“Non ci voleva l’Economist per sapere che le sanzioni non funzionavano” Un Maurizio Belpietro come sempre strepitoso demolisce la stampa di regime totalmente asservita alla feccia

di Livio Varriale per Matrice Digitale

C’è una forte sensazione tra i lettori che i giornalisti diffondono veline per lo più impartite dal governo o da organi internazionali rilevanti in diversi campi specifici.

Il problema alla base è che questo modo di fare, e cioè il raccontare un’unica versione, abbia creato maggior sfiducia negli italiani che hanno rinunciato ad acquisire informazioni sui media ordinari.

Tutti, o quasi, tranne quei pochi giornali o testate web che, invece di consolidare un segno positivo nella bilancia dei contatti sul web o dei lettori in edicola, offrono una narrazione molto diversa dalla voce a media unificati, che parte dalla radio e giunge fino al web passando per tv e giornali.

La cosa ancora più triste è che quando si incontrano le due voci in dibattito o c’è una sproporzione tra “bianchi e neri” oppure c’è l’opportunità di assistere alle solite strategie di delegittimazione degli interlocutori considerati “anomali” alla narrazione corrente.

Sarà per colpa della crisi, ma gli utenti della rete non sono più rilassati come un tempo, bensì hanno fame e rabbia agli occhi e questo deriva da anni di prescrizioni assurde ed atteggiamenti divisivi da parte del governo italiano con la compiacenza della stampa: colpevole di enfatizzare le divisioni sociali sui dibattiti. Quanto occorso ha fatto sì che si sviluppasse maggior memoria in coloro che avevano pensato o previsto qualcosa che in poco tempo si è avverata, ma sono stati derisi e diffamati con il gioco dell’etichettatura.

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Matrice Digitale è stata più volte “superba” nel fornire i riscontri alle nostre notizie, perché si è trovata dall’altra parte di una narrazione propagandistica sulla guerra cibernetica o sui soprusi comunicativi che il governo ha svolto, unitamente a persone mediocri e compromesse su questioni di importanza nazionale come la pandemia e la guerra, ed ha utilizzato da subito il termine “propaganda occidentale” sul quale ha dedicato studi, analisi ed approfondimenti.

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