Gigino non solo ha rubato a Conte i parlamentari: si porta a casa anche una valanga di milioni (ovviamente nostri) che erano destinati al gruppo Cinquestelle

CON LA SCISSIONE LUIGI DI MAIO SFILA A GIUSEPPE CONTE 4 MILIONI DI EURO

Franco Bechis per www.veritaeaffari.it

Con la scissione dal M5s appena formalizzata Luigi Di Maio sfila a Giuseppe Conte e a quelli che restano con lui un tesoretto di circa 4 milioni di euro, con il rischio di mettere nei guai finanziari i suoi vecchi compagni di strada e lo stesso movimento che Di Maio ha guidato in passato.

Il M5s ha infatti sempre preso i soldi pubblici che le istituzioni garantiscono ai gruppi parlamentari e in consiglio regionale. Si trattava di circa 14 milioni fra i due rami del Parlamento.

Quei fondi però sono calcolati sul numero degli aderenti agli stessi gruppi. E ora andranno divisi con quello appena fondato da Di Maio, cui spetteranno alla Camera 2.300.000 euro e al Senato altri 770 mila euro. Un bel tesoretto che non sarà più a disposizione di chi sta con Conte.

Il resto della somma in fumo arriverà invece dai mancati versamenti alle casse del Movimento dei 61 parlamentari che essendosene andati non metteranno più mano al portafoglio.

Il deficit potrebbe essere anche più grande se la scissione dovesse allargarsi anche a qualche gruppo in consiglio regionale.

Serve invece una intesa per dividersi il personale alla Camera e al Senato che altrimenti resterebbe tutto a carico del M5s che risulta oggi il loro datore di lavoro.

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2 – ALLE CASSE DEL M5S L’ESODO COSTERÀ OLTRE 2,5 MILIONI

Fed.Cap. per “la Stampa”

Il tesoriere del M5S Claudio Cominardi fa di conto, mentre il partito avvampa intorno alla scissione guidata da Luigi Di Maio. Come lo zio Lallo dell’Amarcord di Fellini, che continua a mangiare la sua coscia di pollo di fronte ai parenti che urlano, litigano e si minacciano, Cominardi si rifugia nei numeri, per capire il costo economico che il partito di Giuseppe Conte dovrà pagare. Non va scambiato per disinteresse.

Quei numeri hanno un peso per il futuro e le prospettive del partito, perché da qui alla fine della legislatura – secondo le prime stime – la perdita per i 5 stelle ammonterebbe a 2 milioni e 600 mila euro.

Alla Camera, dove si contano già 50 addii, le perdite sono più dolorose. Per ogni eletto, Montecitorio versa infatti al gruppo M5S circa 52 mila euro l’anno. La tesoriera dei deputati pentastellati, Francesca Galizia, porta a Cominardi i primi risultati: per i prossimi 8 mesi di legislatura, sono circa 36 mila euro in meno per ogni parlamentare uscito, quindi 1 milione e 800 mila euro. Serviranno dei tagli, dice Galizia, «sui contratti di collaborazione e sulle consulenze esterne: quelli li rivedremo immediatamente».

D’altronde meno deputati vuol dire anche meno lavoro da fare, ma «per il momento – assicura – non toccheremo i contratti dei dipendenti. Per ora non abbiamo questa necessità». La cifra aumenta, contando anche i senatori in uscita, a quasi 2 milioni e 200 mila euro in meno per i gruppi parlamentari. E poi ci sono i soldi che finiscono nelle casse del partito.

Ogni parlamentare in uscita fa mancare nel bilancio del Movimento 12 mila euro l’anno. Si tratta dei mille euro che ogni eletto dovrebbe restituire al partito ogni mese. Ed ecco i conti di Cominardi. Gli scissionisti sono 62, tra Camera e Senato, ma uno di loro arriva da Coraggio Italia, quindi sono 61: fanno 732 mila euro all’anno. «Aspetta, abbiamo ripreso Fenu» – «Il senatore? » – «Sì, dice che non va più con Di Maio. Resta con noi! ».

Un po’ poco per stappare lo champagne, ma almeno il conto scende a 720 mila euro l’anno. «Come non detto, abbiamo appena perso due europarlamentari». Per gli 8 mesi che mancano alla fine della legislatura, diventano 416 mila euro in meno. Con i soldi tolti ai gruppi, complessivamente si superano i 2 milioni e 600 mila euro. Sempre che l’emorragia di parlamentari si fermi. E questa è una scommessa su cui Cominardi, forse, non punterebbe nemmeno un euro.

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