Quarta dose, la disperata propaganda di Speranza per rifilarla al maggior numero possibile di persone fa pensare male: nessuno indaga sul suo rapporto con i produttori di sacro siero?

Speranza: “La lotta al Covid non è materia di scontro elettorale, importante che fragili e over 60 a settembre prenotino la quarta dose”

Il ministro della Salute, capolista a Napoli, si presenta oggi in città con tutti i candidati Pd: “Parte da qui la mia battaglia per il Sud, l’Autonomia regionale avrà effetti devastanti sul Paese”.

Da agosto ha preso casa a Napoli. Colloqui, visite, confronti. Missione catapultato? «No, l’impegno come capolista nella capitale del Sud non è mai stata una scorciatoia. Voglio guidare una mobilitazione, a testa alta, e a sinistra, per il Mezzogiorno. Mettendo al centro la questione sociale». Per lui, assicura Roberto Speranza, ministro della Salute e capolista dei Democratici e progressisti nel collegio proporzionale Napoli 1, «si tratta dell’adesione a una battaglia: sui gravi prezzi che qui si pagano alle crisi di questo tempo, dalla pandemia al caro energia; e contro l’idea inaccettabile di Autonomia differenziata per cui spingono le destre che puntano al governo».

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Oggi, al teatro Sannazaro, Speranza partecipa all’apertura della campagna elettorale con il Pd. Intanto l’agenda da ministro non è sospesa: si preparano le quarte dosi anti-Covid e la Sanità, al sud, è un terreno disastrato, come sa bene Speranza, esponente particolarmente bersagliato, proprio da qui, dal nemico amatissimo, il governatore De Luca.

Ministro, il Covid si è ristretto a terreno di scontro elettorale con i No Vax, accarezzati dalla destra. Intanto, i cittadini più a rischio potranno sottoporsi alla quarta dose entro settembre?

«Il Covid è un problema ancora aperto, dobbiamo farci i conti: partiamo da qui. Purtroppo in campagna elettorale si tende a dare solo slogan positivi, ma io faccio il ministro della Salute e devo dire la verità. La vaccinazione resta l’arma più importante. Dalla metà di settembre arrivano i vaccini aggiornati a Omicron. E il mio appello è a prenotarsi e a fare la quarta dose: per i cittadini sopra i 60 anni e per i fragili di ogni età. Ci aspetta un autunno non facile, c’è bisogno di un altro scudo».

Lei vede il rischio di un freno alla macchina vaccinale, in coincidenza con l’esito del voto e la possibile vittoria delle destre?

«Parto dal presupposto che la partita è ancora aperta, milioni di italiani sono indecisi, è con loro che bisogna parlare, spiegando che con Meloni e Salvini mettiamo a rischio tutto il Paese. Detto questo, il mio auspicio è che – qualunque dovesse essere l’esito del voto – siano scongiurate ricadute negative sulla salute pubblica».

Come uno stop alla macchina vaccinale?

«Sì, la campagna vaccinale è patrimonio di tutti, non di una parte. Quindi chiedo a ogni leader una parola chiara su questo. Le posizioni politiche che prescindono, o negano l’evidenza scientifica, mettono a rischio tutti».

Lei ha chiesto a Meloni di partecipare a un confronto…

«E la sfido qui a Napoli. Le facili illusioni e le fake avvelenano il confronto sul tema dirimente della salute pubblica. Spero che la presidente di Fdi non si volatilizzi».

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Speranza, ora è capolista a Napoli. Perché?

«Innanzitutto, ogni figlio del Meridione – come me che sono lucano – ha come faro Napoli. Una capitale, la cui cittadinanza non può essere racchiusa dentro i confini delle sue Municipalità. Penso anche che la voce di un ministro può e deve dare più forza alle ragioni del Sud. E su questo tema intendo portare avanti quell’istanza di riscatto che è radicata in un Mezzogiorno maturo, capace e responsabile. E la prima lotta da fare è contro questa Autonomia differenziata pretesa dalla Lega».

Bersaglio su cui, tuttavia, i progressisti sono stati timidi. Le parole più nette della campagna elettorale contro il regionalismo le ha dette la Cei. Ci sono più “compagni” tra i vescovi, che nel centrosinistra governativo?

«La mia biografia politica lo conferma, mi sono sempre opposto in tutte le stagioni politiche in cui questa idea si è riaffacciata. Ma voglio dire parole nette, in particolare, in questo snodo per il Paese: questo disegno di Autonomia è scellerato e avrebbe effetti devastanti sul nostro Paese. Il problema è che a questo progetto di federalismo divisivo della Lega si sono adeguati, senza distinguo, sia Meloni, sia ciò che resta di Forza Italia. Le disuguaglianze, soprattutto dopo il Covid, rischiano di esplodere».

Disuguaglianze che pesano moltissimo anche nel “suo” ambito. La Sanità campana, e meridionale, è in continua emergenza: i fondi dovrebbero aumentare.

«Dobbiamo batterci perché il Sud abbia più risorse e perché utilizzi meglio quelle che ha. Io vedo qui entrambi i corni. Partiamo però da una certezza. Quando sono arrivato, la Campania riceveva 10 miliardi e 184 milioni di euro: oggi riceve dal Fondo Sanitario nazionale 10 miliardi e 834 milioni. In più, compresi i fondi Pnrr, ho avviato sempre sulla Sanità progetti per 2 miliardi e 591 milioni. Infine, sono stato il ministro che ha chiuso la stagione del commissariamento» .

Ma i cittadini soffrono per servizi e prestazioni insufficienti.

«Proprio per questo servono ancora più risorse. E serve dire no alle forze politiche che hanno la testa rivolta solo al nord. Ma, su questo tema, mi lasci anche dire che, per la prima volta, ci sono 625 milioni per il Pon Salute, che non c’era mai stato, fino al 2027. Sono fondi dedicati a tre linee di intervento: screening oncologici, salute mentale e rafforzamento dei consultori».

Il Patto per Napoli corre rischi?

«Va difeso con il coltello tra i denti, per essere sintetici. Un altro punto su cui si possono addensare ombre, con un governo delle destre. Invece una Napoli che si rialza in piedi e può correre, che può scegliere, riaccendere i motori, serve a tutto il Paese, non solo al Mezzogiorno».

Allo stesso modo, se si ridiscute il Pnrr, il 40 per cento per il Sud cade?

«È esattamente il motivo per cui, secondo me, dalla capitale del Mezzogiorno deve partire una risposta forte per il centrosinistra . Chi vuole oggi ridiscutere il Pnrr magari non ricorda i vincoli che ci dà l’Europa: abbattere i divari territoriali. E se queste sono le premesse, difficilmente arriveranno più risorse al sud da un esecutivo a trazione leghista».

Come convive il capolista con il presidente di una Regione che l’ha attaccata duramente?

«Vorrei dire solo questo: ho lavorato con tutti i presidenti di Regione sempre nell’esclusivo interesse del Paese, come chiede la Carta su cui ho giurato».

Anche se le profonde distanze con De Luca restano.O no?

«Ho evitato polemiche per tre anni, figuriamoci se comincio ora. E poi i miei avversari sono a destra».

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