Guerra, crisi e politica: come hanno fatto ad eleggere questo cardinale come nuovo capo dei vescovi italiani? Finalmente un uomo con idee chiare e contro il pensiero unico che cerca di dominare ogni ambito della nostra vita

“In vista di un ottobre caldo e con un Paese alle prese con tre gravi problemi, corruzione, evasione e burocrazia”, la Conferenza episcopale italiana vuole un’interlocuzione col governo di Mario Draghi, annuncia il cardinale Matteo Zuppi nella sua prima intervista ai quotidiani dopo l’elezione alla presidenza della Cei. “È un momento decisivo per tutti, per l’Italia e per l’Europa. Pandemia e guerra rilevano le fragilità di tanti equilibri che davamo per assodati”, osserva.

“Le situazioni di crisi tornano a essere pericolose. C’è bisogno di compattezza e che le istituzioni funzionino. Abbiamo corruzione, evasione e burocrazia. Le dobbiamo combattere con uno sforzo trasversale per il bene comune”. In vista delle elezioni del prossimo anno sottolinea il cardinale: “Speriamo non sia solo un anno di campagna elettorale. E speriamo che le differenti visioni tengano conto della necessità di un impegno unitario per andare oltre il contingente. In Italia ci sono sei milioni di persone in povertà, una su dieci, anche a causa della solitudine. L’Italia deve guardare all’Europa. E l’Europa deve mostrare la bellezza della sua tradizione umanistica a un mondo che qualche volta non riesce più a capirla. La bellezza della democrazia non è scontata“.

Sull’ipotesi che Giorgia Meloni possa diventare premier, il presidente della Cei commenta: “La conosco da quando era ministro per la Gioventù. La Chiesa non ha preclusioni. La volontà del popolo è sovrana. Chiunque sia l’interlocutore, la Chiesa sarà attenta a difendere le sue priorità, mettere al centro il bene delle persone, a cominciare dalle più deboli. Senza pregiudizi e con laicità abbiamo intenzione di dire sempre ciò che ci spaventa ed esprimere con chiarezza e fermezza quello su cui non siamo d’accordo”.

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Infine sulla guerra in Ucraina conclude Zuppi: “Penso che si debba fare di tutto per arrivare al disarmo. Invece delle armi dovremmo cominciare a pensare a vie differenti, a far agire maggiormente la diplomazia, a insistere sull’impegno vero per il negoziato. Ogni guerra finisce sempre con un negoziato”.

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