentrare tutte le energie» sulla sua salute. Cabrini ha affidato la sua missiva al direttore de La Provincia di Cremona, Marco Bencivenga, che ha scelto di anticiparne il testo all’ANSA. «Caro Gianluca – ha scritto Cabrini -, quando ho letto sul giornale che hai rinunciato al tuo ruolo di capo delegazione della Nazionale mi si è stretto il cuore. Conoscendo il tuo straordinario attaccamento alla Maglia Azzurra, ho capito che un simile passo da parte tua può avere un solo significato: la partita che stai giocando ti sta impegnando molto! L’avversario, quello che tu chiami “il compagno di viaggio indesiderato”, sta giocando sporco, come un difensore che affonda il tackle, non per conquistare la palla, ma per far male all’avversario. E allora io, da tuo compagno-amico, ti scrivo per farti coraggio».

«Quante ne abbiamo giocate insieme in Maglia Azzurra!» scrive Cabrini, ricordando che insieme «abbiamo vissuto i Mondiali del 1986: eravamo i campioni in carica, dopo la grande impresa dell’82, ma non riuscimmo a ripeterci, arrendendoci alla Francia negli ottavi di finale. Quell’avventura non fu particolarmente fortunata per la Nazionale, ma ci permise di ritrovarci fianco a fianco, dopo gli anni dell’infanzia cremonese: i nostri genitori erano amici e fra noi ragazzi tu eri il più piccolo, il nostro cucciolo. E se sei diventato il campione che tutto il mondo ha ammirato lo devi anche a quelle radici, alla tua meravigliosa famiglia, ai valori che ti hanno trasmesso i tuoi genitori, tua sorella Mila e i tuoi fratelli. Ti scrivo per ricordati che non sei solo: con te, al tuo fianco, ci sono tantissimi amici, e tantissimi tuoi sostenitori».

«Stai giocando la tua partita in uno stadio immenso che fa il tifo solo per te. E sai benissimo, caro Luca, quale forza riescono a trasmetterti i compagni di squadra, i cori del pubblico e l’amore dei tifosi. Nella tua battaglia contro la malattia hai già dimostrato grande forza e stai dimostrando un grandissimo coraggio. Io, da amico e compagno, mi permetto di dirti: non mollare. Perché lo sport ci ha insegnato che non si molla mai e, ancor di più, perché la regola vale soprattutto per noi cremonesi. Che siamo pochi, ma buoni: pensa a Mina, a Ugo Tognazzi, ad Aristide Guarneri, a Chiara Ferragni… Se facciamo qualcosa, noi cremonesi lo facciamo ad altissimo livello, diventiamo un’eccellenza. E visto che due settimane fa alle storiche tre T di Cremona – Turòn, Toràs e… Tetàss – ne è stata aggiunta una quarta, la T del Tugnàss, io dico che dovremmo aggiungerne una quinta, la T di Testòòn. Perché noi cremonesi siamo dei testoni, abbiamo la testa dura e non molliamo mai».

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