“Deve risarcire la Regione con 300 mila euro” Giuseppe Conte, la sacrosanta accusa al candidato della sinistra alla regione Lazio: ottima scusa per non appoggiarlo

Annientate le ultime speranze di Nicola Zingaretti & Co.: salta l’alleanza giallorossa alle prossime elezioni regionali nel Lazio. A mettere la parola fine all’asse Partito Democratico-Movimento 5 Stelle ci ha pensato Giuseppe Conte“Non posso accettare che in una lista del Movimento Cinquestelle ci possa essere una persona che deve alla Regione Lazio quasi 300mila euro perché ha creato un danno erariale accertato”, il j’accuse di Giuseppi nei confronti del candidato Alessio D’Amato nel corso del suo intervento all’assemblea regionale di Coordinamento 2050.

No grillino a D’Amato

Il responsabile della Sanità regionale aveva percepito 275 mila euro dalla Regione con la Fondazione Italia-Amazzonia Onlus, ma secondo i giudici li avrebbe usati per fini politici. D’Amato ha fatto appello, ma Conte non sembra interessato al garantismo:“Non ci giriamo intorno non posso accettarlo come candidato alla Regione. Su questa cosa non possiamo far finta che non esista, non può essere degradato ad un espediente giuridico perché l’accertamento penale è caduto in prescrizione”. “Non mi interessa nulla”, la sua analisi:“Io non posso candidare una persona che deve alla sua Regione e che si candida ad amministrarla e a governarla una partita aperta così chiara e così evidente accertata dai magistrati contabili. La questione morale esiste o non esiste? La questione morale è altro dalle responsabilità penali”.

Secondo l’autoproclamato avvocato del popolo, il danno erariale è stato accertato e non è possibile fare finta che non esista.“Se noi facciamo finta e continuiamo a utilizzare le forze politiche come strumento di sistemazione delle persone, se noi continuiamo a dare la possibilità alle forze politiche di espandere la loro vocazione occupazionista in tutti i gangli della vita pubblica e sociale, dove andremo a finire?”, ha aggiunto.

Pd: “Conte garantista con i congiunti”

Nonostante le parole di Conte, D’Amato ai microfoni dell’Adnkronos ha spiegato che le porte per il Movimento 5 Stelle sono sempre aperte. Ma il candidato dem non ha intenzione di correre dietro a nessuno: “Dobbiamo essere pronti, alle elezioni manca poco e dobbiamo essere soprattutto credibili”. Le parole dell’ex primo ministro però non sono piaciute al mondo Pd. Enrico Borghi non ha utilizzato troppi giri di parole per biasimare le sue affermazioni: Conte ha dimostrato per l’ennesima volta“di essere garantista solo con congiunti o amici da lui nominati”. Il senatore dem ha spiegato: “Il presidente M5S dovrebbe sapere, infatti, che, nella vicenda a cui maldestramente ha fatto riferimento, Alessio D’Amato è ricorso in appello. L’uscita di Conte sorprende a maggior ragione perché, proprio su questa prima sentenza, ormai vecchia di mesi, nessuno ha mai sentito proferire una singola parola da parte delle due assessore 5 Stelle che ancora siedono quotidianamente in giunta con D’Amato, continuando il loro buon lavoro”.

Giallorossi scoppiati (ma solo nel Lazio)

Non ci sono più dubbi: la coalizione è scoppiata. O almeno questo è quanto accaduto nel Lazio, considerando che appena poche ore fa i pentadem hanno brindato alla fumata bianca per la candidatura in Lombardia di Majorino. “Questo allargamento con M5S è importante, io ci credo e possiamo farcela. L’alleanza è più forte, la sfida è aperta”, l’orgoglio del dem, condiviso da molti altri esponenti giallorossi. Incoerenza (o convenienza) a palate.

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