E’ morto Mikhail Gorbaciov: aveva 91 anni. Ci lascia l’ultimo protagonista della prima guerra fredda proprio nei mesi che sanciscono la nascita di una nuova puntata

Mikhail Gorbaciov è morto all’età di 91 anni, ha riferito il Central Clinical Hospital di Mosca. “Mikhail Sergeevich Gorbaciov è morto questa sera dopo una malattia grave e prolungata”, ha detto il Central Clinical Hospital. A riferirlo anche l’agenzia russa Tass.

Era stato ricoverato in ospedale ai primi di luglio, in dialisi. Soffriva di diabete e aveva problemi ai reni, aveva reso noto l’economista Ruslan Grinberg, direttore scientifico dell’Istituto di economia dell’Accademia delle scienze russa, che lo era andato a trovare il mese scorso.

Gorbaciov sarà sepolto nel cimitero di Novodevichy a Mosca, in una tomba di famiglia, dove potrà riposare accanto alla moglie, come ha annunciato alla stessa Tass una persona che conosceva le volontà dei parenti dell’ex presidente.

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Gorbaciov è stato protagonista della scena mondiale alla fine degli anni Ottanta del novecento, determinante nella fine della Guerra Fredda e nella caduta del muro di Berlino.

Mikhail Gorbaciov era nato il 2 marzo del 1931 nel villaggio di Privolnoye, nel nord del Caucaso. Inizia a lavorare come meccanico di macchine agricole e poi, dopo essersi laureato in legge a Mosca, si iscrive al Partito comunista nel 1952, diventa deputato al Soviet Supremo nel 1970, entra nel Comitato centrale del Pcus (Partito Comunista dell’Unione Sovietica) l’anno dopo, quindi nella segreteria nel 1978, per arrivare nel 1980 a far parte del Politburo, il “sancta sanctorum’ del potere in Urss”.

Papà della perestroika (ristrutturazione economica) e l’artefice della glasnost (trasparenza), ebbe anche un sincero ed intenso rapporto con Papa Wojtyla di cui ha detto in occasione dei 100 anni della nascita del Papa: “Penso di poter dire con buona ragione: durante quegli anni siamo diventati amici”.

La nuova linfa data da Gorbaciov al Pcus fu sicuramente minata dal disastro alla centrale atomica di Chernobyl, l’incidente nucleare più grave della storia insieme a Fukushima del 2011, che lanciò scure ombre sulla potenza sovietica ormai in fase di decadimento.

Un’importante svolta dopo i decenne di Guerra Fredda e tensioni arrivò nel dicembre 1987 con la firma con l’allora presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan del trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty), grazie al quale Gorbaciov ricevette prima (1989) la Medaglia Otto Hahn per la Pace e, nel 1990, il Nobel per la pace.

Nel settembre del 1999 perde l’amata moglie Raissa, stroncata da una leucemia a 67 anni, mai amata dai sovietici per il suo ruolo da comprimaria (e anche per lo shopping a cui si dedicava nel corso delle missioni all’estero del marito), compagna e consigliera di una vita. “Io e Raissa abbiamo convissuto quasi 50 anni senza mai separarci ed essere di peso l’uno per l’altra. Insieme siamo stati sempre felici”, ha scritto nell’autobiografia romanzata “A tu per tu con me stesso” pubblicata in Italia nel 2013.

Dal 1993 è stato presidente della “Green Cross International”, organizzazione ambientalista internazionale indipendente. L’ex presidente URSS viveva da solo pur essendo ancora impegnato con la sua fondazione nella difesa della pace e dei diritti umani.

 

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