Ucraina, nuova ritirata dell’esercito di Kiev: ancora una volta ordinato il ritiro delle truppe. Sono impotenti di fronte all’inesorabile avanzata dell’esercito russo. Quello che per i media di regime mesi fa era allo stremo

La guerra in Ucraina è al 130° giorno. Le forze filorusse annunciano la presa di Lysychansk. “Siamo nel centro della città”, ha detto il leader ceceno Ramzan Kadyrov. Ma Kiev smentisce e accusa: “Le truppe di Mosca aprono il fuoco con ogni tipo di armi”Nel corso della notte però qualcosa è cambiato. Sotto una pioggia di missili la regione di Sumy, nell’Ucraina nordorientale. Mykolaiv è ancora nel mirino. Colpita anche Pavlohrad.

Guerra in Ucraina, Zelensky annuncio improvviso: cos’è successo nella notte

L’esercito ucraino ha annunciato il ritiro da Lysychansk, città strategica finita nelle mani della Russia, che dal suo canto ha ovviamente parlato di “grande vittoria”. Il ritiro ucraino arriva dopo settimane di aspri combattimenti e ha segnato una svolta decisiva per le forze di Mosca, dato che Lysychansk era l’ultima grande città nell’area di Luhansk, regione orientale del Donbass, ancora in mano ucraina. Inizialmente Volodmyr Zelensky aveva negato che la città fosse caduta, ma alla fine anche il presidente si è dovuto arrendere. Adesso la Russia potrebbe avanzare su Kramatorsk e Sloviansk, nella vicina Donetsk. Lo stato maggiore dell’esercito di Kiev ha annunciato: “Dopo pesanti combattimenti per Lysychansk, le forze di difesa dell’Ucraina sono state costrette a ritirarsi dalle posizioni e dalle linee occupate. Al fine di preservare la vita dei difensori ucraini, è stata presa la decisione di ritirarsi”. 

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“Il mondo ha bisogno di una pace non basata su armi”

Mentre in Ucraina si continua a combattere, Papa Francesco invoca la pace: “Continuiamo a pregare per la pace in Ucraina e nel mondo intero. Faccio appello ai capi delle Nazioni e delle organizzazioni internazionali perché reagiscano alla tendenza ad accentuare la conflittualità e la contrapposizione. Il mondo ha bisogno di pace. Non di una pace basata sull’equilibrio degli armamenti, sulla paura reciproca. No, questo non va. Questo vuol dire far tornare indietro la Storia di 70 anni. La crisi Ucraina avrebbe dovuto essere una sfida per statisti saggi, capaci di costruire nel dialogo un mondo migliore per le nuove generazioni. Con l’aiuto di Dio questo è sempre possibile ma bisogna passare dalle strategie di potere politico, economico e militare a un progetto di pace globale. No a un mondo diviso tra potenze in conflitto, sì a un mondo unito tra popoli e civiltà che si rispettano”.

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